TMW - Torino, Ludergnani: "Crediamo nello scudetto Primavera. Fondamentali le nuove strutture"
Il responsabile del settore giovanile del Torino, Ruggero Ludergnani, ha incontrato i giornalisti allo stadio Olimpico Grande Torino. Tante le tematiche affrontate, dalla soddisfazione per una Primavera in semifinale play-off per lo scudetto fino alle strutture che ancora mancano nel club di via Arcivescovado. Queste le parole di Ludergnani raccolte da TuttoMercatoWeb.com.
Si può far giocare la Primavera più vicina a Torino?
“Nessun problema di budget. Semplicemente ci sono requisiti minimi e basilari stabiliti dalla Lega per partecipare al campionato. Abbiamo cercato in ogni modo strutture che ricoprissero questi requisiti: ci sono anche requisiti tecnici, come qualità dei campi, degli spogliatoi e delle tribune. Non nego che le squadre avversarie fanno un report sugli impianti dove hanno giocato. I requisiti per giocare il campionato Primavera sono rigidi, faremo di tutto per riportare la squadra in città o più vicino. Anche per la squadra è un sacrificio non giocare vicino alla città, non fa piacere non avere tanto seguito. Siamo consapevoli, ma ci sono requisiti da rispettare”
Quanti osservatori avete in giro per il mondo?
“In questi due anni mi è capitato di notare osservazioni e interviste. Abbiamo messo in piedi grazie al presidente un’area scouting importante. Ci sono ragazzi per l’Italia e per l’Europa con collaboratori miei, come Caprari e Musumeci. Abbiamo tre scouting solo per l’estero, secondo me non ci si rende conto di ciò che si è messo in piedi. C’è una bella squadra che lavora con lo scouting della prima squadra, è importante la condivisione degli investimenti per fare un buon lavoro”.
C’è una Primavera che si gioca lo scudetto: dove può arrivare?
“Siamo molto contenti del cammino della squadra. Se ci crediamo? Ovvio che se siamo lì, ci crediamo. Ora ci saranno gare equilibrate che si decideranno su dettagli ed episodi. La Primavera del Toro non è mai arrivata così in alto dopo una regular season. Pensiamo di avere le carte in regolare per giocarci la semifinale, siamo fiduciosi”
Com’è la situazione delle squadre più giovani?
“Dipende da come la analizziamo. Se domenica Ansah al 95’ non avesse segnato il 3-2, ora dovremmo affrontare un quarto di finale e non la semifinale. Non si può giudicare una stagione da un episodio all’ultimo secondo di una gara, faccio valutazioni che vanno oltre al raggiungimento di una posizione in classifica. Dall’anno scorso ad oggi si è fatto un passa in avanti in tutte le categorie, ma non mi interessa la classifica: dobbiamo far crescere i singoli valori, c’è un percorso che passa dal mercato e dal lavoro quotidiano. Ci vogliono stagioni, sicuramente se mi chiedete se sono contento del livello, io dico che abbiamo la necessità di crescere con tutte le squadre. Come singole rose, abbiamo sicuramente la volontà di crescere la qualità dei gruppi”
Gineitis in prima squadra è il risultato più importante?
“L’obiettivo di un settore giovanile è produrre giocatori che entrino in pianta stabile in prima squadra. E’ innegabile che sia la più grande soddisfazione di questi due anni. So da dove siamo partiti, mi ricordo la stagione passata e ciò che abbiamo dovuto vivere quotidianamente. Le parole di Juric ci hanno dato ancora di più, una grande forza di voler lavorare di più: lo ringrazio a nome di tutto lo staff del settore giovanile. Questi complimenti sono i più importanti, ma il percorso di Gineitis è un esempio per tutti e il nostro obiettivo”
C’è qualcun altro che possa salire in prima squadra durante il ritiro estivo?
“Con Vagnati e Moretti facciamo sempre un punto sui percorsi, ma siamo concentrati sulla semifinale di martedì ed è tutto rinviato alla fine del campionato. Abbiamo idee chiare, terremo conto delle riforme dei campionati imposte dalla Federazione. E’ giusto fare tutto alla fine del campionato”
Ci fa un punto sul Robaldo?
“Come modo di lavorare, rispetto quelli che sono i ruoli all’interno della società. Sono a conoscenza di ciò che sta succedendo al Robaldo, ma il principale incaricato è Paolo Bellino: è lui che ha più di tutti conoscenza del processo di realizzazione. Stanno andando i lavori, questa è una certezza, e dico che è un asset troppo importante per il settore giovanile del Toro e per migliorare il lavoro quotidiano, oltre alla competitività sul mercato. Mi auguro di averlo quanto prima, in questi anni ho vissuto sulla pelle il peso del marchio del Toro: ha un appeal clamoroso in Italia e in Europa, anche il nostro mondo è competitivo e le strutture sono alla base di questo per portare i giocatori”.
Con gli allenatori come vi confrontate?
“Uno dei compiti più difficili nel settore giovanile è individuare gli allenatori migliori che si sposino con la tua idea da tutti i punti di vista, di condividere non la stagione e non sulla partita ma una visione più ampia sul giocatore. E’ difficile trovare queste persone, ci vuole tempo. Un limite di non avere un centro sportivo è non essere a contatto con tutte le squadre, non si può essere su tutti i campi dove si allenano. Questa cosa un po’ mi limita, sto cercando come ovviare e sto ragionando di inserire qualche collaboratore in più”
Silvano Benedetti lascerà la scuola calcio: avete individuato un sostituto?
