Atalanta, Gomez: "Speriamo di tornare ad allenarci e giocare come in Germania"
Alejandro Gomez, attaccante dell’Atalanta, è intervenuto durante la diretta Instagram di Perform, Sport Medical Center fondato proprio dal ‘Papu’ insieme a sua moglie. Ecco le sue parole: “Sono a casa dal 12 marzo, poi c’è stata la positività di Sportiello e si è allungata la quarantena. Noi calciatori siamo fortunati".
Cosa le manca?
"Io faccio fatica a non essere fuori, a lavorare all’aria aperta. È incredibile, un virus ha fermato tutto nell’anno migliore dell’Atalanta. Ancora non si sa nulla, mi auguro almeno di iniziare ad allenarmi come si sta facendo in Germania. C’è molta gente a casa che sta soffrendo. Noi siamo un’industria di intrattenimento, sarebbe molto bello tornare a giocare anche senza pubblico, almeno portiamo un po’ di gioia".
I momenti più importanti della carriera?
"Uno dei momenti più importanti è stato sicuramente quello della finale di coppa Sudamericana. Mi alternavo con un attaccante più esperto. In semifinale, dopo che avevo giocato bene, mi hanno messo in panchina. Per me è stata durissima, anche se poi sono entrato e siamo andati in finale. Poi per un infortunio di un altro giocatore sono stato messo titolare e ho fatto doppietta. Lì è cambiata la mia carriera".
Poi è arrivato a Bergamo.
"Sì è stato un momento buio, io sono andato via dal Metalist per via della guerra civile. Mi sono allenato tre mesi da solo in Argentina. L’ultimo giorno di mercato mi ha comprato l’Atalanta. Da quando ho giocato con il 4-3-3 ho trovato maggiore continuità. All’inizio non avevo la costanza quando ero al Catania, facevo grandi partite contro grandi squadre. Al mio primo anno ho segnato a Roma, Napoli, Juve e Inter. Contro le big mi scattava qualcosa. Ora gioco ogni partita come se fosse una finale di Champions. I grandi campioni come Messi e Ronaldo, che segnano 50 gol, hanno qualcosa dentro. Non guardano mai le maglie contro cui giocano, tutti dovremmo essere così".
Quale agevolazioni ha avuto dal gioco di Gasperini?
"Sicuramente per noi attaccanti il gioco del mister ci aiuta. Attacchiamo con sei-sette giocatori. Abbiamo più possibilità di segnare. A me non fa l’assist solo Ilicic, ma anche Toloi e Djimsiti. Il gioco di Gasperini fa esaltare gli attaccanti. Con Gasp tutti sono andati in doppia cifra. Io ho fatto 16 gol, non li avevo mai fatti nella mia carriera".
Ha promesso amore eterno all'Atalanta.
"No prometto amore eterno solo a Linda (la moglie, ndr). Prima c’era il pensiero di andare in una big. Dopo mi sono reso conto che potevo far diventare l’Atalanta una big. Dal giorno che ho iniziato a fare ciò tutto è cambiato. Quello che dico ai giovani è di non baciare mai maglia e fare promesse, il calcio cambia spesso. Non voglio diventare uno finto. Può succedere un litigio che mi costringe ad andarmene. Dove mi sarebbe piaciuto giocare? In Spagna. Sarei potuto andare all’Atletico Madrid, ma sarebbe stata una storia diversa".
L'ambiente di Bergamo?
"Qui non è successo mai niente, abbiamo fatto diversi risultati negativi con Reja, ad esempio. Solo una volta i tifosi hanno voluto un confronto, qui è un’isola felice. Al termine del Bortolotti perso alla prima in panchina di Gasperini ero incazzato, bisognava cambiare mentalità. In Italia, quando ci si salva, tutto sembra diventare noioso. Gasperini ha cambiato la mentalità. L’Atalanta è stata in svantaggio tante volte, ma poi ha recuperato. Senza questo aspetto saremmo una squadra normalissima".
L'Atalanta può essere la sorpresa e vincere Champions?
"L'Atalanta sorpresa in Champions? È difficile dirlo, soprattutto in questo momento in cui si è fermato tutto. L’Atalanta ha preso consapevolezza, dopo le prime tre partite avevamo dato il 100% ma non è bastato. Da quel momento abbiamo dato il 110% e ne abbiamo vinte quattro di fila. Molti dicevano che l’Atalanta col 3-4-1-2 non poteva giocare in Europa, io ora rido. Molti parlano della fisicità dell’Atalanta, ma una squadra che fa 67 gol non è soltanto intensità. C’è anche grande qualità visto che tutti fanno gol e assist".