Celtic-Milan, Donati: "Senza pubblico né Edouard rossoneri in vantaggio"
Celtic-Milan è una sfida che evoca dolci ricordi per il Milan. Che porta a rimembrare la musichetta della Champions League, l'atmosfera bollente del Celtic Park, tappa quasi obbligata per arrivare a vincere la Coppa dalle grandi orecchie: è successo nel 1969, così come nel 2007. Le due squadre si ritrovano contro dopo sette anni, con i rossoneri già in profondo ridimensionamento ma ancora in grado di misurarsi tra le grandi d'Europa. E i Celtic che stava approfittando del vuoto di potere lasciato dal fallimento dei Rangers, iniziando a macinare titoli in patria che tutt'ora proseguono. Doppio ex della sfida Massimo Donati, al Milan promettente centrocampista nell'anno della staffetta Terim-Ancelotti e successivamente pilastro degli hoops, che ha affrontato da avversario proprio i rossoneri nella stagione 2007/08, quella dell'ultimo successo degli scozzesi: 2-1. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci presenta la sfida:
Massimo Donati, il Celtic è una delle squadre in Europa che sfrutta meglio il fattore campo, per il calore dei tifosi. Cosa cambia adesso?
"Tante volte i Celtic colma il gap con lo stadio pieno, Celtic Park dà qualcosa in più e senza pubblico il Milan avrà un grande vantaggio. Va detto che l'obiettivo principale della squadra di Lennon non è l'Europa League, bensì il campionato: quest'anno c'è la possibilità di centrare uno storico ten in-a-row, ossia vincere per il decimo anno consecutivo il titolo di campione di Scozia, cosa mai successa. Certo, in Europa vorranno fare bella figura ma dopo i derby giocate da entrambe le squadre il Milan può approfittarne".
I rossoneri sono ridotti all'osso numericamente, ma col morale alle stelle
"Il Milan l'ho visto parecchie volte ed è una squadra che sta bene, ha trovato l'assetto giusto e i risultati parlano chiaro. Logico che se hai Ibra hai qualcosa in più, ma devo dire che i tanti ragazzi in squadra sono cresciuti tantissimo. Ora possiamo parlare di una squadra vera, prima era in fase di costruzione".
Il mercato ha portato pochi accorgimenti al Celtic, se non quello del cambio portiere con Forster tornato al Southampton. Con la Lazio l'anno scorso fu decisivo
"Nel Celtic era fondamentale Forster. E in questo periodo sono mancati Edouard e Christie, fermati dal Covid-19. Il francese in particolar modo fa reparto da solo, si inventa gol dal nulla e tolto lui, con il peso che dà davanti e la sua corsa non ci sono giocatori con le stesse caratteristiche. La squadra non è male, anzi, è buona ma senza uno così sono più prevedibili".
Un giocatore che il Milan ha seguito e considerato per la propria difesa è il norvegese Ajer. Cosa ci puoi dire di lui?
"È un giocatore che dove lo metti si disimpegna bene. Giocatore fisico, non fa niente di trascendentale ma è senza dubbio affidabile. Possiamo paragonarlo a Kjaer, sono simili nella struttura fisica, per senso della posizione e nel gioco aereo".
Massimo Donati, ex di Celtic ma anche del Milan. In rossonero sei rimasto un solo anno: rimpianti?
"Sono arrivato in un momento sbagliato, sia per me che per la squadra. Era un periodo di transizione per i rossoneri, ricordo che arrivò a campionato in corso Ancelotti e le cose sono migliorate. Io ero troppo giovane, non ero pronto per un salto così grande. A livello mentale avrei avuto bisogno di qualcosa in più ma non ho rimpianti, anche perché poi sono andato al Celtic dove ho vissuto un'esperienza pazzesca sia umana che professionale. Una parentesi bellissima e indimenticabile per tanti motivi".
Quali obiettivi ti sei posto per il futuro?
"Ho fatto il secondo di Angelo Alessio al Kilmarnock e ora vorrei iniziare la carriera da primo allenatore. Sto facendo il master a Coverciano, ho grandi progetti".
Dove ti piacerebbe iniziare: Italia o Scozia?
"Sono uomo di mondo. Dove c'è la situazione giusta per iniziare vado".