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Pavoletti: "Devo tanto a Gasperini, mi fece credere di poter essere un giocatore da Serie A"
In una lunga intervista a Radio Serie A, l'attaccante del Cagliari Leonardo Pavoletti ha ripercorso la sua carriera. Fra i tanti temi toccati, Pavoletti ha parlato anche del rapporto con Gian Piero Gasperini
"Gli devo tanto, mi fece credere di poter essere un giocatore da Serie A. All'inizio non mi considerava minimamente, c'erano Borriello e Niang davanti a me, ma io in allenamento davo tutti, per me erano le mie partite. Un giorno a fine allenamento Gasperini mi disse: "Pavo, ci siamo". Giocavamo l'infrasettimanale con il Parma, e io come sempre vado in panchina. Ma Borriello si fa male, e lui anziché chiamare Niang guarda me, mi dice "Pavo entra". In quel momento mi guardai i parastinchi e ripensai a quanto detto da Burdisso, il mister odiava chi stava in panchina con i parastinchi slacciati. Quindi non iniziai benissimo (ride n.d.r) ma vincemmo con anche il mio il terzo gol. Da lì inizia a darmi più spazio anche perché gli altri due si fecero entrambi male.
Ero decisivo, giocavo bene, arrivammo in zona Europa ma, per mancanza della licenza UEFA, ci andò la Sampdoria. Chissà se fossi andato in Europa League con Gasperini, cosa sarebbe stato della mia carriera, magari mi si sarebbero aperte più porte. Quello fu il più grande dispiacere, un po' come non aver fatto gol a Napoli".
"Gli devo tanto, mi fece credere di poter essere un giocatore da Serie A. All'inizio non mi considerava minimamente, c'erano Borriello e Niang davanti a me, ma io in allenamento davo tutti, per me erano le mie partite. Un giorno a fine allenamento Gasperini mi disse: "Pavo, ci siamo". Giocavamo l'infrasettimanale con il Parma, e io come sempre vado in panchina. Ma Borriello si fa male, e lui anziché chiamare Niang guarda me, mi dice "Pavo entra". In quel momento mi guardai i parastinchi e ripensai a quanto detto da Burdisso, il mister odiava chi stava in panchina con i parastinchi slacciati. Quindi non iniziai benissimo (ride n.d.r) ma vincemmo con anche il mio il terzo gol. Da lì inizia a darmi più spazio anche perché gli altri due si fecero entrambi male.
Ero decisivo, giocavo bene, arrivammo in zona Europa ma, per mancanza della licenza UEFA, ci andò la Sampdoria. Chissà se fossi andato in Europa League con Gasperini, cosa sarebbe stato della mia carriera, magari mi si sarebbero aperte più porte. Quello fu il più grande dispiacere, un po' come non aver fatto gol a Napoli".
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