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La Commissione Cultura dà il via libera al ritorno della pubblicità delle scommesse

La Commissione Cultura dà il via libera al ritorno della pubblicità delle scommesseTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 15:00Serie A
di Ivan Cardia

La politica viene in soccorso del calcio. Nella mattinata di oggi, la Commissione Cultura del Senato ha approvato la risoluzione presentata da Fratelli d’Italia (relatore il senatore Marcheschi), con cui la maggioranza chiede al governo Meloni una serie di interventi per la riforma del calcio. Tra i temi principali, l’abolizione del decreto dignità, voluto dal Movimento 5 Stelle nel 2018, nella parte in cui vieta la pubblicità delle agenzie di scommesse.

Mancano 100 milioni, ma aggirato. Il divieto, secondo le stime degli addetti ai lavori, aveva prodotto un danno quantificabile in 100 milioni di euro per la sola Serie A. La risoluzione tecnicamente impegna ma non vincola il governo - sarà necessario un vero e proprio atto normativo -, ma è il primo passo verso l’abolizione. Una buona notizia per il settore, anche se è improbabile che l’effettivo ritorno sia pari alla perdita stimata: nel corso di questi anni, infatti, le agenzie di betting avevano trovato il modo di aggirare i paletti (basti pensare alle varie sponsorizzazioni dei club di Serie A che hanno come marchio un blog legato a un’agenzia di scommesse), ripristinando almeno in parte il business.

Pesa più l’1% dalle scommesse. Molto più rilevante, sotto questo profilo, è un’altra indicazione dell’atto: destinare al calcio almeno l’1% dei proventi dalle scommesse. Una richiesta da tempo formulata dal mondo del pallone - soprattutto dalla Lega Serie A - e che ripristinerebbe di fatto la vecchia “quota Totocalcio”, eliminando il paradosso per il quale chi organizzava i campionati - le leghe - finora non beneficiava in alcun modo dei proventi del betting. Con una precisione: l’invito è a destinare l’1% “ad un fondo destinato alla costruzione di nuovi stadi e per l'ammodernamento di quelli vecchi”. Ma l’atto invita il governo anche a riconoscere un’ulteriore quota di questi proventi, “a condizione che la stessa sia vincolata al finanziamento di interventi in favore dei settori giovanili, dell'impiantistica sportiva, nonché del calcio femminile”.

Niente decreto crescita. La grande assenza, in compenso, è un’indicazione sul ripristino dei benefici fiscali per i calciatori in arrivo dall’estero. Tema sul quale il calcio tornerà a bussare alle porte della politica prossimamente, ma con speranze molto limitate, in quanto molto lontano dai sentimenti che animano la base elettorale del governo Meloni. Tra le altre proposte contenute nell’atto, quella di favorire la cessione degli impianti pubblici , a monitorare i lavori degli stadi in vista di Euro 2032, a rivedere la legge Melandri sui diritti TV, a promuovere le condizioni per l’istituzione di una Lega di calcio femminile, a “considerare l'opportunità di ridefinire la disciplina sugli agenti e procuratori, anche nel senso di regolamentare le commissioni loro riconosciute”.

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