Ascoltate Cruyff
Quando vedo il difensore della Roma Mancini fare gol di testa, indisturbato, nel derby con la Lazio e contro il Milan, su angolo, battuto ancora da Dybala, domando come sia possibile. La stessa cosa capita ad Acerbi in Milan - Inter, con tutti a guardare. Se continuo a sentir dire che il calcio è cambiato, può darsi sia vero. Ma in peggio. Come si fa a non capire che marcare a zona sulle palle inattive è fare harakiri? Eppure di fronte a tanti esempi non dovrebbe essere difficile. E quando Castellanos segna di testa in Lazio - Juventus, come marcava Alex Sandro? Un tempo lo insegnavano. Non sarebbe salito in cielo con il difensore a contatto e non a guardare il pallone.
Di fronte a quello che capita di vedere, vengono da fare alcune riflessioni per i miei tre lettori tre. Dalle mancate marcature passo a considerazioni di natura tecnica. Un bravo calciatore tocca la palla una sola volta e sa dove andare. Gli allenatori sono fissati col movimento e l'intensità. Chiedono di correre per 98' e dare l'anima in campo. Ma, come insegna Cruyff, "... il calcio si gioca con il cervello. Devi essere al posto giusto nel momento giusto". Poi chiedo aiuto a Obradovic, il miglior tecnico europeo di basket, che ripete: "Non c'è tattica più importante della tecnica", frase che dovrebbe essere scolpita nell'Aula Magna di Coverciano. Sarebbe obbligatorio preparare allenamenti specifici con al centro i fondamentali. Le partitelle dovrebbero essere alternate con esercizi per ripassare tiro, colpi di testa, dribbling, passaggio e stop. Colpire la palla di prima è una delle cose più difficili. Per farlo bisogna esercitarsi senza soluzione di continuità.
Il calcio non è una formula né, come dice Menotti, "... una somma di prefissi telefonici", perché la cosa fondamentale rimane la capacità di padroneggiare la tecnica di base, che prevede l'uso dei due piedi e, soprattutto, l'esterno. Inoltre, dice ancora Menotti: "L'allenamento col pallone serve per scoprire quale è la velocità massima alla quale si riesce a essere precisi". Piace ricordare anche Zagalo, l'unico ad aver vinto cinque mondiali: "Per giudicare un calciatore bisogna stabilire due cose: se ha talento e il ruolo. Il resto si può imparare". E Valdano: "L'intuizione è un'esclusiva individuale. Da qui la diversità degli assi". Infine, un consiglio agli addetti ai lavori: quattro cose non si possono imparare: gioventù, velocità, talento e fare gol.