Ciao Joe, combattente e divisivo. Il Viola Park e la Fiorentina nel calcio che conta
Era entrato nel mondo Fiorentina in punta di piedi. In attesa di assistere alla sua prima partita al Franchi si era messo a girellare per campo di Marte. Finendo per ritrovarsi all'interno dell'Affrico mentre erano in campo due squadra di bambini. Joe si era avvicinato alla rete e si era messo a guardare. Il pallone per lui è sempre stata una passione. Magari in quei piccolini si era rivisto lui, a New York. Siciliano trapiantato nella Grande Mela. Aggrappato alle sue origini proprio inseguendo un pallone. Proprio come Rocco Commisso. Il suo Presidente. Un suo amico vero. Un uomo con il quale condividere una grande sfida, di lasciare il segno nel calcio italiano. Nel calcio di quei miti dell'infanzia.
Giuseppe Barone nell'ultimo anno è stato la Fiorentina. Lui, un combattente nato, era impegnato su ogni fronte. Divisivo come lo sono quelli che non amano i compromessi ma vanno dritti per la loro. Chi lo vedeva in azione al Viola Park lo raccontava impegnato a controllare lo stato dell'erba dei campi da giochi, la luce delle strutture, persino i bicchieri del bar. Pignolo fino all'estremo. E poi c'erano le riunioni tecniche, un dialogo che non si è mai interrotto con Italiano (nonostante il divorzio annunciato) le relazioni e i filmati di talenti che potevano entrare nell'orbita viola. Ogni ora un tema. Ogni ora una battaglia. il caso stadio, le strategie del Palazzo federale, il tentativo di riuscire a dialogare sempre più con una parte della città che lo guardava con diffidenza dopo che erano diventate operative le liste dei buoni e dei cattivi.
Questa montagna di sfide forse alla fine lo ha soffocato. Forse ha reso vulnerabile il suo cuore. Joe non ha forse trascurato quella frase che fa sentenza che ricorda come "un esercito sempre in guerra alla fine è destinato a perdere". Forse ha combattuto troppe guerre. Ma questo era Joe. Pochi anni in viola che però sono destinati a entrare nella storia. Il Viola Park, il centro sportivo più bello del Mondo, lo ha finanziato Rocco Commisso ma lo ha pensato e lo ha realizzato Joe. Filo d'erba per filo d'erba, struttura per struttura. Barone lo ha fatto crescere come si cresce un figlio. Non perdendolo di vista neppure un attimo. Con l'orgoglio poi, di farlo vedere agli amici e ai potenti del calcio. Italiani e stranieri. Il Viola Park era la faccia di una proprietà che voleva lasciare qualcosa di unico. Commisso e Barone lasceranno comunque qualcosa di unico.
Poi, c'è l'aspetto sportivo. Joe è entrato in campo quando la Fiorentina navigava stancamente nel nulla calcistico. Senza risultati, senza una precisa identità. I primi passi sono stati complicati. E' sempre così quando inizi un nuovo percorso. Il calcio italiano poi ha regole non scritte. Complicate. Joe ha lavorato per costruire una squadra importante e per riportare il nome della Fiorentina nelle stanze che contano. Forte di un bilancio sano ha preteso di essere raccontata come un modello di gestione. Joe insieme al Presidente Commisso ha provato anche a sfidare im certo mondo di procuratori. Battaglie dure. Joe alcune le ha vinte, alcune le ha perso. Ma non si è mai fermato. Ha continuato a lottare a testa bassa. Convinto, anzi sicuro, di essere nel giusto. Ha provato a stringere alleanze, ha subito qualche tradimento (la mancata elezione in Lega) ma non ha mai alzato il piede dall'acceleratore.
Così con la squadra. La Fiorentina ha cominciato a crescere. Stagione dopo stagione. Certo, è stato doloroso perdere prima Chiesa e soprattutto poi Vlahovic. Sono state ferite dolorose che Joe ha assorbito a fatica. Ma ormai certe partite erano state giocate da altri. Era impossibile rimetterle in piedi. Però passo dopo passo la Fiorentina ha riconquistato dopo una vita un posto nelle Coppe e nell'ultima stagione ha disputato due finali perdendole male. Ma in finale bisogna saperci arrivare e la Fiorentina di Joe c'era arrivata.
Ora cercava la rivincita. Voleva alzare una Coppa che manca da oltre vent'anni a Firenze. Inseguiva questo obiettivo con la sua ferocia, con la sua testardaggine. Assorbendo i problemi e cercando di proporre in continuazione soluzioni. Purtroppo non ha fatto in tempo a regalarsi la sua prima vittoria. Ma anche ora che non c'è più è normale immaginare che continuerà a lottare da lassù. Joe non è uno che si arrende.