Kimmich male informato quando dice: “Inter tipica squadra italiana”. Inzaghi, tutto in poco tempo

Come è difficile mantenere la calma in questo periodo di euforia.
Da una parte è bello vedere il tifo nerazzurro entusiasta per il rendimento della squadra, dall’altra in un caso come questo, c’è solo il pericolo che le eventuali delusioni nel mese di aprile possano determinare reazioni scomposte e conclusioni emotive.
Erano tanti anni che l’Inter non era in corsa su tre (anzi quattro) fronti a due mesi e mezzo dal termine della stagione. Una sensazione inebriante, gasata anche da grandi partite che attendono la squadra di Inzaghi.
Il fatto è che in nessuna delle competizioni l’Inter è favorita. E non perché non è la più forte.
In Champions league il livello delle squadre dai quarti in avanti è molto alto e in tutte le sfide ora c’è il 50% di possibilità di passaggio del turno, a maggior ragione se si tratta di un classico come Inter-Bayern Monaco
La squadra di Kompany ha risolto tutti i problemi dell’anno precedente, a partire dalla gestione societaria. Kompany si è rivelato essere un allenatore eccellente e ha impattato bene con l’ambiente bavarese, nonostante le forti differenze dai suoi predecessori. L’obiettivo di poter giocare (di nuovo) la finale in casa è uno sprone in più ma il tecnico ha cercato fin dall’inizio di alleggerire la tensione e i risultati sono arrivati subito con un Bayern travolgente, che ha messo in chiaro le cose in Bundesliga, ottenendo un netto vantaggio sulle inseguitrici che sta gestendo in modo relativamente semplice da mesi.
La sfida con l’Inter è alla pari ma tanto, forse tutto, dipende da come arriverà la squadra di Inzaghi ad aprile.
Fa tutta la differenza di questo mondo arrivare da primi, secondi o terzi in Campionato, dopo un derby d’andata convincente o deludente, se con tutti i giocatori o nuovi infortunati, se in forze o palesemente stanca nel momento più importante.
Sono queste le discriminanti che faranno la differenza con i bavaresi.
Fa comodo sapere che qualcuno come Kimmich sia male informato sull’Inter, o solo superficiale quando dice “tipica squadra italiana”.
Accorciando l’orizzonte tra pochi giorni l’Inter andrà a Bergamo, in casa di un Atalanta in grande forma, piena di entusiasmo per l’umiliazione inflitta alla Juventus e ben riposata.
In condizioni normali un pareggio sarebbe un ottimo risultato ma non è questo il caso. Se l’Inter vuole vincere lo scudetto non ha alternative se non quella di vincere in casa di Gasperini. Il Napoli ha un calendario piuttosto facile, mentre l’Atalanta lo ha un po' più complicato.
Nell’Inter si stanno finalmente rivedendo i veri Calhanoglu e Mkhitaryan, dopo che Lautaro già da due mesi ha preso la strada giusta. Thuram, nonostante i problemi alla caviglia ha mostrato una grande brillantezza e Acerbi sembra rigenerato dopo la lunga assenza.
E’ tornato Sommer e anche Carlos Augusto è stato fondamentale con il suo rientro. Mancano Darmian, Zalevski e Dimarco, che verrà comunque convocato da Spalletti, con la speranza che il buon senso prevalga e venga rispedito a casa.
I veri problemi vengono da Asllani, Frattesi e Taremi.
L’albanese è entrato in campo con una diffida ed è riuscito a non curarsene, perdendo prima un pallone banale e poi cinturando da dietro un avversario, facendosi ammonire dopo un solo minuto dal suo ingresso.
In seguito ha calciato un angolo con la palla che non è mai entrata in campo. Dovrebbe essere affidabile, pur con il compito di non strafare, comporre pedisseque geometrie e proteggere la difesa con tutto quello che ha. Invece palesa difficoltà nell’approcciare alcune gare, pur avendo un buon repertorio.
Frattesi è entrato in modalità risparmio e quest’anno non segna mai, gioca con aria ministeriale, distaccata, certamente sufficiente perché il potenziale non manca, ma senza quella fondamentale caratteristica passionale che lo rendeva determinante l’anno passato. E’ una grossa colpa.
Taremi ci prova ma è imbastito, goffo. L’ho visto giocare alcune volte nel Porto ed era molto più agile, sicuro. Questa una copia sbiadita.
Inzaghi meriterebbe un capitolo a parte ma è lunga.
Diciamo che ho sentito opinioni su di lui avvilenti, prive di entusiasmo: “si beh è bravo, certo…”, “si, fa lo stesso modulo, comunque è un ottimo allenatore…” tendenti al ridimensionamento perpetuo.
Si capisce da tanti commenti che non sanno come gioca l’Inter e nemmeno gli interessa. A una buona parte dell’opinione pubblica italiana importa sparare a zero su rigori, favori e Marotta League. Di calcio non vuole più parlare quasi nessuno. Il complottismo e il pettegolezzo intrigano di più.
