
Favilli, perché così pochi minuti?
Dalla sconfitta contro il Modena emerge con prepotenza un altro tema in casa Bari: l’impiego di Andrea Favilli. L’attaccante ha giocato meno di 20 minuti nell’ultima partita nonostante la necessità di recuperare lo svantaggio iniziale. Data anche l’impostazione della partita, basata su cross, spesso dalla trequarti e per questo intercettati facilmente dal portiere avversario, l’ariete italiano avrebbe potuto dare una mano molto prima.
Estendendo il tema all’intera stagione non si può non notare come Favilli sia l’unico attaccante in rosa capace di fare quel fondamentale lavoro di sponda e protezione palla salvifico ai fini del far salire la squadra. Peraltro, è dotato di discreta tecnica e il fiuto del gol è sembrato essere più sviluppato rispetto a Lasagna e Bonfanti.
E allora perché questo scarso impiego? Se nella prima parte di campionato gli infortuni lo hanno frenato, nella seconda ha saputo dimostrare di avere caratteristiche molto importanti per il Bari (come non ricordare il gol del 3-3 contro il Catanzaro frutto di un mix di tecnica e freddezza). In una squadra che spesso fa fatica a creare e che di conseguenza cerca cross spesso confusionari Andrea Favilli, avrebbe potuto e potrebbe ancora rappresentare un’arma importante per aumentare lo scarso bottino di gol della squadra biancorossa.
Mister Longo parla di scelte dettate dal tipo di partita ma è anche vero che il solo Lasagna non riesce a sostenere il peso dell’attacco e storicamente ha sempre fatto meglio con un giocatore accanto, meglio se punta di sfondamento.
Alla luce di ciò, i 590 minuti sembrano pochi e i 46 nelle ultime cinque ancora di più. Al Bari servono gol in chiave playoff, Favilli ha dimostrato di essere più che utile alla causa. L’equazione sembra chiara, si spera che le ultime partite invertano il trend.







