…con Andrea D’Amico
L’Arabia pigliatutto. A fare da apripista nel 2019 Andrea D’Amico, con il trasferimento di Sebastian Giovinco all’Al Hilal. “Quando ho aperto la strada hanno vinto campionato e Champions asiatica. Il calcio da quelle parti è molto importante, gli stadi sono pieni e c’è un grande movimento da parte del governo per usare lo sport come strumento di propaganda del Paese”, dice l’operatore di mercato a Tuttomercatoweb.
È il mercato del futuro?
“Oggi il calcio è un’azienda globale che unisce tanti aspetti. Sport, politica, socialità. La Fifa lo ha capito e la scelta di fare il Mondiale in Qatar ha dato grande visibilità”.
Non solo grandi esborsi economici: da quelle parti c’è anche passione e voglia di emergere.
“Quando hanno battuto l’Argentina ricordo una grande festa per il Paese che ha indetto tre giorni di festa Nazionale. Vincere contro la Nazione futura campione del mondo è stato un segno premonitore. Ma già quando eravamo andati con Giovinco gli stadi erano pieni, la gente era felice”.
Non finirà come la Cina?
“No, perché in Cina chi governa è attento agli umori delle tante persone che compongono il Paese. I primi acquisti hanno creato entusiasmo euforia, ma dopo l’arrivo di Tevez la gente ha cominciato a storcere il naso. Ad un certo punto l’opinione è stata contraria rispetto alle spese esorbitanti. In Arabia è diverso: c’è fame di calcio, passione, entusiasmo. E la spinta dall’alto è enorme”.
E l’Italia?
“È un mercato ormai di secondo livello. Si prendono giovani che poi vengono venduti su mercati più importanti. Finché non cambieremo modello di business non riusciremo a vedere la luce”.