Questa Juventus è una squadra indecifrabile
Una Juve illeggibile e incomprensibile quella uscita dal pareggio allo Stadium contro il Parma. Il big match contro l’Inter aveva alimentato entusiasmo e carica positiva all’interno di un gruppo bisognoso di accrescere il rendimento e di trovare una precisa identità sul terreno di gioco: tutti si attendevano che i segnali di S. Siro trovassero compimento in un turno casalingo, che necessitava di una vittoria. Invece no, la Juventus vista contro i ducali ha lasciato fortemente l’amaro in bocca a tutti i supporter bianconeri con tanti quesiti, al momento, inevasi. Un primo tempo orrendo, caratterizzato da tantissimi errori in disimpegno e costruzione, una difesa tagliata a fette con tanti, troppi rischi corsi, e ben due gol incassati, una manovra lenta, inefficace e molle. Con un secondo gol parmigiano da galleria degli orrori per come Madama non ha saputo difendere. Tutta la squadra a cercare, sistematicamente, Conceicao, giocatore spaziale, ma che non può sempre inventare qualcosa, e una prova sconcertante, corroborata solo da un secondo tempo migliore. E va sottolineato che ci voleva davvero poco, vista la scarsità tecnica e d’atteggiamento mostrati nella prima parte di gara. Una ripresa in cui la Vecchia Signora ha trovato il pareggio, ha provato a creare pericoli alla difesa gialloblù, ha messo in campo maggiore determinazione, peccando però sulle ripartenze avversarie che, solo grazie ad un intervento di Di Gregorio alla disperata, non hanno avuto successo. Insomma, chi si attendeva una Juve tonificata dalla grande rimonta del turno precedente e dal gioco mostrato a Milano, ha dovuto adattarsi allo spirito povero di una squadra pressochè indecifrabile.
Ciò che lascia interdetti tifosi e analisti a riguardo dell’attuale gruppo, è incentrato su un fattore cristallino e facile da scovare: si fa una fatica immane a capire qual è il vero volto della Juve in questa stagione. Prestazioni altalenanti, mancanza di continuità e soprattutto un divario ampio, estremo, a riguardo della qualità di prestazioni mostrate ogni 3-4 giorni, con tratti diversi ogni volta che non depongono, certamente, a favore di chi sta cercando dei capisaldi su cui appoggiarsi. A questa Juve manca leadership sul terreno di gioco, ad oggi non esiste un calciatore carismatico in grado di suonare la carica, o che sappia prendersi sulle spalle i compagni, per condurli oltre gli ostacoli e verso il risultato pieno. Scarseggia, poi, una chiara, ferrea, identità, che possa essere mantenuta viva e lucente anche quando vengono effettuate le necessarie e doverose rotazioni delle singole pedine, a seconda dei match da affrontare. La Juventus vista fino a qui fa fatica a crescere, a salire i gradini necessari per diventare squadra, e questo fattore importante sottende sicuramente un problema, che deve risolvere Mister Thiago Motta. Sarebbe troppo facile appellarsi agli illustri assenti che popolano l’infermeria bianconera, sarebbe troppo semplice continuare a citare la giovane età media di una Juve che ha deciso di viaggiare su un itinerario costruito sulla linea verde, ora servono soluzioni che possano dare risultati in termini di mentalità, approccio, sviluppo gare e non meno importanti, vittorie perentorie. 18 punti in 10 giornate, frutto di 4 vittorie e 6 pareggi, di cui ben 4 allo Stadium, e 3 a reti bianche, sono cifre che si illustrano da sole, e non basta liquidare il tutto con l’etichetta della pareggite acuta.
Se si scruta minuziosamente, sviscerando le performance messe in campo, oltre alla mancanza totale di continuità, dote fondamentale nelle lunghe corse a tappe, si osservano prestazioni poco convincenti sotto ogni angolatura. In 13 match stagionali sono state solo tre le esibizioni in cui Madama ha convinto ed entusiasmato i propri aficionados: Psv, Lipsia e il pareggio pirotecnico al cospetto dell’Inter, contro Como, Genoa e Verona sono arrivate vittorie sì importanti, ma con ampie porzioni di gioco non esaltante, mentre le restanti sette hanno provocato bruciori di stomaco e domande inevitabili. Il pari moscio di Empoli, gli 0-0 casalinghi con Roma e Inter, la caduta rovinosa contro uno Stoccarda dominante, e ancora l’occasione buttata via contro il Cagliari a Torino, e il successo striminzito contro la Lazio, con l’uomo in più per 70 minuti. In breve, una Juventus che è ancora ben al di là dall’essere persuasiva ed efficace, nonostante anche le pietre sappiano del nuovo progetto tecnico di Thiago Motta e dei tanti nuovi innesti che faticano, anche causa infortuni, ad amalgamarsi, per forgiare uno spirito di squadra inscalfibile, capace di mettere paura agli avversari. Thiago Motta deve aprire, al più presto, l’armadietto dei correttivi e delle soluzioni per invertire una tendenza che si sta facendo amara e preoccupante. Con la Goeba che si allontana dalla vetta della Serie A, con un ritardo già di 7 punti in sole 10 giornate disputate. Il Mister bianconero è chiamato ad intervenire in fretta, per rigenerare una compattezza di squadra che si era notata soprattutto ad inizio stagione, e che oggi appare smarrita.
Poi c’è il capitolo delle scelte dei singoli che si erano rivelate premianti in alcune occasioni. Danilo in questo momento, nonostante la gran buona volontà mostrata, è un giocatore confuso, sfiduciato, che non ha la tranquillità necessaria per essere titolare, per non parlare di una mediana che, sulla carta, sembrava spaccaossa per tutti e invece risulta friabile e non certo un muro di gomma come auspicato. Yildiz a S. Siro ha dimostrato che quando gioca negli ultimi 25 metri può essere letale, invece da esterno largo e partendo da lontano appare depotenziato, senza dimenticare che Vlahovic, con cifre niente male a dire il vero tra gol realizzati e assist, deve vestire i panni del killer sottoporta e non mangiarsi reti già fatte come accaduto contro Cagliari e Parma. Troppo facile sarebbe appellarsi all’assenza essenziale di Bremer, la Juventus non lo avrà fino a fine stagione, quindi urgono soluzioni nel pacchetto difensivo e non piagnistei che chiamino in ballo la sorte o il mesto destino avverso. Ora serve la mano forte di Motta per ovviare a tutte le anomalie di gioco, approccio, conduzione gara e risultati insoddisfacenti giunti sin qui, la Juve ha totale necessità di fornire delle risposte, di crescere in autostima e consapevolezza, perché se è vero che le rivoluzioni totali hanno sempre bisogno di tempo e pazienza, a Torino tempo e pazienza non albergano insieme per troppo tempo. La palla ora passa a Thiago Motta, sta a lui rinvenire le giuste contromisure per eliminare gli incastri irregolari e preoccupanti di una Juve, troppo spesso discontinua e indecifrabile.