Logo&Marchio - L'arma del tifo che può ridare dignità alla Turris...
Dal 2015, il logo e il marchio della Turris appartengono giuridicamente ai tifosi corallini. Una conquista storica, frutto di vicende complesse e tribolate, che rese la tifoseria torrese una delle poche in Italia a detenere la proprietà di simboli così fondamentali per l’identità del club. Questa proprietà non è solo simbolica ma può rappresentare, allora come oggi, un importante strumento di controllo e garanzia sulle società che si avvicendano al comando della Turris, dato che logo e il marchio, in teoria, sono concessi in comodato d’uso ogni stagione, generando un meccanismo che lega in modo indissolubile la squadra alla città e alla sua tifoseria.
L’importanza e l'efficacia di questa “arma” è stata più volte dimostrata nel corso degli anni, e in particolare nell’estate del 2017. Dopo la fine dell’era Giugliano, gli ultras biancorossi manifestarono pubblicamente la loro contrarietà sia verso l’eventualità di una permanenza del presidente uscente, sia verso l’ipotesi di un connubio tra l'ex Gaglione (in quel momento storico inviso ad una parte della piazza) e la new entry Colantonio alla guida del club. In quell’occasione, gli ultras preannunciarono che avrebbero negato l’uso del logo e del marchio storico qualora si fossero verificati uno degli scenari indesiderati: "Sebbene rammaricati per tale decisione, ma solo nei confronti dei veri tifosi della Turris, non concederemo l’uso del marchio storico a questa futura dirigenza!!!". Alla fine, l’avviso si rivelò determinante: Giugliano abbandonò il club, Gaglione si defilò e Colantonio decise di proseguire autonomamente, dando vita a un’era che sarebbe durata ben sette anni.
Oggi, però, la Turris vive un momento che sembra essere il punto più basso della sua lunga storia: una crisi sportiva, economica e gestionale che ha gettato la tifoseria nello sconforto. Quella che appare come una sorta di “Medioevo corallino” potrebbe spingere la tifoseria, che da settimane è in aperta contestazione contro l’attuale proprietà, a rispolverare l’arma del logo e del marchio e, chissà, porre le basi per un nuovo "Rinascimento biancorosso".
Esercitare potere decisionale sull’uso del logo, tra l’altro in forma del tutto legittima nel caso della tifoseria biancorossa dopo la conquista del 2015, non significherebbe solo un atto simbolico ma un messaggio chiaro: senza l’appoggio della città e dei suoi tifosi, il calcio non ha senso di esistere. Perché, in fondo, c’è una legge non scritta che da sempre regola questo sport: i club possono appartenere giuridicamente a privati, ma nella sostanza sono dei tifosi. È la loro passione che dà vita al gioco, che alimenta gli spalti, che giustifica il business del pallone.
Le società, se vogliono mungere questa vacca, devono meritarselo. Attraverso i risultati, attraverso il rispetto verso la piazza, e soprattutto garantendo standard minimi di dignità sportiva e gestionale. Questo è il messaggio che, forse, la tifoseria della Turris è pronta a ribadire con forza: non c’è calcio senza cuore, non c’è squadra senza simbolo, non c’è Turris senza Torre del Greco.