Decreto crescita sì, ma solo per i top: così la richiesta del calcio mette (quasi) tutti d'accordo
Il calcio italiano torna a bussare alle porte del governo. Gli interventi indicati ieri da Gabriele Gravina, rieletto presidente della FIGC con una percentuale prossima all'unanimità, variano su diversi temi: stadi, tax credit per i vivai, partecipazione agli introiti derivanti dalle scommesse, violenza negli stadi. Tra questi, però, rientrano per la prima volta anche i benefici fiscali concessi in passato anche al calcio dal Decreto Crescita.
Il ripristino degli sgravi previsti dall'intervento normativo, abolito dal 1° gennaio 2024, è una delle principali richieste del campionato di Serie A. In passato, il nuovo presidente di Lega, Ezio Simonelli, ha anche ricordato come fosse l'unico punto dell'agenda di Gravina non condiviso dal massimo campionato, che per il resto ha sottoscritto da tempo il documento programmatico concordato con il presidente federale.
Il clima di massima sintonia certificato dall'assemblea di ieri, che ha celebrato il Gravina-per con il 98,7% di voti favorevoli, può essere l'occasione per tornare a parlarne. A farlo è stato, nel suo discorso introduttivo, lo stesso numero uno di via Allegri, parlando della "necessità che il legislatore introduca – o, meglio, reintroduca in una forma più efficace – un regime fiscale agevolato che consenta ai nostri club di tesserare calciatori di primo livello residenti all’estero. È un dato oggettivo che, anche grazie ai benefici del cosiddetto Decreto Crescita, attualmente non più in vigore, i nostri club negli ultimi due anni siano stati protagonisti nelle competizioni europee". È un'apertura non scontata, alla quale ha fatto seguito quella di Umberto Calcagno, presidente dell'Assocalciatori, storicamente contraria a questi benefici per timore di favorire gli stranieri rispetto ai giocatori italiani. Dato che però la Serie A continua comunque a comprare dall'estero - la percentuale di stranieri nel campionato è aumentata del 4% in estate, e anche in questa sessione invernale il trend è lo stesso -, riflette l'AIC, forse la discussione si è radicalizzata su posizioni troppo rigide.
Reintrodurre il decreto crescita, ma limitato ai soli calciatori "top" - difficile fissare un'asticella: stipendio superiore ai 3 milioni di euro? - sarebbe un compromesso accettabile per tutti ed è questo che la FIGC chiede al governo. Paradossalmente, vi sarebbe da capire proprio la reazione della Serie A nel suo complesso: le big sarebbero felici, le altre un po' meno. E, soprattutto, quella del governo: a febbraio 2024, il ministro Abodi aveva spiegato di aver cercato di ottenere almeno una proroga bimestrale, scontrandosi con un "veto politico" da maggioranza ed esecutivo. Non sono cambiati nel frattempo.