Manzin a TuttoBari: "Mancano punti e un attaccante, ma c'è organizzazione. Falletti? Gli do un consiglio"
In carriera, ha giocato a centrocampo ed è cresciuto nel vivaio del Torino. Ha giocato qui a Bari dal 1978 al 1980, segnando 7 gol in poco meno di 50 presenze. Livio Manzin ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni. Queste le sue parole.
Sulla stagione attuale del Bari: "Diciamo che da quando mi sono staccato l'ho sempre seguito. Poi anche qui a Torino non ho mai smesso, tramite giornali e televisione. Poi i social sono stati motivo d'aiuto perché ho ritrovato tanti sportivi e tifosi che si ricordavano dei miei trascorsi e fa piacere confrontarsi con loro. È una parte di me, anche per un discorso affettivo, perché mia figlia nacque nei miei due anni a Bari e quindi è un motivo in più per seguirla con simpatia. Bari è una piazza importante e al contempo difficile per tanti giocatori perché per giocarci ci vogliono le palle. La tifoseria è giustamente molto esigente. Non ho avuto modo di giocare al San Nicola, ma posso immaginare quando è pieno, vista la capienza, cosa succede. Già per noi giocare davanti a 35-40mila era una bella cosa. Il tifoso vuole vedere sacrificio e attaccamento. Le ultime annate sono state altalenanti. Era una buona occasione quella dello spareggio contro il Cagliari. Era l'attimo buono per salire. Non è andata e diventa dura riprogrammare per raggiungere la Serie A, che dovrebbe essere la categoria di questa città e giusto premio di questa tifoseria fantastica. Sono fiducioso perché conosco indirettamente Longo. Inoltre è scuola Torino come me, e il settore giovanile granata è uno dei migliori, vista l'importanza della squadra. Ha tutte le prerogative e credenziali per fare bene con la squadra. A livello di giocatori, c'è bisogno di attaccanti che la buttino dentro perché il gioco è positivo. Ci sono squadre molto attrezzate, ma non è facile ottenere una striscia di 13 risultati utili consecutivi. È segno di una certa intesa e organizzazione. Mancano 4-5 punti persi in casa. La posizione è positiva, ma sono stati lasciati punti per strada che potevano farla essere tra le prime 3/4 del campionato. Potrebbe ambire ai playoff e giocarsela. La vedo molto molto difficile per la promozione diretta, ma se continua sto filotto perché no".
Su Falletti e il suo errore dal dischetto contro il Brescia: "Capisco Falletti perché ricordo un rigore sbagliato col Taranto sul 3-3 a 7/8 minuti dalla fine. Volli cambiare angolo ma il portiere me lo intuì, deviandolo sul palo. In quel momento ti senti crollare il mondo addosso, ma serve essere forti per reagire. Non deve mollare la presa e la soluzione migliore è tirarne subito un altro, ribatterlo senza problemi. Serve lucidità perché l'errore a volte è frutto della fatica e dell'importanza del rigore. Inoltre, noto che i portieri di ultima generazione sono tutti fisicati e quindi se ti trovi davanti uno di un metro e novanta, serve anche bravura per segnare".