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Juve, non prendere decisioni non è da top club. Pippo Mio e Simone Tuo. Gasperini, Muriel non era un problema da risolvere? Monza, Condor stavolta ci hai spiazzati

Juve, non prendere decisioni non è da top club. Pippo Mio e Simone Tuo. Gasperini, Muriel non era un problema da risolvere? Monza, Condor stavolta ci hai spiazzatiTUTTO mercato WEB
lunedì 10 ottobre 2022, 00:00Editoriale
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

Dal vivo è anche peggio. La Juve è come quelle ragazze che vedi su Instagram. Usano filtri e non sono loro. Poi dal vivo sono un disastro. Così Allegri. In televisione la Juve era brutta ma forse veniva male in video. Vista dal vivo un disastro. La società in tribuna che si agita e smania come quando io gestivo un club di serie D. Ero pessimo e brutto da vedere ma, almeno, avevo l’alibi che non lo facevo per lavoro e non ero alla Juventus. Il campo davvero non mente mai. Va bene che abbiamo dato tutte le colpe ad Agnelli, fino a due settimane fa, ma adesso Allegri dovrebbe trovare un’intesa sul contratto e andare via per amor proprio. Quest’anno me lo pagate, il prossimo mi date 5 milioni su 9 per stare a casa e il terzo che resta non mi date nulla perché in teoria, se ho voglia, riprendo ad allenare altrove. Allegri dovrebbe fare questo ragionamento e ne uscirebbe da signore; alla grande. La Juventus così non può andare avanti. Non affrontare il problema non è un atteggiamento da top club. Il problema c’è e se non puoi cambiare 25 calciatori, purtroppo, devi cambiare allenatore. Non lo seguono. Io capisco che non sei da Champions League e neanche da scudetto ma hai i calciatori per evitare certe figure in mondovisione. Allegri una cosa l’ha fatto giusta: stare in silenzio dopo San Siro. Chi perde deve stare muto. Di questo passo, però, perde il diritto alla parola. La Juve trovava il Milan perfetto. Rintontito dagli schiaffi di Londra, il punto forte in porta non c’era, Pioli ha schierato Gabbia e Pobega titolari, Theo stava male fino a 2 giorni prima eppure tra gol e pali la Juventus ha preso schiaffi a destra e sinistra. Non è accettabile nel rispetto dei milioni di tifosi juventini. Capiamo che ci sono gli anni di ricostruzione ma questi sono anni di perdita di tempo. Non stai costruendo nulla.
Un messaggio l’ha mandato la famiglia Inzaghi. A Simone l’hanno triturato. Carne da macello, con tanto di vigliaccata giornalistica (organizzata poi chissà da chi) nel far uscire la notizia il giorno prima del Barcellona che Inzaghi non avrebbe voluto Dybala. Brutta mossa, fatta anche male. Più che dare le colpe all’allenatore, a volte, bisognerebbe salire al piano di sopra. Se Simone comanda così tanto da avere la forza di dire no a Dybala significa che la società è debole e assente. Siccome non è così, sappiamo tutti come è andata con Dybala e Bremer. L’Inter ha dormito e non aveva forza economica. Stop. Inzaghi può avere la colpa di non aver messo subito da parte Handanovic ma chi gli ha creato questo problema è la società. Perché un allenatore deve pensare anche alla gestione del gruppo e se prendi Onana ma rinnovi Handanovic significa che vuoi remare senza remi. Ora l’allenatore pensa al campo e allo spogliatoio ci penseremo poi. Giustamente. Se due difensori su tre giocano in scadenza di contratto la colpa non è dell’allenatore e se mi fai partire Perisic per darmi i resti di Gosens, anche qui l’allenatore possiamo prenderlo a pugni come si fa in palestra ma, forse forse, è il colpevole minore. Inzaghi ha risposto con i fatti. Vince con il Barcellona, senza Brozovic e Lukaku, con Lautaro al 30% e si conferma a Reggio Emilia. Dopo una settimana così, vedi i risultati Allegri, non era facile. A Barcellona sarà un’altra musica ma questo lo sappiamo tutti. Per la famiglia Inzaghi è stato un bel week end con Pippo che si è preso definitivamente la Reggina e ha confermato quanto vi diciamo da un anno. Taibi è un bravo Direttore Sportivo e ha perso una stagione, la scorsa, perché ha sbagliato allenatore (Aglietti) e stava quasi per perdere il posto di lavoro per colpa sua.

