Commissariamento?
Improvvisamente il calcio si sveglia. Lo fa attraverso un politico, Mulé, che non si rende conto come la Serie A possa pesare per il 12% quando è l'elemento trainante del sistema e paga 1,3 miliardi l'anno allo Stato. Il Presidente della FIGC cerca disperatamente di correre ai ripari. Convoca Consigli Federali a più riprese e indice elezioni per il 4 novembre. Nessuno pensava si potesse arrivare a tanto. Guai alterare il principio del tutto cambi perché nulla cambi, come parlare di dimissioni dopo il disastroso Europeo. Non c'erano colpe da attribuire a chicchessia, né l'aver mancato gli ultimi due Mondiali faceva traballare l'establishment.
Lo schieramento era tale da far dormire sonni tranquilli ai padroni del vapore: il 34% dei Dilettanti, più il 20 dei Calciatori e il 10 degli Allenatori, blindava col 64 la maggioranza. Importa a qualcuno se il calcio è sulla strada per mancare anche il terzo Mondiale? Invece, dopo Mulé, il Ministro dello Sport Abodi non ha potuto esimersi dal farsi vivo, poi il Presidente della Serie A, Casini, senza dimenticare quello del Milan Scaroni. Alle corte, si vuol contare per il 50%. Gravina, in seguito ai tanti no di A e B, non si stanca di mediare, nella speranza di mettere nel sacco i detrattori. Nel Consiglio Federale di lunedì proporrà di far salire i professionisti dal 34 al 42%, con la A dal 12 al 20 e i membri da tre a cinque.
A dimostrazione della diabolica abilità del nostro, domando come sia possibile pensare che gli altri, per quanto sprovveduti, accettino che la realtà non cambi. I numeri confermerebbero lo status quo, con poltrone e prebende ai soliti. Lo spostamento delle elezioni al 2025 e la possibilità di rivedere la Legge Melandri sono segnali importanti. Gravina risponde con la promozione di Buffon da Capodelegazione della Nazionale a D.G., giocando la carta del calciatore famoso che piace alla gente e regge un titolo in prima pagina. Ma se gli altri non avranno le campanelle al naso, si giungerà al commissariamento. D'accordo, le rivoluzioni non piacciono, meglio riformare, se è possibile, ma, se non lo è, a mali estremi estremi rimedi.