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Nainggolan: "L'annata della Roma è stata condizionata dall'esonero di De Rossi"
Radja Nainggolan è tornato a giocare in Kings League. Il centrocampista belga, ex storico della Roma, è tornato a parlare della sua vecchia squadra ad Amore Giallorosso: "Penso che sia stata un’annata molto strana, condizionata dall’esonero di De Rossi, che è un carissimo amico ed ex compagno di squadra. Lui l’anno scorso ha fatto molto bene, se guardiamo i risultati ha fatto anche meglio di Mourinho: prima gli hanno fatto firmare un contratto di tre anni e poi dopo quattro giornate hanno deciso di esonerarlo prendendo Juric che non ha saputo dare alla squadra il cambio di marcia. Secondo me potevano tranquillamente continuare con Daniele. La Roma la seguo sempre, si sta un po’ riprendendo, ma non è ancora la Roma che eravamo abituati a vedere”.
La sua Roma ha raggiunto la semifinale di Champions.
“In realtà per quattro, cinque stagioni siamo stati al top, avevamo dei grandissimi giocatori. Quando sono arrivato c’erano Benatia, Pjanic, Strootman; giocavamo con Gervinho e Salah e dopo di loro, sono arrivati tanti altri campioni. In porta avevamo Szczesny che poi è stato sostituito da Alisson e avevamo un grande direttore sportivo come Sabatini”.
In quegli anni, c’era il bilancio che comunque andava tenuto sotto controllo.
“Bisognava sempre vendere per poi poter ricomprare ma i calciatori, venivano sempre sostituiti alla grande! Ecco secondo me alla Roma attuale manca proprio questo, penso che in rosa ci siano giocatori bravi ma pochi fuoriclasse”.
Solo Dybala avrebbe giocato nella sua Roma?
"Dico anche Angelino, mi piace e ha un piede importante. Poi ci sono Paredes e Pellegrini che erano giovani, ma già giocavano con noi. Era dura affrontare quella Roma perché eravamo una squadra dura e lasciavamo per strada veramente molto poco: paradossalmente, era più facile che perdessimo qualche punto con le piccole piuttosto che con le grandi. Andavamo in trasferta a Milano e vincevamo sia con il Milan che contro l’Inter. Negli ultimi anni invece, la Roma sta facendo troppo fatica a battere le grandi. Avevamo giocatori come Totti che rappresentava Roma e De Rossi che ti trasmetteva una grande carica. Poi c’erano anche Kolarov e Dzeko, giocatori di carattere che ti spingevano a dare sempre il massimo".
Il suo rapporto con i tifosi della Roma è sempre stato forte.
“Assolutamente sì, sento ancora il loro affetto e sarà così per sempre. Sono andato via in una maniera un po’ particolare perché è stata una mia scelta, ma soltanto perché c’era un direttore (Monchi, ndr) che non era corretto nei miei confronti. Un direttore che mi faceva sentire importante, ma che poi durante l’estate, firmava dei mandati, a nome della Roma, per vendermi in Turchia".
La sua Roma ha raggiunto la semifinale di Champions.
“In realtà per quattro, cinque stagioni siamo stati al top, avevamo dei grandissimi giocatori. Quando sono arrivato c’erano Benatia, Pjanic, Strootman; giocavamo con Gervinho e Salah e dopo di loro, sono arrivati tanti altri campioni. In porta avevamo Szczesny che poi è stato sostituito da Alisson e avevamo un grande direttore sportivo come Sabatini”.
In quegli anni, c’era il bilancio che comunque andava tenuto sotto controllo.
“Bisognava sempre vendere per poi poter ricomprare ma i calciatori, venivano sempre sostituiti alla grande! Ecco secondo me alla Roma attuale manca proprio questo, penso che in rosa ci siano giocatori bravi ma pochi fuoriclasse”.
Solo Dybala avrebbe giocato nella sua Roma?
"Dico anche Angelino, mi piace e ha un piede importante. Poi ci sono Paredes e Pellegrini che erano giovani, ma già giocavano con noi. Era dura affrontare quella Roma perché eravamo una squadra dura e lasciavamo per strada veramente molto poco: paradossalmente, era più facile che perdessimo qualche punto con le piccole piuttosto che con le grandi. Andavamo in trasferta a Milano e vincevamo sia con il Milan che contro l’Inter. Negli ultimi anni invece, la Roma sta facendo troppo fatica a battere le grandi. Avevamo giocatori come Totti che rappresentava Roma e De Rossi che ti trasmetteva una grande carica. Poi c’erano anche Kolarov e Dzeko, giocatori di carattere che ti spingevano a dare sempre il massimo".
Il suo rapporto con i tifosi della Roma è sempre stato forte.
“Assolutamente sì, sento ancora il loro affetto e sarà così per sempre. Sono andato via in una maniera un po’ particolare perché è stata una mia scelta, ma soltanto perché c’era un direttore (Monchi, ndr) che non era corretto nei miei confronti. Un direttore che mi faceva sentire importante, ma che poi durante l’estate, firmava dei mandati, a nome della Roma, per vendermi in Turchia".
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