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Speciale scouting. Esserci sempre: il segreto dell'Udinese. Addio alla stanza dei video

Speciale scouting. Esserci sempre: il segreto dell'Udinese. Addio alla stanza dei videoTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
giovedì 12 novembre 2020, 13:26Serie A
di Ivan Cardia

Pensi scouting e dici Udinese. Oggi tutte le società, o quasi, puntano a pescare talenti sconosciuti, prima degli altri, in giro del mondo. Oggi qualsiasi osservatore parte da lunghe sessioni video e poi va sul campo, per vedere dal vivo il giocatore che lo ha colpito. Vent’anni fa, non lo faceva nessuno, o quasi. Tranne l’Udinese: la società friulana è stata un’autentica pioniera di un certo modo di fare scouting. Anche se la storica stanza dei video non esiste più: “L’abbiamo mandata in pensione dieci anni fa - racconta Andrea Carnevale, che dal 2001 guida gli osservatori del club bianconero - ma in molti hanno preso spunto da noi. Registravamo tutte le competizioni, anche di notte. Siamo partiti con le cassette a dirla tutta: i cd sono arrivati dopo”.

Immaginare il futuro. Ci sono due strade per farlo: puntare sulle promesse locali, o andare in giro per il mondo a pescarne. L’obiettivo è lo stesso: coniugare un’alta qualità calcistica a una visione aziendale. La strada per arrivarci è diversa. A un capo c’è l’Atalanta, all’altro l’Udinese: “Loro sono i più bravi sulla Primavera - continua Carnevale - noi guardiamo più alla prima squadra”. In Friuli cercano giocatori già pronti, la bravura sta nel capire chi sia tale prima degli altri e poi ovviamente nel saperlo valorizzare: “Anche se di giovani ne abbiamo presi e lanciati. Penso per esempio a Zielinski, visto al torneo di Tolone”. Ma per andarli a scovare, i talenti, serve qualche accorgimento.

Essere dovunque. La capillarità è il vero segreto del successo dell’Udinese. Che vanta una ampia squadra di osservatori a cui affidarsi, che siano ex calciatori o meno. Almeno 7-8 in Italia, ma anche all’estero: in Spagna ce ne sono almeno 3, uno si sposta per coprire il Sud America. Dove lo stesso Carnevale si affida all’esperienza di Roberto Policano, ex calciatore di Genoa, Roma e Torino, tra le altre, negli anni ’80. Nel mondo latino, l’Udinese segue soprattutto le competizioni delle nazionali, a partire dal sub-17. Il trucco è esserci, sempre e comunque: “Ci siamo sempre - aggiunge Carnevale - in qualsiasi manifestazione, in ogni parte del mondo. Quando ci vedono in giro i colleghi di altri club si stupiscono di questo”.

Non solo video. Ieri le cassette, poi i cd, oggi Wyscout e gli altri software: l’Udinese ha insegnato a tutti l’importanza del video, che rappresenta tutt’oggi una parte essenziale del lavoro degli scout friulani. Col tempo si è aggiunta l’attenzione alle statistiche. Ma poi bisogna andare sul campo, perché può capitare che il video inganni, che non racconti tutto di un calciatore, da come sa stare in campo quando la palla è lontana a quale sia il suo background. A meno che già dal filmato non sia evidente la presenza di un talento indiscutibile: “Per Muriel e Cuadrado - spiega Carnevale - non serviva approfondire più di tanto, bastava il video. In altri casi vale la pena vederli dal vivo”. Perché il video ti può ingannare e poi perché è anche una questione di sensazioni: “Vidi Handanovic a Longarone, prese tre gol contro i pari età dell’Italia. Ma mi piacquero la sua fisicità e la sua personalità. Lo portai da noi e lo feci valutare ai miei collaboratori. Direi che ho avuto ragione”. Sui portieri, peraltro, l’Udinese si affida anche alle competenze di chi in società quel ruolo lo conosce, come i due preparatori Marcon e Brunner. Specializzazione, capillarità, innovazione: non ci sono trucchi, ma segreti. E raccontano perché da due decenni a Udine si fa la scuola dello scouting.

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