
Mandi Bruno Pizzul, maestro di giornalismo e nostro grande amico: resteranno i tuoi insegnamenti
Ci sono notizie che non vorresti mai scrivere, che ti lasciano un vuoto dentro difficile da colmare. Bruno Pizzul ci ha lasciati. E con lui se ne va un pezzo di Friuli, un frammento della nostra storia, una voce che per decenni ha fatto da colonna sonora al calcio italiano. Per tutti era il grande telecronista della Nazionale, l'uomo che con il suo tono caldo e pacato raccontava le partite come se fossero poesie, con rispetto, con classe, con la naturalezza di chi conosce il calcio come le proprie tasche. Ma per noi, per chi ha avuto il privilegio di conoscerlo da vicino, Bruno era molto, molto di più.
Un maestro di giornalismo, un amico, un friulano vero. Bruno era legato profondamente alla nostra redazione. Non era solo un punto di riferimento per il giornalismo sportivo, era uno di noi. Ho avuto il piacere e l'onore di conoscerlo, di ascoltare le sue storie, di condividere momenti che porterò sempre nel cuore. Le sue puntate misurate con la nostra rumorosa "Big Band", le chiacchierate al bar post trasmissione con un caffè davanti, la sua festa per gli 80 anni a Cormons, dove gli occhi gli brillavano per la gioia di essere circondato da amici e persone che lo stimavano.
E poi le visite a casa sua con Lorenzo Petiziol, i racconti che sembravano sospesi tra la storia e il mito, quegli aneddoti sull'Udinese che snocciolava con la passione di chi il calcio non lo ha solo raccontato, ma vissuto, respirato, amato. Bruno era un friulano vero, legato alla sua terra, alla sua gente, alla sua Udinese, una squadra che non ha mai smesso di seguire con affetto e orgoglio. Sapeva riportarti indietro nel tempo, a un calcio fatto di uomini prima ancora che di campioni, a un'Udinese che ha sempre avuto un posto speciale nel suo cuore.
Bruno era uno di quei rari personaggi che non avevano bisogno di urlare per farsi ascoltare. Il suo stile era inconfondibile, lontano anni luce dall'enfasi esasperata di oggi, una narrazione che rispettava lo sport e chi lo ascoltava. Era un maestro, ma senza mai atteggiarsi da tale. Ti insegnava senza bisogno di grandi discorsi, semplicemente con l’esempio, con il modo in cui parlava, in cui si poneva, con la sua straordinaria umiltà.
Oggi il Friuli, l'Udinese, il calcio italiano intero perdono un gigante, ma il suo ricordo non svanirà. Bruno Pizzul non era solo un giornalista, era un'istituzione, un simbolo, una parte indelebile della nostra identità.
Mi mancherà la sua voce, mi mancheranno i suoi racconti, mi mancherà la sua saggezza. Ma resteranno i suoi insegnamenti, il suo stile, il suo amore per il calcio e per la sua terra.
Grazie di tutto, Bruno.
Il Friuli non ti dimenticherà mai. E io nemmeno.







