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Lotito: "Potevo far fallire la Lazio, ma ho scelto di salvare la storia"

Lotito: "Potevo far fallire la Lazio, ma ho scelto di salvare la storia"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 18:15Serie A
di Simone Bernabei

Nella giornata di oggi il presidente della Lazio Claudio Lotito ha ricevuto il riconoscimento 'Vita da leader'. Questo il pensiero del numero uno biancoceleste riportato da Lalaziosiamonoi:

Se mi fa più piacere se mi chiamate presidente o senatore?
"Io mi chiamo Claudio Lotito. Noi siamo quello che rappresentiamo in termini di sovrastrutture, che non fanno parte della persona, ma fanno parte di quello che appare. Kant faceva differenza tra l'apparire e la sostanza, la persona non ha bisogno di sovrastrutture, proprio perché esiste. Questo è un problema legato al carattere. Io dico sempre che la vita è un set di un film, il 90% sono spettatori, il 7% sono comparse e il 3% sono protagonisti. I protagonisti hanno un DNA che li porta a lavorare per il sistema. Perché ricavano attraverso la loro forza anteriore la voglia di mettersi al servizio della collettività, dare un risvolto ai problemi e trovano soddisfazione nel vedere che gli altri sono soddisfatti. Questo è un tema importante, sembra un gioco di parole ma poi diventa l'anima di chi ha la voglia di fare, di cambiare, di dimostrare che i ruoli vanno conquistati con autorevolezza e non con l'autorità.

La politica deve essere al servizio della gente. Io sono stato votato in una regione in cui mi vedevano come uno straniero, il Molise. Oggi i cittadini non sono contenti, sono stra contenti perché vedono che sono al loro servizio. Io penso oggi di rappresentarli per dare risposta a quelli che sono i loro problemi. Lo sport non è solo il raggiungimento degli obiettivi sportivi ed economici: quando sono diventato presidente ho detto che il calcio deve essere didascalico e valorizzatore, insegnare e valorizzare. I valori dello sport sono i risultati della società civile. Ai tempi delle Olimpiadi si fermavano le guerre. C'era il rispetto dell'avversario, dell'essere umano.

Dicevano che la Lazio fosse una squadra razzista, oggi mi sembra tutto tranne che razzista. Oggi mi dicono "ma ha tutti giocatori neri", ma non capisco quale sia il problema. A me interessa che lo sport dia questo messaggio. Io ero davanti ad una scelta: potevo far fallire la Lazio non spendendo un euro, oppure salvarla caricandomi dei debiti che aveva. I debiti erano enormi, sono entrato nel 2004 e la Lazio fatturava 84 milioni e ne perdeva 86,5. Aveva 550 milioni di debiti. Io ho fatto la scelta di salvare la storia, perché la storia di questa società è una storia fatta come un ente morale. Un mio predecessore, al tempo della guerra '15-'18, proprio perché le persone non avevano la possibilità di mangiare, dava la possibilità di usare il centro di allenamento come orto per essere coltivato dalle persone per mangiare.

Lo sport e il calcio devono stare al servizio della gente. Quante persone in nome della Lazio cercano di superare quelli che sono i problemi della vita quotidiana? Magari sono un po' meno fortunati, dal punto di vista fisico, economico e sociale e con la Lazio ricevano un entusiasmo, una passione, un ritorno che gli consente di avere la forza per superare i problemi della vita quotidiana. Noi abbiamo una responsabilità sociale. Un presidente si deve porre questo problema, non deve essere solo proiettato al risultato economico e sportivo, ma anche sociale.

Noi abbiamo questa responsabilità. Chi conduce un'azienda, chi conduce una squadra di calcio, chi fa politica deve porsi questo problema, mettersi al servizio della gente. Quanto conta la mente nel leader Lotito? Il 99%. Quando sono entrato nel mondo del calcio, il primo giorno arrivai in Lega e la prima cosa che mi chiesero è se facessi il presidente. Il presidente uscente era Galliani e io gli dissi che doveva ricoprire lui quel ruolo, perché rappresenta in esperienza e il rapporto col Palazzo, con il Presidente del Consiglio per cambiare il sistema. Quando salii al servizio c'era Zamparini che stava parlando con Moratti e mi disse "ma tu sei appena arrivato e già decidi chi fa il Presidente?", io risposi "ricordi che l'esperienza vale il rapporto ai tempi e alla persona. Che vuol dire? Che tu per capire una cosa ci impieghi 10 anni, io un minuto.

Allora, andammo in assemblea dove c'erano 42 presidenti. Lì c'era un sistema dove parlavano pressappoco sempre le stesse persone, erano quelle più autonome, 7-8 persone. A un certo punto io chiedo la parola e gli dico: "Guardate, io sono un neofita, ma qui tutti a dire chi fa il presidente e chi non fa il presidente, ma nessuno che si pone il problema che noi produciamo "un miliardo di cento milioni" di debiti. Come si risolve questo problema? Contenimento di costi, defiscalizzazione, gioco ad vantaggio della Lega, quello che oggi volgarmente vengono chiamate scommesse e stadi poli funzionali.

Per farvi capire che dopo un mese io sono diventato il punto di riferimento di queste persone. Parliamo di Agnelli, Berlusconi, Moratti, Piero Della Valle...tutto il gotha dell'economia italiana. Io non potevo competere, ma ho usato la mente. E ricordate sempre, lo studio è fondamentale, perché avere la conoscenza delle cose ti dà la libertà di decidere il tuo destino.

Io sono il proprietario della Lazio dal punto di vista giuridico, però dal punto di vista pratico io sono il custode del patrimonio storico e sportivo che è arrivato fino a oggi grazie al lavoro di tantissimi miei predecessori. Vi garantisco che tra tutte le esperienze che faccio, questa attività è la più complicata in assoluto. Questo è un gioco di gruppo, quindi io dico sempre di avere la capacità di amalgamare un gruppo e renderlo tutti per uno e uno per tutti".

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