
Pescara, tempesta perfetta: anche Baldini finisce nel mirino dei tifosi
Il termometro emotivo della città segna ormai febbre alta. Pescara è stanca, delusa, arrabbiata. E non più solo con la società. Il malumore che da anni accompagna la figura del presidente Daniele Sebastiani si è esteso, inevitabilmente, anche al campo. Adesso sotto accusa ci sono anche i giocatori, ritenuti fragili, svuotati, privi di personalità. Ma, forse inaspettatamente, anche l’ultimo baluardo della fiducia sta iniziando a scricchiolare: mister Silvio Baldini.
Fino a poche settimane fa era l’unico ad essere risparmiato dalle critiche. Un uomo carismatico, passionale, capace di riaccendere una scintilla in una piazza che sembrava rassegnata. Ma qualcosa si è incrinato. Le scelte di formazione, qualche dichiarazione sopra le righe, un nervosismo crescente in panchina: tutti segnali che hanno fatto storcere il naso anche ai più pazienti. E oggi, anche lui è nel mirino.
Eppure, paradossalmente, è proprio su di lui che si poggia l’ultima speranza. Se il Pescara ha ancora margini per rialzarsi, lo deve soprattutto alla sua guida. Baldini ha l’esperienza, il carattere e le competenze per condurre una nave in piena tempesta. Ora, però, non può più sbagliare. Deve tenere il timone con fermezza, liberare il gruppo dalle sue paure e restituirgli quella identità che lo aveva reso competitivo e orgoglioso.
In un contesto che sembra sfaldarsi, serve una figura capace di ricompattare. Non c’è più tempo per alibi, né per tentennamenti. Il tecnico toscano deve tornare ad essere quel condottiero lucido, ispirato, capace di parlare alla testa e al cuore dei suoi ragazzi. Il pubblico è stanco, ma non insensibile: se vedrà una squadra che lotta, che suda, che reagisce, saprà ancora stringersi attorno ai suoi colori.







