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Amauri: "Italia, ad oggi non c'è una punta più forte di Retegui. Morata meglio di Lautaro"

Amauri: "Italia, ad oggi non c'è una punta più forte di Retegui. Morata meglio di Lautaro"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 12 ottobre 2024, 23:15Serie A
di Alessandra Stefanelli

L’ex attaccante italo-brasiliano Amauri è intervenuto a ‘Champions Lounge’ - salottino di approfondimento calcistico in onda su Twitch, commentando l’attualità del calcio internazionale e ripercorrendo tappe salienti della sua carriera. Di seguito le sue parole.

In merito ai bomber oggi protagonisti in Serie A, Amauri ha affermato: “Per la Nazionale italiana oggi non c’è una punta più forte di Mateo Retegui. Oltre Scamacca, per me ottimo attaccante con grosso margine di miglioramento, Retegui attualmente è quello che sta meglio di tutti. In Serie A, mi piace Dusan Vlahovic, sebbene a volte ecceda nella smania e commette errori comunque normali, nel senso che è troppo. Deve essere un po’ più sereno, ma è un grande bomber. Fa gol, gioca per la squadra. Quando la squadra giocherà per lui e non viceversa, potremo dire se è straordinario o meno".

Il confronto fra gli attaccanti del campionato italiano però lo vincono Morata e Lukaku: "Lo spagnolo lo preferisco anche a Lautaro, Non che Lautaro sia scarso, si tratta di una preferenza. Invece, fra Morata e Lukaku, preferisco il belga. Su tutti poi Vlahovic”.

Le lacrime per la Nazionale: “Quando ho accettato l'Italia, è arrivato il passaporto e mi ha chiamato Prandelli. Avevo appena compiuto 30 anni. Sono andato da Torino a Firenze con l’autista e per tutti il tragitto ho pianto in auto. Mi viene ancora l’emozione a pensarci, perché ciò rappresentava tutto quello che avevo vissuto per arrivare lì: il supermercato, Calimero, il Napoli quando sono arrivato, Piacenza, Messina, Chievo Verona, Palermo, la Juventus… in quel momento pensavo a miei genitori e ai sacrifici che hanno fatto perché arrivassi lì. Ogni volta che ci pensavo piangevo, l’autista non mi ha detto nulla ma mi vedeva, perché ricordavo tutto questo e piangevo”.

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