Sabato: "Se il Torino vincerà con l’Inter ha poi il 50% di possibilità di andare in Europa"
Antonio Sabato è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Sabato è cresciuto calcisticamente nelle giovanili dell’Inter e ha giocato in prima squadra nella stagione 1976-77 e dall’82 all’85 poi ha indossato la maglia granata dal 1985 all’89. Con lui abbiamo parlato della sfida fra le sue ex squadre di domenica alle 12,30.
Per il secondo anno consecutivo a fine stagione il Torino con qualche fievole e residua speranza di accedere alle coppe europee affronta l’Inter, ma questa volta i nerazzurri sono neo Campioni d’Italia e i granata arrivano dal deludente pareggio con il Frosinone con altri punti gettati via. Corsi e ricorsi?
“E’ difficile dare delle spiegazioni sul Torino perché questi alti e bassi non sono spiegabili. Quando sembra che la squadra debba fare il salto di qualità non lo fa ed è successo anche precedentemente in questo stesso campionato. Capisco che la partita con il Frosinone potesse essere difficile,però i ciociari erano e sono terzultimi in classifica e se ambisci alla possibilità di entrare nelle coppe devi assolutamente fare risultato pieno con queste squadre perché poi quando giochi con formazioni di livello più alto abbiamo visto che le difficoltà ci sono state”.
Ma queste difficoltà del Torino, vedendo da fuori, possono essere dovute a una mancanza o non sufficiente personalità dei giocatori?
“Ho l’impressione che questa squadra non abbia un leader. Il Toro ha sempre avuto giocatori leader, di personalità, che in campo trascinavano e che erano un po’ l’emblema della squadra, ma oggi ci sono buono giocatori però manca chi carichi il gruppo. Buongiorno è un ottimo giocatore, avrà mercato in estate, ma è giovane. Non c’è un giocatore che oltre all’allenatore prende in mano le redini della squadra e faccia capire agli altri che alcune partite sono importanti, cruciali. E’ un buon gruppo, ma bisogna avere un leader un giocatore carismatico che in determinate situazioni solleva la squadra e che sappia agire nei momenti importanti di alcune partite. Un leader in questo senso manca e se non c’è un giocatore così la personalità è difficile trovarla nei giovani”.
L’Inter ha vinto il ventesimo scudetto proprio battendo il Milan nel derby e domenica pomeriggio festeggerà in centro a Milano, potrebbe arrivare alla gara con il Torino un po’ distratta?
“Può essere pericoloso. Da fuori può sembrare una partita facile visto che l’Inter ha appena vinto lo scudetto però può succedere anche il contrario perché oramai hanno vinto il campionato e i calciatori giocano rilassati e in questi casi possono venir fuori delle giocate che di solito non si farebbero. C’è anche il fatto che in questi giorni festeggiano e magari hanno fatto qualche stra-vizio e di conseguenza potrebbero arrivare alla partita non così in perfetta forma e concentrati. Dipende anche da che Torino si troveranno davanti perché se chi affronteranno lotta al 200% su ogni pallone e combatte allora magri chi è in Nazionale pensando all’Europeo magari si gestisce, ma non sarà facile perché l’Inter giocherà davanti a uno stadio pieno e festante. Sono partite che hanno molti punti interrogativi”.
Il punto dolente del Torino è che segna molto poco, 31 reti in 33 partite, e se non lo fa Zapata difficilmente i gol arrivano da qualcun altro. Ed è così da tutta la stagione.
“Fare gol spetta soprattutto agli attaccanti però c’è anche da considerare che molte squadre hanno anche i centrocampisti che vanno a rete e quelli del Torino in 33 partite hanno segnato 10 gol (3 Vlasic e altrettanti Radonjic (ceduto a gennaio), 2 Ilic e 1 a testa Bellanova e Ricci, ndr). Questo è un problema. I difensori sui calci piazzati magari di testa ci riescono come Buongiorno (3 finora, ndr) e manca Schuurs che in questi casi potrebbe essere una risorsa e lo si era visto quando segnò al Milan alla seconda di campionato e invece non lo è perché è infortunato e manca da moltissimo tempo (lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro occorsagli il 21 ottobre nella gara d’andata contro l’Inter, ndr). Non è obbligatorio che facciano sempre gol gli attaccanti e se non riescono tutti ad arrivare n doppia cifra ci vogliono i centrocampisti che segnino almeno 5-6 gol ciascuno altrimenti alla fine si segna poco. Comunque è troppo riduttivo dare la colpa solo agli attaccanti. Aver preso Zapata va bene, ma le statistiche relative ai gol dei centrocampisti sono troppo basse e c’è anche un po’ di responsabilità da parte loro e questo influisce sul non riuscire a salire in classifica oltre la metà, le squadre che lottano per le coppe europee hanno l’apporto di gol anche da parte dei centrocampisti”.
Se gli avversari bloccano Bellanova, che è quello che sfodera più assist e cross, o Vlasic è particolarmente ispirato oppure alle punte arrivano pochissimi palloni. Il Torino forse ha un gioco offensivo prevedibile?
