
Marino e l'ottimo impatto con un gruppo che ci crede. Arechi da applausi, la società prenda nota
Non ci piace affermare "l'avevamo detto", ma i fatti ci danno spesso ragione ed è necessario rinfrescare la memoria a chi ci legge. Pur essendo convinti che questa rosa abbia ancora molte lacune e che ne sia uscita in parte anche danneggiata dal mercato di riparazione, riteniamo che esonerare prima Breda avrebbe consentito alla Salernitana di vivere un finale di stagione decisamente tranquillo e non vietato ai deboli di cuore come accadrà da qui alle prossime tre settimane.
E' vero che Sudtirol e Cosenza non erano ostacoli insormontabili, ma ricordiamo ancora i match di Brescia e Carrara e il primo tempo col Frosinone e, a maggior ragione, ci godiamo questi sei punti che sono oro colato dopo un trimestre fatto di paure, ansie, prestazioni opache, formazioni sbagliate e una gestione del gruppo che non piaceva a nessuno. Oggi vediamo calciatori che seguono l'allenatore, fidandosi delle sue scelte e riconoscendogli competenza e meritocrazia.
Senza entrare nello specifico delle singole prestazioni, ma non possiamo non apprezzare chi getta nella mischia Tello, rivitalizza Hrustic e capisce che Simy può essere utile alla causa più di Raimondo e almeno quanto Cerri. E anche gente come Gentile e Jaroszynski va al campo d'allenamento con maggiore motivazione, visto che non ci sono esclusioni a prescindere. Del resto Breda era quello che teneva Corazza fuori per far giocare l'acerbo Njoh o che a Bari, contro chi soffre molto tra le mura amiche, toglie Verde nel momento di maggior pressione affidandosi a quell'Adelaide esposto ai fischi del pubblico nella gara col Frosinone.
Insomma, bravo Marino. Uno dei pochissimi allenatori della storia della Salernitana capace di cogliere due vittorie su due da subentrante. Vogliamo fare un plauso anche alla tifoseria. Oggi c'erano 17mila spettatori, roba da far impallidire piazze di categoria superiore che lottano per l'Europa. Se la stessa rosa conquista in casa 28 punti su 36 è evidente che la differenza sia nella spinta del pubblico. Proprio per questo dispiace giocarci i 180 minuti finali in campo esterno e in giorni feriali che freneranno l'esodo della torcida granata.
La società prenda nota. Iervolino e Milan c'erano. Hanno esultato, hanno gioito e hanno sofferto, al punto che l'AD abbracciava i tifosi all'esterno della tribuna dicendo testualmente di sentirsi "invecchiato di 27 anni, quanta tensione oggi". Ecco, la proprietà si è complicata la vita da sola. Avete visto quanto poco basti al pubblico per essere trascinante? Se da terzultimi erano in 17mila, cosa sarebbe accaduto con una Salernitana in lotta per i playoff?
Ci si salvi, si tenda la mano all'ambiente e si riparta, non come accaduto l'anno scorso quando si lasciò andar via Inzaghi attorno al quale si poteva costruire sin da febbraio un futuro roseo. E ora al Picco senza paura, consapevoli che un colpaccio in trasferta sia obbligatorio e che i liguri hanno già la testa ai playoff. Anche un pareggio consentirebbe di avvicinarsi a un obiettivo che, dopo Castellammare, sembrava meramente utopistico.
Chiudiamo con una riflessione: ancora male, malissimo gli attaccanti. Raimondo è rimasto in panchina, Cerri non segna da oltre tre mesi e ha preso un'altra insufficienza in pagella. Se oggi si rispolvera Simy e se in mediana si preferiscono Tello e Hrustic a Caligara e Girelli, è evidente che Valentini abbia sbagliato tanto. Tra i suoi errori anche la scelta di tenere Breda dopo Carrara e, a questo punto, pure quello di cedere Torregrossa che ha segnato a Carrara quanto fatto da Cerri. Ma ora non è il tempo delle critiche: tutti al fianco della Salernitana per difendere la B, pur senza smarrire la memoria di un biennio horror.







