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Lautaro, i missili a Skriniar, la squadra B e il futuro: Inter, a tutto Marotta

Lautaro, i missili a Skriniar, la squadra B e il futuro: Inter, a tutto MarottaTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 20 ottobre 2023, 00:38I fatti del giorno
di Ivan Cardia

A tutto Beppe Marotta. L'amministratore delegato dell'Inter è stato uno dei grandi protagonisti della giornata appena conclusa, con le sue dichiarazioni. Dapprima, l'intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale il dirigente nerazzurro ha parlato del rinnovo di contratto di Lautaro Martinez e ha indirizzato più di una staffilata all'ex Milan Skriniar. Poi, ospite della presentazione di "Odio il calcio", nuovo libro di Fabrizio Biasin, Marotta ha parlato a 360°. Di calcio, di futuro e anche di quello che sarà il suo ultimo club da dirigente. Di seguito l'intervento in versione integrale.

C'è spazio ancora per l'ironia in questo calcio?
"Oggi scherzare e fare ironia è pericoloso, devi stare attento a con chi parli, dove parli. Però mi piace fare calcio, la passione si concretizza con l'adrenalina di andare a giocare sabato a Torino o martedì col Salisburgo senza sapere cosa succederà. Se dovessi fare l'agente o altro, non mi entusiasmerebbe più".

È diventato più autorevole col passare del tempo?
"Ma questo vale nella vita in generale, a una certa età si inizia ad avere una certa esperienza alle spalle. Ti porti dietro le cose buone e le cazzate che hai fatto, le sconfitte che hai subito: nella vita capita di aver sbagliato alcune cose e oggi ho la consapevolezza per poter affrontare anche cose negative".

Ci sono le raccomandazioni a livello giovanile?
"Beh, in una squadra giovanile romana, non dico quale, fino a qualche anno fa c'era la squadra dei raccomandati. Non è una cosa che scopro io, sicuramente le raccomandazioni ci sono, però la classe dirigenziale tutta, almeno a livello professionistico, fa le selezioni in base alla capacità. Cosa diversa è esasperare, che per esempio capita nel mondo giovanile o dilettantistico: il diritto al gioco penso sia di tutti".

Quindi vincere non è la cosa più importante di tutte.
"Assolutamente no, anzi. Vedo che però questo concetto è esasperato proprio laddove non ci dovrebbe essere, nelle squadre dilettantistiche. È una cosa che combatto e contesto, ne abbiamo parlato anche di recente con Abodi. È il male del calcio".

Si fa la seconda squadra dell'Inter?
"Le seconde squadre, come sapete la prima è stata la Juventus e poi è arrivata l'Atalanta, secondo me sono uno strumento indispensabile come la crescita dei giovani. Il passaggio da Primavera a prima squadra è molto difficile, manca quello strumento intermedio che gli possa consentire una crescita, che può essere l'Under 23. Però, e faccio mea culpa, è che mancano le strutture adeguate: dove la facciamo allenare?".

Le piace il Viola Park?
"Non l'ho visto, ma mi hanno detto che è una struttura unica in Europa. Tanto di cappello a Commisso, mi hanno parlato di una struttura italiana ma con mentalità americana".

Conte dice di averla convinta a rifare Appiano.
"Antonio è molto esigente, negli stimoli che dà. C'era da fare un restyling dalla Pinetina e l'abbiamo attutato, era un processo già attivo prima di lui ma lui è molto attento a tutto quello che riguarda una società di calcio".

Quindi sulla seconda squadra: sì, ma ci vuole del tempo…
"Eh, dobbiamo risolvere questo problema. Che riguarda l'Inter, ma anche tante altre società. Dico quello delle strutture in Italia".

I prossimi colpi del mercato dell'Inter?
"La fantasia c'è sempre".

Ai parametri zero che racconta?
"Beh, l'Inter ha tanta storia".

Dopo la Champions vengono tutti più volentieri?
"Questo è vero, nel senso che è stato un momento in cui l'Inter era un po' nel dimenticatoio da parte di tanti giocatori, ora è vero che c'è tanta attenzione nei confronti di questa società, oltre alla sua storia".

Ma quindi a gennaio può arrivare qualcuno?
"Non so, dipende da come andremo. Oggi è prematuro, certamente l'attività di monitoraggio va avanti, con Piero Ausilio, con lo scouting che facciamo. La lista c'è sempre".

