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Julian Lopez, ex allenatore di Diao, alla Gazzetta: "Assane e le sue origini, dal rapporto con il fratello ai primi tornei"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 15:20Focus
di Luca Bianchi
per Tuttocalciocomo.it

Julian Lopez, ex allenatore di Diao, alla Gazzetta: "Assane e le sue origini, dal rapporto con il fratello ai primi tornei"

L'edizione odierna della Gazzetta dello Sport riporta una bella intervista a Julian Lopez, che racconta i primi passi di Assane Diao nel Flecha Negra, squadra della città di Badajoz dove Diao è nato e cresciuto calcisticamente. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni:

Le origini ed il rapporto con il fratello Usse - “Erano incredibili insieme, due trottole. Non si fermavano mai. Li prendevo in giro dicendo che avessero qualche polmone in più degli altri e loro, di tutta risposta, si alzavano la maglia per farmi vedere che era tutto nella norma. E come se la ridevano. Ricordo alla perfezione il giorno in cui il padre Mossa li portò da noi. Entrambi hanno un grande senso della famiglia e, pur essendo nati in Senegal, a Badajoz sono di casa. Tra i due Assane era più obbediente, Usse andava un po’ gestito”

Un predestinato e lo spirito di sacrificio - “Una volta andammo a fare un torneo con Real, Barcellona e Siviglia. Assane era dominante, partiva regista ma faceva tutto il campo. Aveva già l’indole del dribbling. Lui e il fratello si sfidavano soprattutto in quello, non sui gol ma sul numero di avversari saltati. Non gli ho visto fare una scelta sbagliata per fare un dribbling in più. Il rispetto dei compagni veniva prima di tutto, poi se poteva battere il fratello tanto meglio. Ricordo un flash prima di una semifinale di un torneo. Era stato tra i migliori, ma io dalla panchina mi ero accorto che non stava bene. Finisce la partita, gli sento la testa ed era bollente. Nel pomeriggio inizia ad avere anche mal di stomaco, ma non avrebbe saltato la finale per nessun motivo al mondo. Io quindi ci parlo e lui se la cava in modo furbo. ‘Sto bene, fammi provare. Se non ce la faccio mi sostituisci”. Il risultato? Fu il migliore in campo, piazzando un paio di gol e assist. Se si metteva in testa una cosa era impossibile dissuaderlo. Ed è così ancora oggi. Mandiamo tanti ragazzi ai club professionistici e lui era un predestinato. Ero convinto lo avrebbero preso subito."