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Dragusin come Schick e Golovin, Ngonge come Iturbe, Berardi e D'Agostino. Le incomprensibili fissazioni dei club sul mercato, i tormentoni e la mancanza di idee sul mercato

Dragusin come Schick e Golovin, Ngonge come Iturbe, Berardi e D'Agostino. Le incomprensibili fissazioni dei club sul mercato, i tormentoni e la mancanza di idee sul mercato
venerdì 12 gennaio 2024, 16:01Editoriale
di Marco Conterio
Conduttore su Radio Sportiva, in RAI con 90° Minuto e Calcio Totale, è uomo mercato ed editorialista di Tuttomercatoweb

Tutti pazzi per lui. Ve lo ricordate quando tutta Italia non voleva far altro che portarsi a casa Patrik Schick? Come se non esistesse nessun altro attaccante. Come se fosse l'unico film proposto al cinema e non ci fosse ulteriore necessità di cambiar pellicola. Tutti pazzi per Patrick. Giocava e meravigliava alla Sampdoria e allora via di richieste, d'offerte, di proposte, da Marotta ad Ausilio, da Sabatini a Monchi, da Giuntoli a De Laurentiis. La creme de la creme delle proprietà e dirigenze. La spuntò la Roma, la storia non andò poi come sperato e desiderato, per quello che sembrava anche un novello Zlatan Ibrahimovic (ma comunque con una carriera d'alto livello). E Aleksandr Sergeevich Golovin da Kaltan, Russia? C'è stato un momento storico nel quale le grandi d'Italia sembrava che non potessero fare a meno del talento del nazionale russo, che pareva l'unico giocatore sulla faccia del pianeta capace di poter fare uno step in più alle linee di centrocampo di Inter e Juventus.

Le storie di Dragusin, Iturbe e Berardi
Le storie di Radu Dragusin e di Cyril Ngonge sembrano questi racconti qui, uno, dieci, centomila. Purtroppo nessuno no, perché ogni sessione un tormentone soffia nell'aria e mica per colpa di chi lo racconta, per chi raccoglie informazioni, di chi carpisce dettagli e prova a spiegarli a chi legge, guarda e ascolta. Sembra che a ogni giro di valzer sul calciomercato, un numero X di dirigenze veda e consideri un solo giocatore sul pianeta come obiettivo. Lo vuole la grande rivale? Ci vado pure io. Lo cerca una potenziale avversaria in campionato, o in Europa? E' caccia allo sgambetto, al dispetto, all'affare soffiato. Ve lo ricordate quando non avere Juan Manuel Iturbe in rosa equivaleva a smarrire in un tombino il biglietto già vincente ma non riscosso della Lotteria? Oppure quando Gaetano D'Agostino, meraviglioso dieci prima e regista poi, era potenzialmente l'unico uomo di immensa fantasia appetito sul mercato europeo? E figuriamoci Domenico Berardi, prepariamoci a un'altra estate...

Chi andrà in Coppa d'Africa?
Così resta tutto così incomprensibile. E non si discute, in queste righe, il grande valore o le allora enormi potenzialità dei giocatori sopra citati. Non sono in discussione Dragusin e Ngonge, Iturbe e D'Agostino. Il punto è che sempre più spesso sembrano mancare le idee e che l'erba del vicino sia sempre più verde. In Italia è pratica comune, la storia di Dragusin conferma che è un racconto europeo. Ma non ovunque. Anche da noi. Sapete quante società italiane andranno sin dal primo giorno a seguire la Coppa d'Africa in Costa d'Avorio a seguire i migliori giocatori del Continente nero? Esatto. Nessuna (verificato, ma se qualcuno avesse cambiato idea, ben disposti a ricevere un whatsapp e correggerci in corsa). In meno di dieci andranno al Preolimpico che inizierà tra poco in Venezuela mentre gli osservatori delle formazioni norvegesi, danesi, inglesi, olandesi, saranno praticamente tutti e tutte presenti in tutte le competizioni (e dalla Bundes, e pure dalla Zweite tedesca, anche in Coppa d'Asia). Qui viviamo degli ennesimi tormentoni, seppur augurando a Dragusin e Ngonge un luminoso futuro degno dei migliori Van Dijk e Vinicius jr. Ma quando usciremo dalla moda delle mode e torneremo a credere nelle idee pure?

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