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Decreto crescita: vizio o virtù

Decreto crescita: vizio o virtùTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 19 ottobre 2023, 17:07Editoriale
di Luca Marchetti

Si torna a parlare con grande veemenza del Decreto Crescita e dei suoi effetti. E il fatto che non ci sia ancora chiarezza (o accordo) rispetto a quanto sarà poi effettivamente inserito nella finanziaria sulla modifica della norma la dice lunga.
Le scorse ore sono passate a spulciare documenti ufficiali e ad ascoltare fonti qualificate rispetto all’argomento. Di sicuro, secondo le ricostruzioni fatte a Sky e anche dagli altri colleghi di altre testate non c’è una convergenza, nel mondo politico. Come non c’è nel mondo sportivo.
Da una parte c’è la spinta a non confermare il Decreto Crescita, anche per i calciatori. Perché il Decreto sarà certamente modificato (così ha annunciato il Governo), ma - sempre nella stessa nota - si esentano i calciatori (insieme ai ricercatori e ai professori universitari). Poi, sempre da varie parti del Governo, arrivano delle interpretazioni a quel testo, che ancora non ha una traduzione in disegno di legge (peril momento). C’è chi dice che si vuole mantenere tutto invariato, c’è chi invece è per la linea dura. E in mezzo ci sono le posizioni del mondo del calcio, come detto molto simili a quelle della politica.
Ma quali sono stati in questi anni gli effetti del Decreto Crescita?
Di sicuro per mantenere la competitività internazionale (che comporta anche l’appeal in generale del nostro calcio) le società spingono per tenerlo così come è. Senza entrare in ulteriori dettagli (come se varrebbe o meno per i contratti in essere: questo punto sembra essere smarcato, a parte interpretazioni sulla residenza fiscale minima degli ultimi contratti firmati, situazione che ancora non è stata affrontata a pieno) il Decreto Crescita ha permesso alle società di viaggiare su due direttrici: essere più competitivi di altri sull’acquisto di giocatori importanti per poter pagare dei salari netti di rilievo con tassazione agevolata ma anche di poter acquistare dei giocatori di fascia media (o medio bassa) pagandoli meno (salario) dei giocatori italiani o che già giocano in Italia.
E’ proprio quest’ultima possibilità che ha movimentato il dibattito in Italia intorno a questo tema. Le agevolazioni per gli stranieri hanno chiaramente indirizzato il mercato. Il 63,4% dei calciatori della nostra Serie A, sono stranieri. La scorsa stagione era il 57%, nel 21/22 la percentuale era al 55%, così come nel 20/21, 54% nel 19/20, primo anno di introduzione del decreto crescita. 45% nell’anno immediatamente precedente: il 18/19.

Insomma è evidente anche nei numeri della presenza in rosa dei giocatori, senza andare (per il momento) ad analizzare l’utilizzo, che il mercato all’estero ha certamente condizionato le scelte dei nostri club. E qui si innestano anche i discorsi sulla Nazionale e sulla capacità di crescere i talenti italiani e quindi sul ricambio che può esserci in maglia azzurra, in questo periodo di lunga difficoltà (Europeo 21 a parte, ovviamente).
Per mantenere la competitività dei club si deve rinunciare alla qualità dei nostri calciatori (peraltro con un azione a lunga gittata): questa potrebbe essere l’estrema sintesi. Ma questa è una strada che i club non hanno intenzione di percorrere. Non certamente tout court.
Ma il Decreto Crescita, che nelle intenzioni aveva come obiettivo quello del rientro di cervelli dall’estero, è servito a portare grandi giocatori in Italia o semplicemente dei giocatori (economicamente più vantaggiosi)? E’ questa la domanda. Il dibattito però potrebbe aiutare a centrare il punto e a trovare una sintesi. Già nel corso degli anni ci sono stati degli accorgimenti per il mondo del calcio (stipendio lordo superiore al milione di euro e un limite di età, 20 anni). Per coniugare entrambi gli obiettivi la strada sembrerebbe anche semplice, almeno sulla carta. Alzare ulteriormente il tetto minimo, per permettere delle agevolazioni realmente per delle eccellenze. Per mantenere davvero una competitività reale intatta. Ma allo stesso tempo arriverebbero buoni (o buonissimi) giocatori con uno sgravio fiscale e ci sarebbe meno spazio per giocatori stranieri almeno alla pari con i “nostri” italiani.
E magari c’è anche lo spazio per poterlo fare. Non prendere in considerazione i vantaggi del Decreto Crescita sarebbe deleterio. Come dannoso sarebbe non rendersi conto delle storture che invece ha creato. Come al solito, però, sarebbe necessario guardare un orizzonte più lontano. E non (soltanto) l’interesse specifico.

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