
Palladino si gioca la riconferma: i 5 pro e contro. Buonsenso nelle scelte di formazione, ora tutto può succedere. Kean in Nazionale: cosa insegna il coraggio del più forte
Ormai la fiducia nel calcio sta come d’autunno sugli alberi le foglie, chiedere per informazioni a Thiago Motta sul quale la Juve aveva investito 21 milioni di stipendio fino al 2027. Il rischio di uscire dalla Champions e perdere (molti) di più soldi ha fatto scattare l’esonero e Tudor è arrivato con un contratto a termine di due mesi. Anche nel calcio ormai ci sono i Co.co.co.
Ci vogliono i risultati e lo sa bene Palladino, che in questa stagione ha attraversato molte fasi finendo nella centrifuga delle critiche con stupore genuino, forse si aspettava più morbidezza nelle valutazioni, ma Firenze non è Monza e la passione moltiplicata appuntisce i giudizi. La Fiorentina in campo ha alternato versioni improbabili e feroci, disordinate e micidiali, ha dovuto superare un trauma pesantissimo (il caso Bove) e ha faticato prima di riorganizzarsi. Dopo alti e bassi c’è finalmente riuscita con un modulo che dà equilibrio — il 3-5-2 — e ha il pregio di esaltare i migliori nei ruoli giusti. Pablo Mari, piccolo inciso, ha mostrato lo spessore che prima mancava per dirigere il pacchetto arretrato ‘ridotto’, per non parlare di Gud finalmente libero di scegliersi la posizione e Fagioli leader a centrocampo. Ecco perché il finale di stagione sarà tutto aperto, ci sono nuove energie e la storia potrebbe evolversi in modo impensabile fino a qualche settimana fa. Palladino dovrà raggiungere almeno la qualificazione in Europa League, questo è l’obiettivo ‘minimo’ stabilito dal club e ora la benzina del motore è la bagarre con 6 squadre in 6 punti, dalla Champions all’esclusione dalle coppe (Bologna quarto con 53 punti, Milan nono con 47). E poi c'è la Conference.
Ma analizziamo 10 pro e i contro che riguardano Palladino, cominciando dai primi.
1) Ha combattuto con tenacia lo stress in un ambiente che lo ha messo a durissima prova, mantenendo equilibrio interiore. Ha ribadito nello stesso tempo le proprie posizioni e non era scontato salvare la buccia, considerate la mancanza di esperienza e la giovane età. Questo è un merito indiscutibile.
2) Le 6 vittorie contro Inter, Juventus, Roma, Milan e Lazio (due volte) sono un patrimonio e fanno già curriculum nella storia della Fiorentina. Ingiusto non tenerle nella giusta considerazione, per raggiungere questi risultati è servito tantissimo lavoro.
3) E’ sempre riuscito a trascinare dalla sua parte un gruppo-squadra completamente rivoluzionato e quindi instabile: è evidente che Palladino abbia, fra le sue doti, anche quella di sapere comunicare con i giocatori.
4) A livello tattico ha mostrato la capacità di cambiare modulo e (ultimamente) impostazione di gioco, rinunciando a difendersi basso.
5) Dopo la durissima e formativa esperienza in questa stagione, potrà solo migliorare. I nove mesi passati a Firenze valgono un quarto di secolo a Monza.
Ci sono stati anche molti momenti difficili e in alcuni casi decisioni inspiegabili. E tutto questo fa parte dei ‘contro’, perché alcune partite sono state perse in modo sanguinoso lasciando ricordi che hanno determinato moltissimi dubbi sul conto del tecnico.
1) La lettura delle fragilità della squadra non è stata ideale. Il centrocampo a due senza Bove ha aperto la strada a una serie di esperimenti e toppe in copertura che hanno determinato, nella fase migliore, il sacrificio assoluto di Beltran. Tutto questo per mantenere il profilo della squadra che si chiude e riparte.
2) Ci sono alcune sconfitte che non possono essere dimenticate, proprio come le vittorie: incredibile quella a Monza con il centrocampo formato da Richardson e Adli, poi a Verona, lo 0-3 in casa con il Napoli con il ’suicidio’ sottolineato anche da Pradè, il ko in casa con l'Udinese, perfino il Como con il centrocampo in inferiorità numerica e Fagioli trequartista. Proprio Fagioli è stato utilizzato a singhiozzo, prima di consegnargli il centrocampo.
3) La scommessa ‘personale’ su Colpani per ora ha avuto un esito pessimo, anche perché il giocatore è stato impiegato sempre sull’esterno e non nel suo ruolo.
4) Si è parlato di riconoscenza e rispetto per la parola data a suo tempo, ma la scelta di far giocare Terracciano (fermo da 3 mesi) nell’ottavo di finale in casa del Panathinaikos è stata sbagliata. E avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, tipo l’eliminazione negli ottavi di Conference.
5) L’ostinazione di proporre il 4-2-3-1 senza centrocampisti adatti e soprattutto senza esterni alti di ruolo ha generato sfiducia fra gli stessi giocatori. Emblematiche le espressioni dei centrocampisti durante la partita contro il Como, la penultima prima del cambio tattico.
Il confronto fra pro e contro lascia aperta la soluzione finale che sarà determinata dai risultati. Di sicuro Palladino è cresciuto e alcune scelte sono state coraggiose, a cominciare dalla grandissima fiducia data fin dal primo momento a Kean, al quale è stata esclusa una concorrenza forte in rosa. Proprio Kean è stato protagonista domenica sera nella partita che la Nazionale ha pareggiato contro la Germania: non solo per le due reti, ma per il coraggio mostrato in campo, Kean è stato il simbolo di quello che serve in genere nel calcio. Un insegnamento forte per tutti. E questo dovrà essere lo spirito della Fiorentina, perché il futuro è ancora tutto da scrivere.