Inzaghi in B fa la differenza. Ha capito la categoria e fa giocare le sue squadre bene. Difesa blindata e attacco cinico. Se Reggio Calabria sogna lo deve al suo Mister che sta concretizzando il grande lavoro di Taibi e i grandi sforzi della nuova proprietà. La Reggina merita la A e la piazza ha capito che lo scorso anno commise il grande errore di accogliere Aglietti come l’eroe della Patria. I tifosi erano rimasti ai gol del 1994 ma hanno capito tardi che in panchina la musica fosse completamente diversa.
In chiusura due parole a Gasperini. Prima di parlare di questo allenatore devo sempre specificare nella prima riga che stiamo parlando di un maestro della tattica, del campo e di un grande lavoratore. Poi aggiungiamo il resto: pessima gestione dello spogliatoio e carattere non facilissimo. Muriel, a Udine, ieri ha confermato il fenomeno che è. Peccato che due mesi fa Gasperini rimproverava alla società di non averlo ceduto. Addirittura “è un problema che andava risolto, in altri club non avrebbe giocato così tanto come a Bergamo”. Follia allo stato puro. Muriel è il miglior calciatore che ha l’Atalanta. Ha 3 chili in più e deve buttarli giù ma gli va data continuità perché ne ha bisogno sia il suo fisico che la sua testa. Questo è Muriel. Un Ronaldo (il fenomeno) non riuscito. Ma la dote innata, il Signore gliel’aveva data. Gasperini aveva bruciato mezzo patrimonio della Dea. Lo ha anche valorizzato, ci mancherebbe, proprio perché è bravo. Il vero fenomeno all’Atalanta si chiama Luca Percassi che anche quando Gasperini chiede cessioni assurde lui si oppone ma soprattutto se Gasperini allena calciatori così forti lo si deve a Percassi che gli mette a disposizione qualità rara da vedere in giro. Complimenti all’Udinese, inoltre, perché gioca bene e ha un grande carattere. Se la partita fosse durata dieci minuti in più, ieri, oltre a ribaltarla la vinceva anche. Peccato che negli anni scorsi, con la stessa squadra, anzi più forte con De Paul, Musso e Molina, si siano persi anni assurdi per colpa di Gotti e Cioffi che adesso stanno dimostrando altrove che il vero problema dell’Udinese era proprio in panchina.
Chiusura dedicata al Monza. Se sopra avete letto quello che scrivevo della Juve, ecco, che il Monza fa l'opposto. Società che prende in mano la situazione quando le cose non vanno bene e si vede la svolta. Svolta ottenuta in due tappe, con il Condor che i colpi li piazza di strategia e astuzia. Quest'uomo ha fatto la storia del calcio mondiale, potrebbe godersi i suoi successi a Miami, Ibiza o si potrebbe comprare un'isola tutta per sé e farsi dei grandi aperitivi a tramonto. Al massimo gli chiederemmo un invito a capodanno. Invece la differenza Galliani la fa nella competenza e nell'ambizione. Nel successo e nel cuore: quello che ha voluto dedicare alla mamma nella cavalcata del Monza. Se vai a Monzello, negli spogliatoi, c'è la sua firma sotto alla scritta "Ci abbiamo messo 100 anni per andare in A, non torneremo in B in 10 mesi". Frase che disse live su Sportitalia. Galliani, litigando al telefono con Cairo che trattava su due calzini e un paio di scarpe in più, ha chiuso Izzo l'ultimo giorno di mercato. Dopo Lecce ha silurato Stroppa che si è confermato allenatore di categoria, bravo ma pur sempre di B, e si è inventato questa follia Palladino. Ha sistemato la difesa e la squadra ha iniziato a girare con il carattere strafottente di Izzo e le nozioni tattiche di Palladino. Dietro, però, a tutto questo c'è la faccia di Galliani che di prendere schiaffi in serie A non aveva proprio voglia. Questo è il calcio ma soprattutto questi sono i personaggi che ci piacciono. Fame e ambizione anche se hanno fatto e visto tutto nella loro vita. Il Monza è Galliani con i soldi di Berlusconi ma lasciateci dire che questo Galliani di Monza ci piace anche di più del Galliani rossonero. Ci vediamo tra due settimane a San Siro, dove Galliani si sederà al suo solito posto in tribuna al Meazza e non nella zona riservata agli ospiti. Scommettiamo? Sarà una domenica da libro cuore. Galliani, che di mestiere deve fare il duro, ha la lacrima pronta sul viso pallido.

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