Pedro Emanuel: "Imparato tanto da Mou. A volte le persone dimenticano ciò che ha fatto"
A scuola da Mourinho, poi una carriera da allenatore giramondo. Pedro Emanuel è stato, da calciatore, uno dei pilastri difensivi del Porto che sorprese l'Europa. Oggi, dopo aver iniziato la propria carriera da tecnico in Portogallo e aver allenato anche a Cipro, in Spagna e in Egitto, guida l'Al-Fayha, club del massimo campionato saudita. TMW lo ha raggiunto a Riyadh, per farci raccontare gli sviluppi del calcio in Arabia Saudita, ma anche per avere un pensiero sul connazionale Rafael Leao: "Quanto è attesa in Portogallo la definitiva consacrazione di Rafael Leao? Tutti i portoghesi aspettano il momento in cui diventerà uno dei migliori giocatori al mondo. Ha qualità fantastiche, è un giocatore che può fare la differenza in qualsiasi squadra e contro qualsiasi avversario. Deve essere più continuo: so che ha avuto qualche infortunio, ma da tifoso portoghese e suo nello specifico posso dire che non vediamo l'ora. È nell'età giusta per diventare cruciale per il Milan e anche per la nazionale: credo che aiuterà Sergio a riportare i rossoneri nelle posizioni che vogliono raggiungere. È sempre stato un grande club e lo è tuttora, deve lottare sempre per i primi posti in classifica e in questa stagione finora non è successo".
E quali sono le aspettative dei tifosi portoghesi su Francisco Conceicao?
"È una situazione diversa, è una giovane promessa. Ha grandi qualità, diverse da quelle di Leao: è un giocatore da uno contro uno, mette più energia nella partita. Ci sono grandi aspettative su di lui, specialmente adesso che sta giocando nella Juventus dopo alcune buone stagioni al Porto. È un giocatore diverso, magari in questo momento non è una prima scelta per la nazionale, ma è sempre lì. È appassionato: può fare la differenza in quello che fa, ma deve ancora crescere e gli va dato tempo".
Quanto José Mourinho ha influenzato la sua carriera da allenatore? "Parliamo dello Special One, da sempre. È un allenatore che ha sempre ispirato le persone attorno a sé affinché diventassero sempre migliori, sia i calciatori che gli allenatori. Ho imparato tantissimo da lui, è stato una delle ragioni per le quali ho pensato di diventare allenatore. Ti faceva capire il gioco, era una parte centrale del suo lavoro, e ti faceva pensare di poter vincere tantissimo. Cosa che gli è riuscita spesso, nella sua fantastica carriera, vincente in tanti Paesi. A volte le persone dimenticano quello che ha fatto".