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Como, Fabregas: "In Da Cunha rivedo un po' il me giocatore. Diao è completo"

Como, Fabregas: "In Da Cunha rivedo un po' il me giocatore. Diao è completo"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 22:41Serie A
di Alessio Del Lungo

Cesc Fabregas, allenatore del Como, ha rilasciato una lunga intervista a Sky Sport Insider, parlando così della stagione disputata finora dai suoi: "Abbiamo imparato tanto, siamo cresciuti tanto. Siamo tutti nuovi in questa dimensione che è la Serie A: un campionato fantastico, con un livello molto alto. Se ci avessero detto a inizio stagione che saremmo arrivati fin qui, l’avremmo firmato subito. Dobbiamo continuare così, a migliorare e crescere. Il potenziale è grande".

Qual è stata la partita più difficile e quale le ha dato più soddisfazione?
"Mi reputo una persona molto positiva: penso a imparare sempre. Il punto molto negativo è stato contro la Lazio in casa (sconfitta per 5-1, ndr) o la prima partita, quella dell’esordio in campionato, contro la Juventus: quella però mi ha fatto capire il livello della Serie A. Molto positiva la vittoria con la Fiorentina, e bene anche le due partite con il Napoli. Ma ripeto, si può imparare sempre".

Cosa dà fastidio del modo di giocare del Como?
"È una domanda da rivolgere più agli avversari. Noi vogliamo sempre giocare nello stesso modo: la mia squadra deve essere costruita con una mentalità diversa rispetto alle altre, tutti devono avere la stessa idea e andare avanti per la stessa strada. Noi proviamo sempre a fare un piano gara per andare a vincere, che sia propositivo, di mentalità e grande positività. Ogni partita è diversa".

Quanto è stato difficile ripartire a gennaio, con tutti i giocatori che sono arrivati?
"Penso che sia stata la cosa più difficile, la gente crede che portare giocatori in rosa e allenarli sia facile. Ma in realtà bisogna ricominciare da capo, soprattutto con i giovani. Contro il Venezia abbiamo giocato con tantissimi under 23. Ci vuole gran lavoro da parte di tutti".

In Da Cunha rivede il Fabregas giocatore?
"Sì, un po’ sì. Lo rivedo in me: mi è sempre piaciuto tanto. L’anno scorso avevo una squadra diversa con giocatori diversi e l’ho adattato un po’. Ma in questa stagione, anche per difficoltà che ho avuto a livello di giocatori a disposizione, Da Cunha si è dimostrato molto propositivo: ha gamba, qualità, passaggio, guarda sempre avanti. Parlo tanto con lui: c’è una crescita dietro che è importante. Per come vedo il calcio lui è centrocampista e ha ancora tanti margini".

Cosa le piace di Nico Paz?
"È un giocatore che vede sempre la porta, vuole giocare in avanti, senza paura. Deve migliorare e lo sappiamo. Vuole fare gol, sempre guarda verso l’attaccante a cui fare l’ultimo passaggio, come lasciarlo solo davanti al portiere. Può giocare in diversi ruoli. Il suo fisico l’ha aiutato ad adattarsi alla Serie A, anche lui può crescere tanto e dobbiamo fargli imparare a essere professionista giorno dopo giorno".

E di Diao?
"È un giocatore completo: può interpretare tanti ruoli lì davanti, ha qualità, può giocare tra le linee. L’altro giorno contro il Milan aveva di fronte uno dei terzini più forti degli ultimi 10 anni da affrontare, cioè Walker. Si può sbagliare, non dico mai niente quando si sbaglia. Ci si allena e migliora sempre. Ma io chiedo sempre che mentalità e coraggio di giocare con la testa libera ci siano: è importante. Tutti questi giocatori me lo garantiscono".

Da quale allenatore vorrebbe ereditare qualcosa?
"Mi ritengo fortunato. Ho lavorato con tanti grandi allenatori: non potrei dire solo una cosa che vorrei ereditare. Qualche anno fa, tenevo con me un libretto in cui mi sono appuntato ogni cosa di allenatori che mi convinceva, ma anche quello che non mi convinceva. Da tutti si impara tanto".

Come vede lei e il suo Como fra un anno?
"Personalmente, mi vedo più forte tra un anno, perché sono più forte ora rispetto a prima. È l’evoluzione normale di un allenatore: fra 10 anni so che non sarò così. È un processo di apprendimento: fai tante cose durante il giorno, prendi tante decisioni, parli con tanta gente. Impari non solo a livello di gestione tecnica e tattica, ma proprio a livello umano. Nel Como penso che si stiano facendo bene le cose: siamo una società molto giovane, siamo cresciuti tanto, ci sono tante persone nuove dentro lo staff e non mi riferisco solo a quello tecnico: penso per esempio ai data analyst, o all’area scouting. Si fanno ovviamente degli errori, ma stiamo imparando tanto e vedo un grande potenziale".

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