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Il Sassuolo come famiglia, le big rifiutate, il possibile addio a gennaio: a tutto Berardi
A tutto Domenico Berardi. Dopo un infortunio che l'ha tenuto lontano dai campi di gioco per ben sette mesi, l'esterno offensivo del Sassuolo è tornato recentemente in campo. E proprio del sostegno del Sassuolo, del quale è una bandiera, ha parlato in un'intervista a La Gazzetta dello Sport: “Questa è la mia seconda famiglia e non è un modo di dire, non dimenticherò mai il rapporto con il dottor Squinzi e sua moglie, che mi hanno trattato come un figlio e mi hanno fatto crescere. Era amore reciproco”.
Spazio poi a quello che poteva essere e che magari sarà in futuro: “Fino ai 26-27 anni non mi sentivo maturo, voglio giocare sempre e in quegli anni rifiutavo l’idea del turnover e della panchina. Forse era anche mancanza di fiducia nei miei mezzi, non credevo in me al 100%, ma non ho rimpianti. - prosegue il classe ‘94 svelando un paio di retroscena - Tre anni fa mi voleva l’Atalanta , ma dissi di no perché non ritenevo di essere adatto a quel tipo di gioco. Lo scorso anno volevo andare alla Juventus, ma i club non si sono accordati, ci rimasi male e litigai con la società perché era il momento giusto”.
Poi uno sguardo al futuro, col possibile addio a gennaio: “Se dopo questi mesi sarò al 100% e arriverà l’offerta giusta, andrò via. Altrimenti resterò qui fino a giugno. Valuteremo con la società come sempre. - conclude Berardi - Champions League? Vorrei sentire la musica dal campo, è un’ambizione profonda che voglio soddisfare”.
Spazio poi a quello che poteva essere e che magari sarà in futuro: “Fino ai 26-27 anni non mi sentivo maturo, voglio giocare sempre e in quegli anni rifiutavo l’idea del turnover e della panchina. Forse era anche mancanza di fiducia nei miei mezzi, non credevo in me al 100%, ma non ho rimpianti. - prosegue il classe ‘94 svelando un paio di retroscena - Tre anni fa mi voleva l’Atalanta , ma dissi di no perché non ritenevo di essere adatto a quel tipo di gioco. Lo scorso anno volevo andare alla Juventus, ma i club non si sono accordati, ci rimasi male e litigai con la società perché era il momento giusto”.
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