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Inter non bellissima ma bellissima e rabbiosa vittoria

Inter non bellissima ma bellissima e rabbiosa vittoriaTUTTO mercato WEB
Oggi alle 07:31Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Gabriele Borzillo per LINTERISTA.IT

Vero, non siamo bellissimi.
Vero, nemmeno ingiocabili.
Vero, e neanche marziani.

Tutto vero, tutto certificato da prestazioni a volte disarmanti. Inutile stare a elencarle, tanto le conosciamo a memoria. Ma, facendo un piccolo tuffo nella memoria, quante sono state? O, meglio, in quante circostanze questa squadra ha mollato bellamente gli ormeggi lasciandosi trasportare dalla corrente senza opporre la minima resistenza? Una? Magari due? Insomma, stiamo portando a esempio un paio di partite sulle quarantatré giocate a tutt’oggi: più di ciascuna delle nostre dirette concorrenti. Parliamo di una percentuale piuttosto bassa, definirla insignificante mi sembra eccessivo. Ma no, dai, eccediamo pure: percentuale insignificante sia.

Chi critica a prescindere, esiste anche chi critica a prescindere adducendo la famosa storiella degli scudetti persi e dell’unico vinto da Simone Inzaghi - l’allenatore con la media punti più alta nella storia ultracentenaria della Società nerazzurra, lo ricorderei per rinfrescare la memoria – dovrebbe rivivere mercati a zero o cessioni dolorose e importanti, giusto per citare un paio di argomentazioni a suffragare la bontà del lavoro del nostro tecnico attuale e, mi auguro, futuro. Altrimenti si tratta di giudizi assolutamente parziali. E la parzialità non è mai attendibile.

Ho aperto con “non bellissimi”: è così, non siamo bellissimi. Siamo umani, fallaci, battibili. Come tutti. Più di tutti, perché con noi la critica è sempre pronta a lanciare strali, colpevoli di portare lo scudetto sul petto, insieme alla doppia stella, campioni d’Italia in carica e, pertanto, favoriti numero uno nella corsa al titolo in questa lunghissima stagione. E la nostra vulnerabilità è apparsa evidente proprio ieri sera, nella sfida che avrebbe dovuto rappresentare una passeggiata di salute: al contrario si è trasformata in una battaglia, coi nostri avversari in stato di grazia, capaci di trasformare in gol le due circostanze in cui hanno centrato lo specchio della porta, complice una difesa allegra e, a tratti, assai poco reattiva. Il due a zero a qualche minuto dalla fine del primo tempo sembrava raccontare uno di quegli incubi pallonari che ti perseguitano nel corso degli anni, quelli che ma ti ricordi…

L’Inter non ha mollato, per nulla. Ha dimezzato lo svantaggio prima di andare negli spogliatoi, meritatamente aggiungerei senza che nessuno se ne abbia a male. Poi, rientrati sul prato verde, ha letteralmente assediato la porta di Turati da destra e da sinistra: il pareggio arriva da un tocco di rara intelligenza del subentrato Bisseck per la saetta di Calhanoglu dal limite dell’area del tutto imparabile. Raggiunto l’agognato pareggio la squadra ha lottato, trascinata dal suo capitano, fino al sorpasso firmato, ma guarda un po’, da Lautaro Martinez. Ripeto il concetto, così nessuno ci rimane male. L’Inter non ha giocato una delle più belle partite sotto la gestione Inzaghi. Ma, reduce dall’ottavo di Champions dominato in lungo e in largo, punita oltre misura dalle ripartenze brucianti del Monza, la squadra, il gruppo, ha messo in campo cuore e carattere. E, laddove non è arrivata con il gioco, lo ha fatto con gli attributi, senza risparmiarsi, senza calcoli, senza paura, gettando sul campo fino all’ultima stilla di sudore. Eeehhhhh, ma cosa vuoi, giocavamo contro l’ultima in classifica…certo. Eeehhhhh, ma lo sapete quante squadre ci hanno lasciato magari campionati perdendo con squadre già retrocesse? Perché il calcio ha raccontato, in un passato più o meno recente, anche questo tipo di storie.

Buon compleanno Inter. La mia squadra, i miei colori, la mia vita pallonara. Anzi, a ben vedere, la nostra squadra, i nostri colori, la nostra vita pallonara. Giorgio Muggiani, insieme agli altri padri fondatori, centodiciassette anni fa, all’Orologio, dietro il Duomo, diedero vita a un nuovo sodalizio, l’F.C. Internazionale. Non credo immaginassero, neanche nei loro sogni più belli, cosa sarebbe diventato quel sodalizio.

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