Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / sassuolo / Serie B
Sassuolo, l'ex Biondini: "Non era facile ripartire così bene dopo la retrocessione"TUTTO mercato WEB
© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it
ieri alle 19:04Serie B
di Daniel Uccellieri

Sassuolo, l'ex Biondini: "Non era facile ripartire così bene dopo la retrocessione"

L'ex centrocampista del Sassuolo Davide Biondini è stato intervistato dai canali ufficiali del club neroverde a margine della premiazione di Domenico Berardi, MVP della Serie B del mese di dicembre. Queste le sue parole raccolte da sassuolonews.net

"Tornare a Sassuolo è sempre bellissimo perché comunque io l'ho detto è stata una delle esperienze più belle della mia carriera. Sono legato anche al territorio perché ho vissuto qua con la mia famiglia e ho conosciuto tante persone che poi sono diventati i miei amici".

Il Mapei Football Center?
"Venire qua al centro sportivo è una cosa molto strana perché io questo centro sportivo non l'ho mai vissuto quindi ecco forse le prime volte provavo un po' di invidia per i ragazzi che possono vivere questa struttura però mi piace anche pensare che tutto questo ci sia anche grazie a quello che chi è venuto prima ha fatto per questi colori quindi è la conferma che questa società lavora alla grande e che pensa in grande".

Il premio a Berardi?
"È un'occasione per rivedere Domenico che è un ragazzo cui ho sempre voluto molto bene, poi scherzando Io prima gliel'ho detto e ti riprendevo talmente tanto quando giocavamo insieme che vedi adesso cerco di rifarmi dandoti questi premi e coccolandoti un po'. Lo racconto sempre a tutti che la cosa che mi ha sconvolto più di tutti quando sono arrivato qua era vedere questo ragazzo, veramente giovanissimo, che però aveva tutto del campione quindi non avevo dubbi che poi potesse esprimersi per così tanti anni a questi livelli. Sono contentissimo che poi abbia scritto il suo nome anche in un Europeo e quindi ormai appartiene alla storia del calcio".

Cosa ricordi del tuo arrivo a Sassuolo?
"La cosa più scioccante è stata la mia prima settimana allo stadio Ricci che era praticamente allagato e io mi dicevo 'ci dobbiamo salvare, dobbiamo fare qualcosa di impossibile ma come faremo', però allo stesso tempo si sentiva che c'era qualcosa di forte che legava tutti quelli che hanno poi partecipato a quell'impresa quindi ho passato qualche giorno per ambientarmi, all'inizio non è stato semplice, ma questo sentimento forte poi mi è entrato dentro e quindi un livello di coinvolgimento molto molto alto che non so se possa essere anche per dimensioni della città o il fatto che tutto era un po' più umano e e tangibile, però è stata un'esperienza completamente diversa da tutte quelle che avevo fatto prima".

Hai fatto gol nella partita salvezza...
"La partita della salvezza aritmetica sicuramente ho avuto la fortuna di far gol e per me con la salvezza è contata tanto anche a livello familiare perché dopo anni in cui ho vissuto fra Reggio Calabria, Cagliari, il Genoa avevo anche l'obiettivo che era quello di far stare la mia famiglia vicino a casa in un ambiente che potesse essere il più vicino e simile possibile però di partite ce ne sono state tante, le prime vittorie a San Siro, la vittoria in casa contro la Juve, cioè sono stati tanti piccoli momenti che hanno cambiato quella che era la percezione di tutti sul Sassuolo che non era più un lumino laggiù in fondo che doveva cercare di non spegnersi ma che aveva la sua identità ed era di un livello importante".


L'anno dell'Europa che emozioni ha lasciato?
"Essere arrivati sesti penso che sia stata la conferma per tanti di essere sulla strada giusta, non nel senso che quello doveva essere per forza lo standard del Sassuolo ma che lavorando in un certo modo si poteva arrivare anche in stagioni particolarmente positive a quel livello lì e quindi penso che sia stato un premio per tutti, non solo per chi entrava in campo ma anche per tutta la struttura che avevamo intorno e magari perché no anche la spinta e la convinzione di poter fare un passo in avanti proprio a livello di infrastrutture, di numero di dipendenti, di diventare una società ancora più grande".

Che emozioni ti dà giocare nel Sassuolo?
"Io penso di aver trasmesso e lasciato Sassuolo a tutti i ragazzi che hanno giocato con me ma anche chi c'era lavorativamente parlando una grandissima sensazione di rispetto e di rispetto per il lavoro degli altri, di grande professionalità e di impegno perché comunque io tutto quello che potevo dare l'ho sempre dato ma non solo la domenica, lo facevo tutti i giorni, era un po' il mio spirito e qua ho trovato tante persone che amavano il loro lavoro come lo amavo io e e ripeto non parlo solo di giocatori e il Sassuolo ripeto m'ha regalato delle emozioni molto forti perché un ambiente così familiare non pensavo potesse emozionarmi calcisticamente parlando come altre piazze che sono all'antitesi, quindi io arrivavo dal Genoa, avevo vinto un derby contro la Samp e in uno degli stadi più belli del mondo in una situazione perfetta ma delle emozioni altrettanto intense le ho provate qua anche quando eravamo ancora piccoli".

Cosa fai adesso nella vita?
"Io ad oggi sono per il quinto anno vicepresidente dell'Associazione Italiana Calciatori. L'associazione l'ho iniziata a vivere già dai miei ultimi anni di carriera perché prima di smettere di giocare facevo parte comunque del consiglio direttivo e sono stato consigliere per 10 anni. È un lavoro che mi piace moltissimo, è un lavoro che è cambiato tanto e mi dedico a degli aspetti di questo lavoro che mi stimolano molto perché mi rapporto anche nel contesto di Fifpro che è la l'associazione mondiale dei calciatori, rappresento l'associazione italiana quindi ho ricominciato a studiare l'inglese, ho iniziato a parlarlo con tanti giocatori perché la verità è che in Serie A ci sono sempre più giocatori stranieri e mi mantengo diciamo anche giovane perché bisogna trovare il modo migliore per comunicare con questi ragazzi. Poi le nostre comunicazioni sono sempre comunicazioni serie ed importanti quindi la sfida più grande è quella di trovare la chiave per tenere alta la loro concentrazione quando tu hai dei messaggi importanti da trasferire".

Come vedi il Sassuolo quest'anno?
"Penso che questa stagione per il Sassuolo sia super positiva perché dopo la stagione scorsa e dopo la retrocessione che era stata qualcosa che penso nessuno potesse immaginare, non era per niente scontato ripartire in questa maniera. Penso che Sassuolo sia ripartito da quello che sa fare meglio quindi mettere dei giovani di talento nelle condizioni migliori per potersi esprimere al meglio. Sto seguendo questa stagione, incrociando le dita, ma la vedo in maniera molto molto positiva".

I tifosi?
"C'è sempre stato questa idea, questa immagine di Sassuolo come la squadra con pochi tifosi però alla fine nei momenti importanti nelle partite che contavano noi lo stadio l'abbiamo sempre sentito caldo, poi la passione va al di là dei numeri e tifare il Sassuolo secondo me va anche un po' oltre a quello che può essere il numero di presenze allo stadio, qualcosa che ha un'identità diversa e rappresentare il piccolo tante volte è qualcosa di molto soddisfacente. Saluto tutti i tifosi neroverdi, vi sono sempre vicino, è sempre bello tornare e ne approfitto per fare i saluti anche a tutte le persone che lavorano e lavoravano a Sassuolo quando c'ero anch'io che non sono riuscito a salutare di persona: mando a tutti un grande abbraccio".