
PESCARA NON IN CRISI, PROPRIO ALLO SBANDO
Per favore, non chiamateci Cassandre. Siamo stati, purtroppo, facili profeti anche in tempi non sospetti, quando i risultati (non il gioco) arridevano alla banda di mister Baldini. Nemmeno noi, comunque, ci saremmo aspettati un crollo verticale simile, ben 18 punti in meno rispetto al girone d’andata e una sola vittoria in casa, contro la Lucchese un mese fa. Vittoria che, tra l’altro, potrebbe rivelarsi inutile se la squadra toscana, che non riceve stipendi da ottobre, venisse esclusa dal campionato. In quel caso addirittura il Pescara (tolti i 6 punti conquistati nel doppio confronto coi rossoneri) si ritroverebbe settimo, che poi è la posizione che onestamente merita, visto che nel girone di ritorno ha fatto meglio solo del Legnago e del Milan Futuro. Una debacle completa, certificata dalla penosa prestazione con l’Arezzo, che andava tenuto a distanza nel recupero ed invece ora sopravanza il vascello alla deriva di mister Baldini. Altro che serie B, se ci fosse un no contest come nella boxe, il Pescara dovrebbe alzare bandiera bianca e chiedere di farsi da parte rinunciando a quei playoff che rischiano (anzi sarà così) di trasformarsi in un autentico calvario per i poveri tifosi. Come se non bastasse, il latente nervosismo da frustrazione sta portando ad espulsioni e squalifiche a raffica, l’ultima di Letizia, pure in panchina. Silvio Baldini è stato infatti anche lui allontanato dall’arbitro assieme al figlio Davide: un autentico record, mai toccato prima in ogni campionato e di cui si sarebbe dovuto fare a meno, rimediando la terza squalifica in poche giornate. Però poi, a sentire i commenti ai microfoni delle tv locali, sembra che tutto sia attribuibile a sfortuna, ad episodi, a complotti, al poco calore del pubblico. Ulteriore segnale che si stia affondando assieme al Titanic, senza neppure accorgersene.
Agli osservatori esterni appare chiaro, invece, che oltre ad una rosa scadente (Alberti non è certamente la punta che serviva per risolvere la stitichezza offensiva) è la testa dei giocatori ad essere andata in tilt. Se prima si aiutavano a vicenda, pressavano anche al 90°, lottavano su ogni pallone e, appena potevano, tiravano in porta, adesso è triste vedere la pochezza di idee in campo, la stanchezza con cui si tenta di costruire gioco. Appaiono nettamente involuti giocatori come Squizzato, Valzania, Cangiano, Brosco e addirittura indisponente è Merola, atteso inutilmente come il salvatore della patria. Lo ribadiamo da tempo, avrebbe dovuto essere ceduto già a dicembre, quando mostrava una evidente insofferenza, adesso è chiaro che non veda l’ora che finisca il suo campionato in biancazzurro: non si rende utile alla manovra, litiga coi compagni, non passa la palla e preferisce concludere (malissimo) dal limite, come contro l’Arezzo. Insomma, un disastro completo di cui non si vede la fine e l’ostinazione con cui Baldini difende il suo operato e Sebastiani le proprie scelte sono un’offesa all’intelligenza altrui. E alla pazienza dei tifosi. Cosa può riservare allora questo finale di stagione al Pescara? Secondo noi, purtroppo e non ci guadagniamo nulla a ribadirlo, assolutamente nulla di buono, anzi ulteriori amarezze e l’uscita immediata dagli spareggi. Non è recuperando Lonardi (dopo 6 mesi di stop) o col primo gol di Alberti che questa squadra allo sbando può inseguire la magia evocata da un tecnico sempre più avulso dalla realtà, quello è solo fumo negli occhi sparso dal presidente Sebastiani per dare un senso agli ultimi impegni e per prendere tempo. Poi verranno al pettine anche i nodi del bilancio e anche lì la ricapitalizzazione dei nuovi soci, poco più del 2% delle quote, appare come un’ulteriore presa in giro. Meglio pensare a come cancellare in fretta quella che rischia seriamente di trasformarsi nella peggiore stagione in C della storia del Pescara.







