Quanto conta la fortuna nel calcio? Alcuni studi evidenziano un calo dei ‘random goal’
Il calcio è caratterizzato da una spiccata competitività, nel senso che raramente un risultato è davvero ‘scontato’. Una squadra sulla carta apertamente sfavorita ha comunque almeno una possibilità di sovvertire i pronostici iniziali, cosa che si verifica in maniera molto meno frequente nella maggior parte degli altri sport di squadra. Uno dei fattori che incide maggiormente da questo punto di vista è l'imprevedibilità; l’elemento casuale (o fortunato, a seconda dei punti di vista) è particolarmente presente, e può manifestarsi nei modi più disparati. Il punto è quanto la fortuna può effettivamente influenzare i risultati e incidere sull’esito di una singola gara o di un’intera stagione? Alcuni studi condotti in Inghilterra nel corso dell’ultimo decennio hanno provato a fornire una risposta a questo interrogativo.
L’origine dei gol
Nel 2017, uno studio dal titolo “Factors Associated with Goals and Goal Scoring Opportunities in Professional Soccer” ha evidenziato come circa il 30% dei gol segnati deriva da azioni manovrate mentre la maggior parte (oltre il 70%) scaturisce da azioni che si sviluppano in meno di 4 passaggi. I gol da ‘transizione’, inoltre, rappresentano il 63% del campione statistico totale (169 gol segnati su 1788 tiri verso la porta).
Un’altra ricerca, condotta sempre sulla Premier League inglese, sottolinea come tra il 2012/13 e il 2018/19, il 46% dei gol segnati avesse un’origine ‘casuale’; inoltre, le probabilità che venga segnato un gol causale aumentano quando il punteggio è in bilico e la fine della partita si avvicina sempre più.
Ma cosa determina la ‘casualità’ di una rete? Sono molti fattori che contribuiscono a provocare un gol fortuito come, ad esempio, un errore del difensore o del portiere, un rimbalzo alterato dal vento o dal fondo irregolare del campo da gioco oppure, banalmente, un’autorete. Come si può notare, si tratta di fattori che né i singoli giocatori né gli allenatori possono controllare.
Il caso e la fortuna, quindi, rendono il calcio davvero imprevedibile a differenza di altre tipologie di giochi, soprattutto quelli che, in apparenza, sembrano completamente aleatori. Slot machine come la VLT Book of Ra demo, ad esempio, funzionano grazie ad un algoritmo matematico che, teoricamente, potrebbe essere decifrato. Nel football, invece, intervengono variabili incontrollabili, determinate da tutti gli elementi ‘irregolari’ coinvolti nel gioco; banalmente, anche il solo fatto di calciare una sfera con in piedi è un fattore di indeterminatezza praticamente impossibile da codificare.
La fortuna conta un po’ meno rispetto al passato
Da quando il calcio ha cominciato a svilupparsi come vera e propria industria dell’intrattenimento, non sono cambiati solo i rapporti di forza tra le società ma anche gli equilibri sul terreno di gioco. Gli introiti derivanti dalla vendita dei diritti televisivi e dagli accordi di sponsorizzazione hanno creato un divario economico tra le squadre d'élite e la ‘classe media’, che un tempo riusciva a competere anche con pochi mezzi.
Anche in campo la forbice si è allargata sempre più, rendendo il calcio più prevedibile e, di conseguenza, meno competitivo. La vittoria dei cosiddetti ‘underdog’ è un evento più raro, basti guardare l’albo d’oro della Serie A dal 1991 in poi per notare come lo scudetto sia diventato una questione quasi esclusiva tra Inter, Milan e Juventus.
Le squadre di fascia media, quindi, non potendo competere sul piano economico, provano a colmare il gap facendo leva su una proposta di gioco più strutturata. Tant’è che lo studio sulla Premier di cui sopra, dimostra come la percentuale di gol casuali tende a calare nel corso degli anni; gli autori ipotizzano quindi che il livello tecnico tattico medio del torneo sia contestualmente migliorato, anche grazie al diffuso utilizzo dell’analisi dei dati nella preparazione delle partite. Non a caso, negli ultimi anni la gestione del possesso palla e la cosiddetta ‘uscita dal basso’ si sono imposti diffusamente, dimostrando come il calcio moderno tenda a voler ridurre l’incidenza di variabili imprevedibili.
Insomma, si lascia sempre meno al caso, fermo restando che sono le squadre più deboli ad avere le maggiori probabilità di segnare gol casuali, probabilmente per via del tasso tecnico mediamente inferiore.