La Salernitana ritrova se stessa e il gruppo. In campo emergono nuovi leader. Serve un obiettivo ambizioso. La vittoria non precluda un mercato importante.
La stagione 2024/25 della Salernitana era iniziata con ottimi segnali, e ciò non tanto a livello dei pur positivi risultati, bensì nell'ottica di avere, dalle ceneri, ricostruito un gruppo coeso, ristabilito il rispetto dei ruoli e, infine, aver riavvicinato il team alla sua gente dopo un anno orribile. Tutti risultati al cui conseguimento aveva alacremente lavorato il duo Petrachi-Martusciello, uomini di calcio a cui la società di via Allende aveva deciso di affidare le chiavi della resurrezione granata. Il percorso della squadra, pur con qualche naturale inciampo nel cammino, è parso da subito gratificare la semina del ds e del tecnico, arrivando al suo culmine in occasione della vittoriosa trasferta sul difficile campo del Palermo. Dopo questi tre punti esterni ci si sarebbe attesi il definitivo salto di qualità di una compagine che poteva solo trarre forza ed entusiasmo dal risultato del Renzo Barbera.
Ebbene è accaduto esattamente l'opposto, con l'inizio di un autentico passo del gambero, che ha condotto la Salernitana fino in zona retrocessione. Subito dopo l'exploit in terra sicula, ed in risposta a dichiarazioni di tesserati granata rivolte alla lotta per i play-off, ecco che a raffreddare i ritrovati entusiasmi ci ha pensato proprio la società di via Allende, la quale ultima si è espressa a mezzo di pubbliche dichiarazioni riguardo alla circostanza che la promozione della Bersagliera in massima serie non fosse l'obiettivo stagionale in nome di un imprecisato, se non fantomatico progetto triennale. Sarà un caso ma dal momento della visita al Mary Rosy del patron Iervolino, il cavalluccio marino non ha saputo più vincere, incappando anzi in prestazioni deludenti e prive di mordente, come se quanto detto e sostenuto dal club avesse tolto carica, fiducia e motivazioni al gruppo e a chi lo conduceva.
Un organico che, sebbene allo stato incompleto, annovera giocatori di livello ed esperienza necessita come il pane di obiettivi importanti ed ambiziosi in cui credere e altrettanto una piazza che tanti patemi ha dovuto sopportare l'anno precedente. Soffocare l'ambizione del team e i sogni della tifoseria ha finito per svuotare la compagine granata e produrre un pericoloso rilassamento fondato sulla convinzione che bastasse vivacchiare per rispettare i programmi stagionali del club. Analogamente la mossa improvvida della governance campana ha finito, insieme ai risultati deprimenti arrivati, per allontanare progressivamente il pubblico dagli spalti dell'Arechi e per fare nascere di nuovo teoremi vari sulla proprietà effettiva della Salernitana e su presunte influenze esterne nella gestione del sodalizio. Un autogoal più clamoroso di codesto era davvero difficile firmarlo e le vittorie di un Sassuolo, retrocesso come i granata e capace con mille spettatori in casa di mantenere tanti big, non facevano altro che fare montare ulteriormente rabbia e dissensi contro Danilo Iervolino e soci.
Il punto più basso sembrava essere stato toccato con la sostituzione del tecnico Martusciello con il sempre pronto alla chiamata Colantuono, avvicendamento visto come un ribadire il non possedere ambizioni e come una perdurante volontà di non investire neppure nel calciomercato di gennaio. E poi, dopo la quaterna incassata dal Sassuolo in Emilia, ecco che giunse il match da dentro o fuori con la Carrarese, tra proteste e diserzioni a tempo della Curva Sud Siberiano. Ebbene il campo ha riportato la vittoria in casa Salernitana e i tre punti sono anche arrivati con un largo punteggio, ma soprattutto la squadra è parsa ritrovarsi sia per fame e voglia (come riconosciuto dal mister dei toscani Calabro), sia per gioco espresso e occasioni create. Colantuono è parso aver trovato il bandolo della matassa e aver indovinato l'assetto tattico e l'undici migliore per fare rendere al meglio la sua Salernitana, conferendo ad un tempo efficacia offensiva e solidità difensiva, in una parola trovando il famoso equilibrio sul rettangolo verde.
La difesa a tre composta da un trio esperto e strutturato fisicamente come Ferrari-Bronn-Jarozsinski, con il supporto di esterni di centrocampo come Stojanovic e Ghiglione, portati a spingere ma pure a ripiegare in supporto della retroguardia stessa, ha ridotto, infatti, sensibilmente i pericoli per Sepe. Allo stesso modo la coppia centrale Amatucci- Reine Adelaide è apparsa la migliore e la più ben assortita possibile, capace di costruire e interdire efficacemente e di innescare un duo di trequartisti liberi di inventare e di pungere davanti come Verde e Soriano, due che parlano la stessa lingua e danno del tu al pallone. L'ex Spezia finalmente liberato da catene tattiche e libero di spaziare per il campo e l'ex Bologna messo più vicino alla porta hanno potuto fare la differenza e supportare il polacco Wlodarczyk, non più isolato davanti a sgomitare contro difensori in netto sovrannumero.
Il segnale più importante sarebbe, però, giunto dall'avere la Salernitana trovato nuovi leader, come Reine Adelaide, talentuoso mediano francese che nulla c'entra con la cadetteria, e Soriano, finalmente decisivo e trascinante per i compagni, elementi carismatici che si sono aggiunti ai vecchi trascinatori Ferrari, Amatucci e Verde. Al di là delle considerazioni sul livello di un avversario non eccelso e sulla ovvia necessità di riconferme, questa ritrovata Bersagliera ricca di leadership oltre che di talento non può che fare ben sperare per una pronta risalita in classifica, a patto, tuttavia, di non pensare di limitare i movimenti di mercato a gennaio. Nel prossimo imminente calciomercato Petrachi dovrà, infatti, ergersi a protagonista andando a prendere quei 4/5 elementi in grado di alzare la competitività di un gruppo che necessita di ambizione per esprimere il suo vero potenziale e che, se puntellato da un lato e sfoltito da un altro, potrebbe regalare soddisfazioni alla torcida granata.