Il capitano
Ho letto con piacere un articolo sulla "rosea" di Frosio, dal titolo: "C'era una volta il capitano bandiera, la fascia a turno non fa più crescere i veri leader". Condivido spesso le idee. Ha il calcio nel sangue. Infatti è figlio di Piero, ottimo libero e gentiluomo di antico stampo. Fa i nomi di grandi del passato, da Valentino Mazzola a Scirea, a Franco Baresi, fino ad arrivare al padre. "La fascia portata al braccio - dice - valeva le stellette della divisa. Ora è poco più di un braccialetto, se Thiago Motta ha introdotto al Bologna la rotazione, Italiano continuato e Fonseca si è unito al coro. L'ultimo Europeo ha restituito importanza alla fascia, visto che il solo capitano può parlare con l'arbitro, pena l'ammonizione per chiunque chieda spiegazioni".
Detto tutto il bene possibile delle considerazioni, scendo sul piano pratico, dal momento che si gioca per vincere e si cercano vantaggi. Per prima cosa il capitano deve essere un centrocampista. Si troverà continuamente a contatto con l'arbitro, che fa la diagonale. Facile cercare di condizionarlo, dicendo, senza allargare le braccia, che il fallo non c'era, come l'angolo, o viceversa, che ci stava l'ammonizione e così via. Non è il direttore di gara il magistrato che può condannare, cartellino rosso, dare la condizionale, giallo, o soprassedere, assolvere? E il fischietto non condiziona, se dà una pacca sulla spalla agli uni e ha un atteggiamento diverso con gli altri?
Ci sono molti modi di dirigere, specie se si tratta dei più bravi. Se penso alla scuola spagnola, con Ortiz de Mendìbil e Gardeazabal, non dico niente di nuovo, come se ricordo i nostri migliori, per arrivare al turco Cakir e a quelli di oggi. Boniperti raccontava che in una trasferta, con Jonni di Macerata, costrinse l'arbitro a togliersi il fischietto e a proporgli di arbitrare, per chiudere una gara che vedeva i padroni di casa in rimonta. E un presidente non ripeteva che, se il Papa entrasse nel calcio, dopo una settimana sarebbe come gli altri? C'era chi, come cambiava società, trasformava lo spogliatoio dell'arbitro in una boutique, per far capire che non era consigliabile sbagliare con chi stava attento al particolare. E un esame del curriculum non portava a capire se era meglio averlo in casa o in trasferta? Succedeva che alcuni, arrivati in A, cambiassero pelle, per avere dalla loro il voto dei giornalisti di casa, di solito tifosi. Per cui alla fine ci si accorge che l'attenzione deve essere massima, perché il calcio, come ripeteva quel vecchio allenatore, rimane un gioco stupido per persone intelligenti.