Juventus campione solo per mancanza d'alternative. Il Milan merita Pioli, due ruoli troppi per Rangnick? Liverpool-Thiago Alcantara, l'accordo e l'ostacolo
La Juve sarà tra poco campione d'Italia solo per mancanza d'alternative. Perché le altre, le Lazio, le Inter, le Atalanta, i Napoli, sono troppo incomplete per potere essere un'alternativa. Perché la Lazio ha solo 11 titolari, perché l'Inter è ancora in analisi, perché l'Atalanta due competizioni assieme non le poteva giocare, perché il Napoli in analisi ci è andato tutto autunno e inverno.
Una alternativa normale, coerente, credibile e con i requisiti minimi da potenziale campione senza essere per forza straordinaria, avrebbe vinto lo scudetto.
Non sarà così perché la Juventus è una squadra con una rosa eccezionale (pazzesco qualcuno ne abbia dubitato) che riesce a giocare da squadra solo quando di fronte ha delle piccole, ma quando il gioco si fa veramente duro (come poche volte serve davvero a una grande squadra in un anno) ancora non sa chi è.
Milan-Juventus è stata una splendida partita anche nei 50 minuti di 0-0, con intensità a viso aperto, dove è sparito il centrocampo non per mancanze ma per volontà di giocarsela da un'area all'altra. Ma la Juve si è trovata 0-2 con solo un terzo di partita da giocarsi, con il doppio della qualità tecnica del Milan, con la saggezza di sapere come gestirla. Ed è andata totalmente nel pallone, in una maniera che ci saremmo aspettati dall'umorale Inter, dall'impaurita Lazio, ma non di certo dalla squadra di Sarri con mille opzioni e certezze.
Quello che ha combinato la difesa juventina (3 gol subiti in 5 minuti! 4 gol in 15 minuti!) è stato da difesa del Siena, forse per essere più fedeli allo stile della maglia stagionale. Bonucci completamente fuori fase, Rugani forse nella partita più disastrosa di sempre e avendo l'imbarazzo della scelta nell'eleggerne una, Alex Sandro allucinato, Danilo oggetto misterioso.
Ma anche così, oggettivamente non può non essercene a sufficienza per portare a casa uno 0-2 contro un Milan che viaggia a galassie di distanza da te sul piano della qualità. Ancora una volta, non sembra esserci davvero raccordo tra squadra e allenatore al momento del dunque.
Tenete bene a mente questo dato del Milan: in 4 giorni ha dato ben SETTE gol alle prime due in classifica. E mostrando tempra, soprattutto. Non diventa di colpo quello che non è, ma Pioli con una rosa che vale il sesto posto sta facendo un lavoro assolutamente egregio. Non è sempre stato così, bisogna essere onesti nell'analisi: è la stessa squadra che si faceva umiliare 5-0 a Bergamo. Ma il merito di Pioli è l'ottimizzare il poco a disposizione, e soprattutto il trend recente.
Non diventa di colpo brillante il Milan, ma ha carattere, si era già visto in Coppa Italia, e non è poco pensando a quella che era una banda in inverno nel derby e contro l'Atalanta.
Ora: Rangnick è realtà. E badate bene: Rangnick è un fuoriclasse vero, il vero fautore ideologico a monte degli ultimi due decenni d'oro del calcio tedesco, con le sue metodologie nel calcio giovanile che hanno migliorato endemicamente un movimento. Ma non è detto che un fuoriclasse abbia successo, bisogna creargli le condizioni giuste. Pensate a Carlos Bianchi, un assoluto punto di riferimento mondiale in panchina, ma che fallì miseramente a Roma perché scaraventato in una realtà non sua e in cui non fu propriamente guidato.
Rangnick è perfetto per il progetto complessivo che il Milan vuole per rilanciarsi nella prossima generazione. Ma il dubbio è se sia il caso che assuma il doppio ruolo, sia direttore che allenatore. Alla Wenger per intenderci.
Non perché non ne sia capace, ma il mondo Milan e l'Italia in generale sono un pianeta che gli è totalmente sconosciuto: davvero è semplice accentrare tutto in una volta in una dimensione che ti è totalmente aliena?
Peraltro lo stesso Rangnick negli ultimi 7 anni solo per due stagioni ha voluto intraprendere anche il lavoro dell'allenatore, essendo costretto anche ad andarci piano da quella “sindrome da fatica” che nel 2011 lo obbligò ad abbandonare la panchina della Schalke.
Il Milan ha il diritto di scegliersi i propri uomini di fiducia, e la proprietà ha il diritto di cambiare se lo ritiene necessario. E sicuramente non ha senso iniziare un nuovo progetto con uomini in cui non si crede totalmente. Se Pioli non è quello che si vuole, ha senso cambiarlo. Ma davvero non è possibile trovare una aderenza di intenti tra Rangnick direttore e Pioli allenatore?
C'è gente che invece ha altre preoccupazioni. Come il Liverpool: nonostante Thiago Alcantara non corrisponda ai parametri di acquisto standard della società per età e situazione atletica, tuttavia l'occasione di acquisto a prezzo di saldo dovuta all'ultimo anno di contratto ha convinto Klopp a fare il passo nei confronti di uno dei pochi playmaker puri rimasti, peraltro svezzato da anni di intensità bavarese. L'accordo di massima tra società e giocatore c'è, adesso manca quello tra Liverpool e Bayern. I tedeschi non ostacoleranno l'uscita, ma l'intesa che sembrava inizialmente possibile sul prezzo, adesso pare più complessa, tra rialzo del Bayern e ribasso del Liverpool. Ma fino al 5 ottobre c'è ancora molto tempo...