Ma è cambiato?
Béla Guttmann, allenatore del Benfica di Eusebio e Simoes, ripeteva una regola tanto elementare quanto disattesa: "Quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando invece l'hanno i nemici, marca. Il calcio è tutto qui". Infatti il gioco è semplice, ma complesso per quel che ruota attorno. Quindi prendo cappello quando sento dire che è cambiato, se non per la numerazione delle maglie e la terminologia, dai braccetti alle sottopunte, e altri particolari.
Se leggo un articolo dal titolo: "Conte mille facce. I terzini-mediani l'ultima intuizione", viene da sorridere. Si parla di un misto tra il City di Guardiola, con Stones in mediana, il Bologna di Motta, con le incursioni di Calafiori, e il Napoli di Spalletti, con le sovrapposizioni interne di Di Lorenzo e Mario Rui. Si dimentica il Liverpool di Klopp, che, con Alexander-Arnold e Salah a destra e Robertson e Mané a sinistra, dominava in Europa, senza che ci si accorgesse dell'apporto determinante dei difensori in fase offensiva.
Eppoi non credo agli allenatori, che fanno il mestiere più difficile del mondo, anche se nessuno ha le doti che servirebbero. Guardiamo la prestazione della Juventus di Thiago Motta a Lecce e quella della Roma di Ranieri con l'Atalanta. Pongo delle domande. Perché rivoluzionare la difesa sostituendo prima Gatti con Rouhi, portando Cambiaso a destra, eppoi Thuram con Fagioli, oltre all'84' Conceiçao con Pugno? Perché cambiare un reparto che subisce col contagocce? Non riscopro il tecnico che pensa di vincere le partite, quando può solo perderle? Puntualmente il Lecce pareggia allo scadere. Eppure vincere non è facile, per di più in trasferta e al Sud, dove, quando si perde, la settimana non sarà delle migliori.
Se dai bianconeri passo ai giallorossi, trovo Ranieri, osannato per aver accettato a 73 anni la panchina della Roma. Esordio a Napoli e sconfitta 1-0. Ci può stare. Trasferta a Londra in Europa League contro un Tottenham lanciato da quattro successi e, con una buona prova, è pari al 95'. Quindi l'Atalanta all'Olimpico, squadra che nessuno vorrebbe incontrare. Anche se si sa tutto su Gasperini e i suoi, non sarebbe male documentarsi ulteriormente. Rivedere magari chi l'ha messa in difficoltà. Vado a memoria. Ricordo il 4-0 dell'Inter in campionato e la finale di Coppa Italia con la Juventus, imbrigliata e sconfitta 1-0. Osservare le cassette può ridurre i rischi. Doveva essere una gara tattica. Forse il risultato non sarebbe cambiato, ma, se è vero che per vincere bisogna aver paura di perdere, una maggiore attenzione poteva portare a un risultato migliore.