Gravina
Giorgio Mulè, vicepresidente e deputato di Forza Italia, partito che fa parte della maggioranza, ha scoperto il vaso di Pandora. Ha detto che "... quanto richiede Gravina ... si tratta di una beffa e soprattutto della violazione di una norma di legge da non tollerare. Le leggi si applicano, disattenderle non è consentito. Chi contribuisce con 130 milioni di euro l'anno al sostentamento delle Leghe non può non avere in mano la leva del cambio. Auguro che venga rivisto l'impianto di regole e si consegni alla Serie A un'autonomia vera e reale". Se Gravina si rendesse conto di essere un pessimo Presidente e di aver portato il calcio nel baratro non ci sarebbero problemi, ma, dal momento che non pensa di lasciare, lotta con ogni forza per allontanare l'inatteso pericolo, dal momento che le forze in campo, 34% dei Dilettanti, 20 dei Calciatori e 10 degli Allenatori, assicuravano il governo per cinquant'anni. Ha cercato con ogni forza di aggirare l'ostacolo, portando i consiglieri della A da 3 a 4 e il peso elettorale dal 12 al 18%, che, sommato al 6 della B e al 12 della C, diceva 36, percentuale che permetteva di superare il 34 dei Dilettanti.
Veniva da ridere al pensarlo, tanto da domandarsi se gli altri fossero minus habens. Capisco la volontà di combattere fino in fondo, anche per necessità, ma riuscisse a superare l'impasse dovremmo constatare che al peggio non c'è fine. La Lega chiederà che nelle controversie con la FIGC il parere sia vincolante e che 4 consiglieri degli 8 Professionisti siano pochi. Le aree in cui i club vorrebbero muoversi in modo diverso sono: i criteri d'iscrizione e l'organizzazione dei campionati, le regole sugli extracomunitari e sui settori giovanili e norme e strategie fra le cose più importanti. Seppoi l'AIA dovesse raggiungere l'autonomia, come gli appassionati sperano, la FIGC si vedrebbe tarpare le ali e perderebbe anche la forza che permette di avere le società in pugno. Alla fine rimarrebbe solo la Nazionale per fare ulteriori danni. Ma migliorando, come tutti si augurano, chi di dovere farebbe alla svelta a provvedere. In attesa di novità, siamo consapevoli delle difficoltà che esistono per superare il "tutto cambi perché nulla cambi", ma la speranza è l'ultima a morire.