Non supereremo mai quella fase, ma Moratti ha ragione: è cambiato il mondo
C'è nostalgia dell'era di Massimo Moratti, in casa Inter. Dell'epoca dei mecenati, nel calcio italiano in generale. Ieri l'ex presidente nerazzurro, intervistato dal QN, ha raccontato di come sua moglie insista perché torni proprietario del club. Un aneddoto buffo, l'ha definito il diretto interessato: il tema è che la signora Moratti non è mica l'unica.
Manca un po' a tutti il calcio di quegli anni: di Moratti e di Berlusconi, degli Agnelli che si chiamavano Agnelli, e via dicendo. Sensi, Matarrese, Zamparini: a ciascuna squadra il suo nome storico, più o meno rimpianto a seconda dei casi. Però l'ex presidente interista dice la cosa giusta: "È cambiato il mondo".
L'Inter, non unica in Serie A, è proprietà di un fondo. È un po' calcio e molto business: il club cambierà proprietà, neanche fra tantissimo tempo seguendo i programmi, e inseguendo nuovi investimenti. È il nuovo modello, molto americano: del resto le proprietà Usa sono ormai praticamente la maggioranza nel calcio italiano. Ci si deve adattare, la differenza semmai è capire che, più di soldi, algoritmi e fondi, contano le persone.
In questo senso, la nostalgia in casa Inter si attenua un po' pensando ai recenti successi. Tra i grandi meriti dell'era Zhang vi è quello di aver costruito una dirigenza (bi)stellare, dando le chiavi della macchina a Marotta. È il segreto di Pulcinella, che però non tutte le rivali paiono cogliere, dietro un momento d'oro in tempi coniugati. È una soluzione di compromesso che forse indica la strada: fondi e statunitensi sì, ma il calcio sappiamo farlo ancora meglio noi.
L'attualità, per l'Inter, racconta la sfida al Como quale prossimo impegno. Oggi si capirà se Nicolò Barella sarà del match o meno: difficilmente dall'inizio, la rosa a disposizione di Inzaghi è ampia e la voglia di rischiare pochissima. L'anno nuovo si festeggia in Arabia Saudita, in palio c'è il primo trofeo stagionale.