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L'esperienza e la saggezza di Claudio Ranieri vista e raccontata da Alberto Polverosi
Claudio Ranieri ha saputo ridare alla Roma un'identità e una serenità, mostrandosi ancora una volta come uno degli allenatori più esperti e più saggi del panorama calcistico mondiale. Ma qual è il segreto di Claudio Ranieri? Una domanda a qui risponde una grande firma del giornalismo come Alberto Polverosi, autore nel 2016 anche del libro dal titolo "Metodo Ranieri. I segreti di un eroe normale, protagonista della più bella storia del calcio moderno" (editore Vallardi).
"Credo che il suo segreto - sottolinea Polverosi - sia la serenità, la tranquillità e la saggezza. Una serenità interiore che lui ha sempre avuto, anche da giocatore. Non è mai stato una prima donna, non è mai stato uno che pensa di aver inventato il calcio, non si è mai inventato cose per far vedere che l'allenatore è oltre il giocatore. Anzi, lui è convinto che il calciatore sia fondamentale per la carriera di un allenatore, e non viceversa".
"La sua è stata una crescita continua, partendo dalla gavetta, mangiando tanta polvere con qualche rovescio ovviamente. E' sempre stato così, e ora appare di più, perché a 73 anni non è lucido, è più che lucido. Lui va negli spogliatoi, guarda i giocatori negli occhi e decide la formazione. E' uno dei migliori al mondo a leggere le partite. Quando cambiò il regolamento, con le sostituzioni passate da tre a cinque, lui era allenatore della Sampdoria. Ed è stato uno dei grandi sponsor di questo cambiamento. All'epoca dicevo: "'fosse stato un allenatore con una rosa ampia come le big, capirei, ma alla Samp invece… E invece era chiaro, perché lui vede la partita e capisce quando intervenire e dove intervenire. Questo per me è l'allenatore. Ed è il tipo di allenatore che consiglierei a qualsiasi società".
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"Credo che il suo segreto - sottolinea Polverosi - sia la serenità, la tranquillità e la saggezza. Una serenità interiore che lui ha sempre avuto, anche da giocatore. Non è mai stato una prima donna, non è mai stato uno che pensa di aver inventato il calcio, non si è mai inventato cose per far vedere che l'allenatore è oltre il giocatore. Anzi, lui è convinto che il calciatore sia fondamentale per la carriera di un allenatore, e non viceversa".
"La sua è stata una crescita continua, partendo dalla gavetta, mangiando tanta polvere con qualche rovescio ovviamente. E' sempre stato così, e ora appare di più, perché a 73 anni non è lucido, è più che lucido. Lui va negli spogliatoi, guarda i giocatori negli occhi e decide la formazione. E' uno dei migliori al mondo a leggere le partite. Quando cambiò il regolamento, con le sostituzioni passate da tre a cinque, lui era allenatore della Sampdoria. Ed è stato uno dei grandi sponsor di questo cambiamento. All'epoca dicevo: "'fosse stato un allenatore con una rosa ampia come le big, capirei, ma alla Samp invece… E invece era chiaro, perché lui vede la partita e capisce quando intervenire e dove intervenire. Questo per me è l'allenatore. Ed è il tipo di allenatore che consiglierei a qualsiasi società".
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