Lucca: "Arrivando in azzurro ho realizzato il sogno di mio padre. Ma non è finita qui"
In una lunga intervista concessa a Repubblica, il centravanti dell'Udinese Lorenzo Lucca ha parlato così della sua carriera e di come è iniziata: "A tredici anni ero molto forte a tennis e il mio allenatore insisteva perché lasciassi il calcio. Ma fin da piccolo avevo scelto la palla grande, da prendere a calci, e sono contento così. Per me è l’anno fondamentale. Arrivare in doppia cifra sarebbe una consacrazione. Sto crescendo, lo sento".
Suo papà negli anni 90 giocava nel Saluzzo. Come le ha trasmesso la passione?
"In vacanza, in Valle d’Aosta, metteva in giardino i coni da allenamento. Alla prima convocazione in Nazionale, mi ha mandato la foto della lista. Ho realizzato il suo sogno. Ma io sono più cauto. Voglio arrivare alla Nazionale in pianta stabile".
Sua mamma?
"Da lei ho imparato ad affrontare i momenti difficili con pazienza, lavoro e sacrificio. Vive per noi figli".
Lei è legatissimo a suo fratello Riccardo. Calciatore anche lui.
"Ha diciotto anni compiuti. Gioca nei dilettanti al CBS Calcio, affiliata al Milan. È alto e veloce, ma deve crescere. Alla sua età io ero già uscito dalla casa dei miei. E poi servono i sacrifici. Non bevo, mangio bene, dormo il giusto. La disciplina aiuta".
All’Udinese a quali compagni è più legato?
"Payero, Lautaro Giannetti, Iker Bravo, Pizarro, Zarraga. Giochiamo a carte e alla play, guardiamo le partite. Parlo bene spagnolo".
Lo ha imparato a scuola?
"A scuola ero un disastro. Alle superiori mi hanno bocciato tre volte, pensavo solo al pallone. Le lingue le ho imparate nello spogliatoio".