“Quando sono arrivato al Toro, c’è stata una persona che si è comportato in maniera leale, collaborativa e non mi ha mai caricato di problemi e pressioni: si chiama Silvano Benedetti. A novembre-dicembre, con contratto in scadenza a giugno 2023, abbiamo parlato e in maniera sincera mi ha detto che era stanco, voleva del tempo per lui anche perché è diventato nonno e anche mia moglie mi richiede a casa. Ho provato in tutti i modi a fargli cambiare idea, glielo ha chiesto anche il presidente magari con un incarico meno pesanti. E’ un lavoro tutti i giorni e a tutte le ore, lo capisco benissimo. La sua scelta va rispettata. E’ un gran dispiacere, mai nessuno come lui si è comportato così con me. Abbiamo pensato al futuro, saremo dilettanti a non farlo, e lo stiamo sviluppando: aspettiamo tempi tecnici, scadenze federali da aspettare. Chi verrà dopo Benedetti avrà una grande responsabilità. Gli ho già detto che non lo invidio, ha un’eredità pesante”
C’è ancora tanto di incompleto?
“Questi due anni sono passati in maniera veloce, sono stati due anni intensi. Il bilancio è positivo, se penso a da dove siamo partiti e dove siamo arrivati sono contento. I miei collaboratori mi dicono che non sono mai contento, è un po’ un difetto e un pregio. Ma se mi fermo e sono lucido, abbiamo fatto tante cose, anche se non sono contento di dove siamo. Il Toro può e deve fare di più, ma ci sono asset fondamentali che vanno oltre per fare un passo in avanti definitivo. Il mio contratto è in scadenza nel 2024, ho ancora un anno e non ci penso. C’è tempo davanti, quando lavori nel settore giovanile devi darti tempo per mettere a posto le cose. In due anni sono migliorate tante cose, Gineitis in prima squadra ti dà forza per andare avanti, ma non vorrei che il secondo posto della Primavera dicesse che è tutto a posto. Abbiamo tanto da fare sotto”.
Cos’hanno in più gli stranieri rispetto agli italiani? Voi e il Lecce siete in alto con pochi italiani…
“Sono esempi diversi, sono cose completamente diverse. Abbiamo ragazzi stranieri, per raggiungere competitività in minor tempo possibile è innegabile pensare che comprare solo in Italia ci sono costi alti. E chi li ha forti, se li tiene. Perciò, se vuoi aumentare la qualità, vai fuori. Ci saranno modifiche in atto per la prossima stagione, ne abbiamo parlato anche con Cairo e Vagnati: bisognerà porre più attenzione sul mercato per aumentare investimenti sui giocatori italiani”.
Siete poco attenti al territorio piemontese?
“Abbiamo inserito uno scouting solo per il Piemonte, per fare certe cose devi strutturarti e avere rapporti, oltre ad essere radicati. La cosa importante è che arrivino i ragazzi giusti, dobbiamo cercare di produrre. Siamo attenti, abbiamo seguito il Torneo delle Regioni e avevamo cinque osservatori più io, Caprari e Musumeci. E ci struttureremo ancora di più per un lavoro di scouting ancora migliore sul territorio”
Quali saranno le prossime strategie per rimanere competitivi?
“Ogni giocatore vuole essere in una squadra forte, dobbiamo cercare di avere strutture di primordine. Non c’è altro segreto. Noi dobbiamo spingere sotto questo aspetto, da lì vengono le altre cose. Dobbiamo creare appeal in strutture, il nostro convitto è tra i più belli e le famiglie mettono sulla bilancia anche il servizio che si mette a disposizione. Stiamo lavorando per cercare di migliorare la qualità dei servizi per gli allenamenti: abbiamo idee, ci permetteranno di fare un salto in avanti nell’immediato. Moretti è un martello su questo, dobbiamo migliorare il servizio per i giocatori. Stiamo girando vari posti per aumentare la qualità del lavoro giornaliero per i ragazzi e per lo staff”.
Qual è il suo pensiero sulle seconde squadre?
“Spesso ci viene rinfacciato che in Italia si fatica a far giocare i giovani, il fatto di avere un Under 23 è un’arma per capire il percorso che aspetta i giocatori. Di Scalvini ce n’è uno, il nostro Gineitis è dominante in Primavera ma deve lavorare per entrare nell’undici titolare: avere categoria di mezzo per continuare la crescita è un aspetto importante. Ma il percorso non finisce qui, poi bisogna crederci tutti insieme. Finita l’Under 23 c’è un domani, sicuramente può essere la strada giusta. E’ importante che i direttori sportivi delle prime squadre credano nei settori giovanili e che sia interessato, oltre a sviluppare insieme un lavoro. Altrimenti possiamo inserire quante squadre vogliamo, ma non cambierà nulla. Mi sento fortunato perché qui, quando ho richieste di prendere un ragazzo, c’è sensibilità: sentire il mister Juric che parla così di noi ci spinge nel lavoro quotidiano”.
Quanto può aiutare diventare campioni d'Italia in Primavera nel far crescere l'appeal?
"Siamo la più grande sorpresa di quelle che sono arrivate lì: da un lato mi ha dato fastidio, dall'altro mi inorgoglisce. Se cambierebbe qualcosa? Forse sì o no, dobbiamo dare continuità. Siamo arrivati in finale anche a Viareggio, anche questo dà lustro, e l'abbiamo persa contro il Sassuolo non troppo meritatamente. Faccio i complimenti al mister e allo staff, sono stagioni pesanti e siamo a disposizione della prima squadra, a volte dobbiamo cambiare i programmi: tutti hanno fatto un lavoro straordinari. L'emblema della gara di sabato è che abbiamo un gruppo di giocatori e bravi ragazzi, in un momento di difficoltà sono entrati ragazzi che non vedevano il campo da cinque partite e l'hanno risolta loro. Andiamo giù per giocarci le nostre carte, non abbiamo la pancia piena"