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Vojvoda: "Dobbiamo salvarci per far poi conoscere il Como sotto una nuova veste"

Vojvoda: "Dobbiamo salvarci per far poi conoscere il Como sotto una nuova veste"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 31 marzo 2025, 17:45Serie A
di Dimitri Conti

Mergim Vojvoda, difensore del Como, parla ai canali ufficiali del club: “È stato fantastico; non era ciò che mi aspettavo. La mia prima impressione sulla città è molto positiva, è bellissima. L’avevo già visitata in passato e in estate è ancora più spettacolare. Quindi, finora va alla grande”.

Quindi era già stato a Como. Quest’estate o gli anni passati?
“Sì, esatto, ero già stato qui. Ho passato un fine settimana a Como e mi è piaciuto davvero tanto”.

Quali sono le sue aspettative per i prossimi anni, sia per il progetto del Como che a livello personale?
“Nel breve termine, il nostro obiettivo principale è restare in Serie A. È fondamentale, soprattutto perché lo scorso anno eravamo in Serie B. Rimanere in Serie A è davvero importante per acquisire fiducia e costruire qualcosa di solido. Oltre a questo, con il Como, vogliamo raggiungere qualcosa di straordinario, qualcosa di inaspettato. Noi giocatori siamo coscienti di quali siano gli obiettivi: dobbiamo raggiungerli e fare in modo che Como venga conosciuta sotto una nuova veste”.

Quali i primi ricordi legati al calcio, sia da giocatore che da spettatore?
“Per me, è iniziato tutto in strada. Ho iniziato in un club professionistico a 16 anni, ma prima di allora ho passato tantissimo tempo a giocare per strada. Tutto ciò che riguarda il calcio, dal calcio di strada al futsal, lo riconnetto a quei momenti. È lì che sono cresciuto. Per quanto riguarda il calcio professionistico, il mio idolo era Ronaldinho; è lui che mi ha fatto innamorare dello sport in sé. Penso che valga lo stesso per tanti bambini. Il suono del pallone che colpisce la rete è una sensazione da brividi, è unica”.

Lei è diventato un difensore centrale o un terzino, ruoli che non sono tipici del futsal.
“Sì, è vero, grazie a mio fratello che mi ha sempre sostenuto. Sono diventato un difensore centrale flessibile, capace di fare azioni più tipiche del futsal. Con il tempo ho sviluppato questo stile di gioco particolare, facendo mosse che di solito non sono tipiche di un centrale. Crescendo, ho avuto più responsabilità e ho imparato a essere più consapevole di quello che devo fare in campo. Quel tocco di rischio, quel pizzico di follia, fa parte di me, e spero di continuare a esprimerlo al meglio”.

C’era una squadra che tifava da bambino o che segue ancora oggi?
“Sì, ce ne sono due: Chelsea e Barcellona. Erano squadre che mi piacevano per le loro tecniche di gioco”.

Da bambino il suo idolo era Ronaldinho o c’era qualcun altro?
“Era sicuramente Ronaldinho. Era il mio idolo per via del fatto che si divertiva quando giocava a calcio. Giocava solo per il piacere di farlo, e questa era una cosa che ho sempre amato anche io. Mi divertivo così quando si giocava per strada. Ovviamente, ora che sono un professionista, è un altro tipo di divertimento, ma già da allora adoravo quel suo atteggiamento spensierato”.

Ha qualche rituale o superstizione prima delle partite?
“No, sono musulmano e ho una forte fede in Dio. Non ho superstizioni particolari; credo semplicemente nel fare tutto nel modo migliore che posso”.

C’è qualcuno che ha avuto particolare influenza sulla tua carriera?
“Sì, mio fratello Gzmend. È sempre stato al mio fianco, come una guida, e mi ha fatto conoscere il calcio dandomi supporto costante. Lui è stato una figura molto importante nella mia vita e lo è ancora oggi”.

Gioca anche lui?
“Giocava, ma ha smesso così da potermi supportare al meglio. Quando ero più giovane, è capitato che giocassimo nella stessa squadra, ma poi ha deciso di fermarsi per concentrarsi sul farmi da guida e da supporto”.

Che consiglio darebbe a un giovane che vuole diventare calciatore?
“Se ami quello che fai, devi fare tanti sacrifici. Molti pensano che arrivarci sia la parte più difficile, ma la vera sfida è restare al top e mantenere quel livello. Bisogna costantemente imparare, non arrendersi mai e non dare importanza a ciò che fanno gli altri. Ognuno ha i propri punti di forza e il proprio percorso da portare avanti”.

Cosa le piace di più dell’Italia, considerando che vive qui da cinque anni?
“Il clima, senza dubbio. Vengo dal Belgio, dove piove spesso e fa freddo, quindi in Italia il sole svolta davvero la giornata. È un fattore che apprezzo tantissimo”.

Ha iniziato a giocare per l’Albania e poi è passato al Kosovo. Può raccontarci un po’ della sua esperienza internazionale?
“Ho iniziato con l’Under 21 dell’Albania a 19 anni, poi, quando il Kosovo è stato riconosciuto dalla FIFA, ho deciso di cambiare e giocare per loro. Sono molto orgoglioso di rappresentare la mia terra. Oggi sono il secondo giocatore con più presenze nella nazionale del Kosovo”.

C’è qualche sport che le piace, oltre al calcio?
“Mi piace la mountain bike, ma anche il basket e il ping pong. Sono davvero bravo a ping pong, ed è uno degli sport che pratico più spesso”.

Sapeva che Gabrielloni dice di essere un campione di ping pong?
“Davvero? Beh, quando vuole, possiamo fare una partita”.

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