Salernitana, tutti i motivi della B: gruppo disunito, mercato sbagliato e caso Dia
Peggior attacco, peggior difesa, 145 gol subiti in due anni, maggior numero di sconfitte interne, un solo successo all'Arechi, zero vittorie nel 2024, retrocessione con 4 giornate d'anticipo, minor numero di tiri nello specchio della porta. I numeri certificano in modo impietoso il fallimento tecnico di una Salernitana che, pur a -2 dalla quartultima a gennaio, non ha mai dato l'impressione di essere in lotta per la salvezza. E quando c'è un disastro sportivo di questo genere, nessuna componente è esente da responsabilità e non si può prescindere da un'analisi a 360° che parte addirittura da inizio giugno. Quando, a Piazza della Concordia, oltre 5000 persone festeggiavano con la squadra ma traspariva una certa divergenza tra lo staff tecnico e la società. Al punto che Paulo Sousa, dopo aver promesso amore alla città e alla maglia, incontrò in gran segreto il Napoli sperando di spuntarla nel casting indetto dal presidente De Laurentiis. Alla fine il trainer portoghese è rimasto alla guida della Salernitana, lamentandosi in ogni conferenza stampa per il mercato condotto dalla dirigenza. Certo, anche lui non ha svolto un ritiro semplice: nessun volto nuovo, tanti musi lunghi, 2-3 calciatori fuori rosa e necessità di impiegare i portieri come calciatori di movimento per poter raggiungere un numero sufficiente di elementi per le esercitazioni tattiche.
E poi acquisti che non sono apparsi pronti per la categoria: Legowski, Martegani, Stewart e Ikwuemesi hanno fatto tremendamente fatica, non è arrivato il tanto atteso difensore centrale, mancava un vice Bradaric e c'era un caso Dia da gestire decisamente meglio. La tensione generale si è trasformata in qualche litigio tra calciatori e addirittura in una lamentela di gruppo per assenza di aria condizionata nelle stanza pur con un caldo record. E Sabatini, a gennaio, ha fatto peggio, tra gente ferma da tempo, difensori di 38 anni pagati 700mila euro e qualche giovane di belle speranze arrivato da campionati meno competitivi.
E poi, appunto, il caso Dia. Un ritiro saltato per problemi muscolari, la richiesta di andare via, la mancata convocazione di Lecce, il ritorno tardivo in Italia, diagnosi mediche contrapposte tra Senegal e Salerno, gli striscioni duri della tifoseria, prestazioni anonime, fallo da rosso diretto col Bologna in casa, altro infortunio a fine 2023, il feeling mai scoccato con Liverani fino al rifiuto di entrare in campo a Udine e una intervista non autorizzata rilasciata a un quotidiano francese che ha comportato la terza multa e la denuncia al Collegio Arbitrale, con annessa richiesta di risarcimento danni. La proprietà, che lo ha riscattato a giugno per 12 milioni di euro garantendo un lauto stipendio, sperava di ricavarne il triplo per poter spendere sul mercato, tuttavia nessuno ha esercitato la clausola e non sono mai arrivate offerte ritenute congrue da Iervolino. Un caso che rischia di protrarsi anche per tutta la prossima estate.
E infine la spaccatura dello spogliatoio. "Per molti Salerno sarà una tomba calcistica, in tanti vogliono andare via e sono calciatori che non stanno bene tra di loro. Questo è inaccettabile e inspiegabile, molti erano qui già dalla passata stagione e ora non stanno rispettando la maglia, la tifoseria e la società. Speriamo di mandarne via tanti quanto prima possibile". tuonò Iervolino nella sua ultima conferenza stampa, rimarcando l'esistenza dei "gruppetti" e un totale disinteresse sfociato in prestazioni prive di mordente. Esultanze fredde dopo un gol (emblematica la corsa di Candreva sotto la curva a Roma dopo il gol del vantaggio senza che nessun compagno lo seguisse), panchinari tutt'altro che partecipi, zero cattiveria agonistica, nessuna protesta dinanzi a torti arbitrali palesi e un rapporto freddissimo con una tifoseria che non ha mai smesso di spingerli. C'erano, dunque, tutti i presupposti per immaginare un'annata disastrosa, col record negativo di punti che sta per essere battuto e 3 punti conquistati nel 2024, frutto di tre pareggi e zero successi. Sarà necessario fare tabula rasa, a patto che la proprietà sciolga le riserve rispetto all'ipotesi cessione che sarebbe clamorosa. Si può passare, in meno di un anno, da promesse in ottica Europea a un disimpegno totale?