“Questa è un’analisi giusta. Effettivamente è vero che la maggior parte dei gol derivano dalle incursioni di Bellanova e se gli avversari vanno in raddoppio su di lui il Toro risulta bloccato. Un giocatore interessante quando è arrivato era Ilic e non sta rendendo per quello che era stato preso, al Verona era un gran bel giocatore e aveva un bel piede e grande tecnica però non sta facendo altrettanto e di sicura qualche cosa in più poteva dare. Vlasic è un buon giocatore, un ottimo giocatore, però sono troppo poche le frecce nell’arco del Toro per sopperire ai problemi dei gol degli attaccanti. Se alla fine ci si deve basare solo sulle incursioni di Bellanova non basta perché ormai gli avversari lo conoscono e lo aspettano per cui devono essere trovate delle alternative che possono arrivare solo se Ilic aumenta il livello di gioco, ma finché rimane sull’attuale è difficile che ci siano alternative”.
Ha l’impressione che il ciclo di Juric al Torino sia finito?
“Lui era stato chiaro, se non riusciva a portare il Toro in Europa non sarebbe rimasto dopo tre anni. Per un motivo o per un altro gli allenatori dopo un po’ di tempo perdono gli stimoli se più di tanto non possono fare, un conto se vanno nelle coppe perché c’è entusiasmo e cambia tutto, ma in caso contrario preferiscono lasciare. In certi casi può dipendere anche da rapporto con la tifoseria e se i tifosi pensano che abbia finito il suo tempo anche lui capisce che loro sono delusi per non aver raggiunto queste benedette coppe internazionali e allora ancor di più può pensare di andarsene”.
Semmai conta di più cosa vuole fare il presidente Cairo.
“Di solito i presidenti capiscono subito gli umori degli allenatori e quando si incontreranno per parlare dell’eventuale rinnovo del contratto Cairo capisce se Juric vuole rimanere oppure no e se ha ancora gli stimoli giusti e la voglia oppure se ormai più di così non può fare. Fa onore il discorsi di Juric che se non riesce a portare il Torino in Europa allora preferisce mollare e andare altrove”.
Tornando alla partita di domenica, quali sono eventualmente i punti deboli dell’Inter che il Torino potrebbe sfruttare a suo vantaggio?
“(Ride, ndr) Che ha festeggiato per tre-quattro giorni e prendano la partita come se fosse quelle che si disputano ai primi di agosto quando la preparazione è da poco iniziata e che Inzaghi faccia un po’ di turnover: questo è l’unico punto debole che potrebbe avere perché se invece gioca come sa saranno dolori. Va però anche detto che il Toro ha sempre fatto bene con l’Inter mettendola sempre in difficoltà quindi se i nerazzurri non giocano come sanno possono davvero fare fatica. Ripeto, l’unica fortuna del Toro potrebbe essere che i giocatori dell’Inter si sono rilassati in questi tre-quattro giorni, anche perché non possono arrivare al record di punti in Serie A visto che se anche vincessero le ultime cinque partite raggiungerebbero quota 101 e ne mancherebbe uno per uguagliare i 102 fatti dalla Juventus qualche anno fa. Non so se l’Inter potrebbe raggiungere qualche altro record, ma quello più importante è stato ottenere la seconda stella vincendo il derby e penso che questo passerà alla storia e tutto il resto, secondo me, passa in secondo piano”.
Di solito il Torino quando gioca fuori casa non dovendo fare la partita gioca un po’ meglio, un piccolo vantaggio?
“E’ vero, tranne la partita disgraziata a Empoli in trasferta sta facendo bene. Empoli era un crocevia importante e se il Torino avesse vinto e non perso a quest’ora si parlerebbe di altro. Il Torino purtroppo ha perso l’opportunità di fare sei punti con Empoli e Frosinone e avendone conquistato solo uno è finito al 10° posto e invece sarebbe potuto essere all’8° con due punti in più del Napoli e quattro della Fiorentina e uno in meno della Lazio. E’ chiaro che i tifosi siano un po’ arrabbiati”.
Vista la classifica e che in palio ci sono ancora 15 punti, quante possibilità ha in percentuale ancora il Torino di arrivare all’8° posto?
“Il calendario del Torino non è facile avendo Inter, Bologna, Verona, Milan e Atalanta però la prima partita con l’Inter può essere importante perché se vinta dà morale e questo sarebbe uno spunto per affrontare con maggiore convinzione le ultima quattro partite. In caso contrario con poche partite e un minor numero di punti a disposizione le possibilità sarebbero pochissime. Fare un risultato molto positivo con l’Inter cambierebbe tutto a iniziare dalla consapevolezza nei propri mezzi. Se il Torino riuscirà a fare risultato pieno a San Siro ha un bel 50% di possibilità di raggiungere un posto utile per l’Europa”.
Il 50% non è poco, è un possibilità alta.
“E’ alta perché vincere a San Siro con i neo Campioni d’Italia dà la consapevolezza che si può fare bene con tutti e quindi poi ti giochi le altre quattro gare con una fame diversa se invece non succede così allora le altre partite saranno affrontate con impegno, ma con minore convinzione di potercela fare. Se il Torino vince con l’Inter cambia poi il mini torneo delle ultime quattro partite”.