Moncada: "Quando Leao vuole, nessuno lo ferma. Metterlo fuori scelta supportata dal club"
Geoffrey Moncada, arrivato al Milan nel 2019 dal Monaco come Capo Scout, dall’estate del 2023 ricopre il ruolo di Direttore Tecnico del Club, lavorando a stretto contatto con l’Amministratore Delegato Giorgio Furlani, il Senior Advisor di RedBird Zlatan Ibrahimovic ed il coach della Prima Squadra. Il dirigente francese ha rilasciato un’intervista a MilanNews.it, dove ha parlato del suo ruolo, della metodologia di lavoro utilizzata al Milan, del processo che porta a comprare un calciatore e di tutte le nuove aree che tocca il suo ruolo di DT. Queste le sue dichiarazioni su Leao:
Leao è entrato nel tuo database già dalle giovanili dello Sporting?
“Sì, mi ricordo che l’ho visto contro il Belenenses con il Lisbona. Penso avesse 17 anni. Giocava come numero 10, da seconda punta. Era molto libero, ho visto un profilo molto interessante: alto, longilineo, tecnicamente super. Ha fatto gol con una fiducia incredibile. Era da seguire. Poi ovviamente l’hanno visto tanti altri scout, non sono di certo io il primo ad averlo visto. Però sai, vai a vedere una partita di U17 in Portogallo e vedi un ragazzo così… Lo segui subito”.
E poi nel 2019 è arrivato al Milan? L’hai segnalato tu? Ci spieghi com’è successo?
“Abbiamo fatto una shortlist, c’era bisogno di prendere un nuovo esterno sinistro. C’erano bei nomi (ride, ndr). C’era Leao, c’era Malen, c’era Marcus Thuram che era al Guingamp… C’era questo tipo di profilo, fisico. Oggi Leao, Malen e Thuram giocano a livelli alti e stanno facendo bene. Ma quattro-cinque anni fa non era così scontato. Leao giocava al Lille e aveva fatto solo sei mesi da titolare e l’abbiamo portato a Milano. Non è facile… In generale si è sempre molto duri con i giocatori ma per me bisogna lasciargli sempre un po’ di tempo”.
Le scelte di Fonseca, ad esempio la gestione di Leao, sono sempre supportate dalla dirigenza?
“Sì, lavoriamo insieme ogni giorno. E adesso penso che Leao sia totalmente diverso. Basti vedere le sue prestazioni a Madrid, a Cagliari e in nazionale. Sono situazioni che possono succedere, non si è sempre perfetti altrimenti sarebbe troppo facile. Bisogna accettare che i calciatori possano avere momenti di difficoltà e supportarli come abbiamo fatto io e Zlatan con Rafa, dandogli supporto e un confronto costruttivo. Siamo una famiglia”.
Quanto vi ha inorgoglito, come gruppo di lavoro, essere riusciti a trattenere Leao in un momento in cui sembrava potesse succedere altro?
“Prima di tutto bisogna ringraziare la società. Hanno fatto un grande lavoro, non era facile. Quando Rafa vuole fare le cose, e l’avete visto a Madrid, nessuno può fermarlo. E per questo è sempre bene tenere un profilo del genere: è il numero 10 del Milan, sono troppo contento di averlo con noi. E non è finita qua”.