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Capuano: "Sogno di allenare la Salernitana. La notorietà social ha offuscato le mie qualità"
“Io sono nato a Salerno e ho sempre tifato per la Salernitana. Ho sempre desiderato fare l’allenatore della Salernitana e fino a quando farò questo mestiere rincorrerò quel sogno. Perché chi smette di sognare ha smesso di vivere”. Il tecnico Eziolino Capuano intervistato da Tuttob.com parla così del sogno di guidare un giorno la squadra della sua città che sta attraversando un momento non felice in Serie B dopo la retrocessione dello scorso anno: “Purtroppo quando si viene da una retrocessione anche inopinata, perché gli investimenti sostenuti erano stati importanti, e i risultati non arrivano, tanto è vero che è già cambiata la guida tecnica, diventa normale essere soggetti alle contestazioni. - prosegue Capuano facendo il punto sulla situazione in casa campana - Però ritengo che la Salernitana abbia tutto per uscire dall’impasse, un direttore sportivo di grande professionalità e un allenatore che non ha bisogno di presentazioni e conosce perfettamente l’ambiente. Certo, ora la squadra vive una fase di difficoltà, ma deve per forza saltar fuori da una situazione di classifica che non le appartiene. La Salernitana giammai può pensare di dover lottare per la retrocessione”.
Spazio poi a quella chiamata dalla Serie B che non è mai arrivata nel corso della sua lunga carriera: “Sono arrivato a un’età abbastanza matura, anche dopo il comportamento che ho tenuto a Foggia, dove ho lasciato tutto per una questione etica, di principio e di dignità, ho ricevuto delle proposte, ma non mi convincevano. Aspetto la B, altrimenti posso anche stare fermo. - prosegue il tecnico tornando sull’esperienza a Taranto – Arrivai in una situazione disgraziata, con la squadra ultima, senza vittorie e con appena 300 persone allo stadio. Quella squadra non l’ho solo salvata, ma l’ho trascinata quasi ai play off e poi al secondo anno ho costruito una macchina perfetta con un budget praticamente da Serie D e con 4 punti di penalizzazione. Senza avremmo avuto grandissime possibilità di andare in B. Ergo, mi sarei aspettato una chiamata importantissima, ma questo sottolinea come la meritocrazia nel calcio non esista”.
Infine spazio al rapporto con i social che lo hanno reso popolare anche se lui non li usa: “Non ho social, ho solo whatsapp, poi ci sono dei gruppi dei quali io sono a totale disconoscenza. Sono contro il mondo dei social che certo da un lato mi ha dato una notorietà notevolissima, ma dall’altro ha offuscato le mie potenziali tecniche. Questo significa che il valore dell’allenatore è superato da quello dell’uomo. - conclude Capuano - Sarò sempre me stesso, fino a quando farò questo mestiere e anche una volta che avrò smesso. Detto ciò, la notorietà del mio personaggio non pensi che mi faccia troppo piacere”.
Spazio poi a quella chiamata dalla Serie B che non è mai arrivata nel corso della sua lunga carriera: “Sono arrivato a un’età abbastanza matura, anche dopo il comportamento che ho tenuto a Foggia, dove ho lasciato tutto per una questione etica, di principio e di dignità, ho ricevuto delle proposte, ma non mi convincevano. Aspetto la B, altrimenti posso anche stare fermo. - prosegue il tecnico tornando sull’esperienza a Taranto – Arrivai in una situazione disgraziata, con la squadra ultima, senza vittorie e con appena 300 persone allo stadio. Quella squadra non l’ho solo salvata, ma l’ho trascinata quasi ai play off e poi al secondo anno ho costruito una macchina perfetta con un budget praticamente da Serie D e con 4 punti di penalizzazione. Senza avremmo avuto grandissime possibilità di andare in B. Ergo, mi sarei aspettato una chiamata importantissima, ma questo sottolinea come la meritocrazia nel calcio non esista”.
Infine spazio al rapporto con i social che lo hanno reso popolare anche se lui non li usa: “Non ho social, ho solo whatsapp, poi ci sono dei gruppi dei quali io sono a totale disconoscenza. Sono contro il mondo dei social che certo da un lato mi ha dato una notorietà notevolissima, ma dall’altro ha offuscato le mie potenziali tecniche. Questo significa che il valore dell’allenatore è superato da quello dell’uomo. - conclude Capuano - Sarò sempre me stesso, fino a quando farò questo mestiere e anche una volta che avrò smesso. Detto ciò, la notorietà del mio personaggio non pensi che mi faccia troppo piacere”.
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