L'ignoranza!
L'allenatore non vince le partite, può solo perderle. Una frase cara ai vecchi saggi, che trova ulteriore conferma nel successo per 3-1 della Francia a San Siro. Nonostante siano passati giorni, non riesco a dimenticare come sia possibile subire tre gol da palla inattiva. Ricordo qualche tempo fa la risposta di Lotito a chi chiedeva un giudizio su Simone Inzaghi: "Come li voleva i generali Napoleone? Fortunati!". Avrebbe risposto nello stesso modo a chi avesse chiesto di Spalletti.
Se circa il 40% dei gol viene da palla inattiva, il primo comandamento dovrebbe essere quello di preparare in modo maniacale punizioni dirette, angoli e rigori, a favore e contro. Perché si vince solo segnando e il gol è l'unica cosa che non si può insegnare. Non so da quanto ripeta ciò che predicavano i vecchi maestri: sui calci d'angolo si deve mettere un uomo ai canonici 9 metri e 15, che poi diventano 7 e 50, a ballare davanti a chi batte, per disturbare un calcio di precisione, dal momento che alla bandierina vanno specialisti dal piede educato.
Il secondo vuole un uomo sul palo, così il portiere dovrà guardare 5 metri e non 7,32. Il terzo che siano marcati a uomo quelli abituati a segnare, perché Madre Natura, o il Signore, hanno dato loro di più: la capacità di sapersi muovere nei 16 metri dell'area di rigore. Il quarto prevede il divieto di marcare a zona quelli che la mettono dentro. Se Barzagli, su 199 partite nella Juventus, ha segnato un gol, si poteva marcare a zona, ma non Chiellini e Bonucci, che ne portavano alla causa 4 o 5 l'anno.
I numeri sono freddi, senz'anima, ma hanno il vantaggio di parlare chiaramente. Pochi sanno che Castagner, al Perugia, negli anni '70, mandava un osservatore a fotografare le palle inattive, a favore e contro, degli avversari di turno. Una statistica inglese parlava allora di una percentuale del 30%. Oggi si è arrivati al 40 e non è permesso a qualsiasi tecnico di ignorarlo, a maggior ragione se percepisce tre milioni netti l'anno più bonus. Non si può far finta di niente e accettare le solite frasi di comodo. Si tratta del proprio mestiere. Simili errori non sono ammessi, per di più se alleni la Nazionale. Quando leggo, come mercoledì, che Coverciano, oltre ad essere l'università del calcio, è uno dei templi mondiali, viene da sorridere. Pensate che tutto dovrebbe partire da lì, quando non si conosce neppure l'a, b, c.