Taremi interessa davvero?
"Facciamo così: di mercato non parliamo".

Lionel Messi è mai stato nei pensieri dell'Inter? Ospite della presentazione di "Odio il calcio", nuovo libro di Fabrizio Biasin, l'amministratore delegato nerazzurro Beppe Marotta ha risposto così: "Ci mancherebbe altro. C'è stato un momento in cui… ma prima che arrivassi io".

Chi è il suo Messi?
"In questo momento è Lautaro".

È il giocatore più forte che ha avuto?
"Non so, la categoria dei forti è difficile da circoscrivere. Lautaro è un giovane talento che è diventato campione, dopo domenica sta giocando e migliorando giornata dopo giornata. È un elemento di cui si parlerà".

Su Lautaro si può stare sereni?
"Sì, assolutamente sì. È evidente che non voglio dare notizie, già siamo in sovraesposizione mediatica".

Si arrabbia ancora per le cose che legge sui giornali?
"No, perché se replichi a tutte le cose negative che escono, per fortuna poche, poi ne deriva un'eco mediatica ancora maggiore. È anche cambiata la categoria dei giornalisti, magari si fa meno selezione e oggi le notizie devono uscire subito per avere più letture: così si arriva anche alle fake news, però fa parte di un mondo che è cambiato".

Basta vedere la percezione dell'Inter da una sosta all'altra.
"Una differenza di due punti ti fa passare da fenomeno ad altro. Ma fa parte del mercato giornalistico. Penso al panorama televisivo: l'altro giorno c'erano Conte e Corona su Rai2 e Rai3. Sono argomenti che erano entrambi interessanti per un appassionato di calcio, sulla stessa testata, ma evidentemente non si potevano seguire in contemporanea".

Cosa pensa dello scandalo scommesse?
"Assisto all'ennesimo scandalo, mi ricordo il Totonero di inizio anni '80. La scommessa cos'è? A mio giudizio, un vizio e un aspetto negativo, anche se viene pubblicizzata pure a livello statale. Fa parte della società, del dover convivere con ragazzi che vanno aiutati nella loro crescita: sono persone che cambiano da un giorno all'altro, diventano ricchi e famosi. Con la facilità dei soldi si lasciano andare anche ad altro".

Lei ha vissuto con diverse generazioni di calciatori. È cambiato tanto, come sono cambiati i giocatori?
"Intanto oggi ci sono gli strumenti con i quali ci si può divertire e fare cose sbagliate. Gli elementi di tentazione una volta erano molto inferiori, oggi il telefonino è fonte di tutto: di soddisfazione, di pericolo, di adrenalina. Ci sono aspetti positivi e altri fattori di rischio, è normale che ci possa essere una certa fragilità da parte dei giocatori, che per motivi diversi si lasciano andare a leggerezze. La colpa è anche dei dirigenti, sia delle istituzioni calcistiche che dei club che dei procuratori che del sindacato: tutti facciamo troppo poco per evitare queste tentazioni ai ragazzi".

Lei studia un calciatore da questo punto di vista prima di prenderlo?
"È difficile, ma bisognerebbe fare un test d'ingresso. In qualsiasi azienda si fa un colloquio, nel calcio no: solo quando prendi un calciatore ti rendi conto di alcuni aspetti negativi o che possono rappresentare un problema. In più, un calciatore è un asset patrimoniale. Pensate se un giocatore fosse squalificato per anni, quale danno economico per il club, quando in realtà non ha grandi responsabilità. È una situazione da studiare da tantissimi punti di vista".

La vedremo prima o poi nel mondo della politica?
"Magari come tecnico, non con la tessera del partito. Nell'ambito dello sport".

Soddisfatto del mercato?
"Fortunatamente rappresentiamo un brand forte, se non arriva Tizio arriva Caio. E siamo fiduciosi da questo punto di vista, la rosa è assolutamente competitiva".

L'Inter deve vincere lo scudetto o ci si prova?
"Ci si prova. È una domanda che mi è già stata fatta, è chiaro che la seconda stella è qualcosa di importante: è qualcosa di storico, che ti rimane sulla maglia. Però ne abbiamo già parlato troppo. Un po' pressione e un po' ottimismo".

Che ricordi ha di Cassano?
"Ma preferisco non parlarne".

L'Inter è l'ultima squadra della sua carriera?
"Sì, sì. Anzi, sicuramente".

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