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Clemente di San Luca a TN: "Basta con le mistificazioni sul ruolo del Var"
ieri alle 15:10Esclusive
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Clemente di San Luca a TN: "Basta con le mistificazioni sul ruolo del Var"

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, commenta così le polemiche legate ad alcuni provvedimenti del Giudice Sportivo.

"La sbalorditiva approssimazione con cui i sedicenti esperti parlano in TV e alla radio delle regole del calcio e del Protocollo VAR richiede un intervento definitivamente chiarificatore (mi verrebbe di dire, senza inutile ed ipocrita falsa modestia) ex cathedra. Anche in vista del finale del Campionato, che si preannuncia assai ‘tirato’, come dimostra il confronto a distanza fra Inter e Napoli nell’ultima giornata. Il presupposto è che si tratta di norme giuridiche, e dunque vanno interpretate e applicate secondo metodo e criteri propri della scienza giuridica. Quello che ci sforziamo di fare alla Vanvitelli da quando, nel 2023, venne istituito lo specifico insegnamento nell’ambito del percorso in «Diritto e Management dello Sport».

È necessario e urgente, perciò, dire basta, una volta per tutte, alle mistificazioni mediatiche. Com’è noto, il VAR è un sistema di assistenza tecnologica prescritto, nel calcio, per aiutare gli arbitri a prendere le decisioni più accurate possibili. Secondo il disposto del Protocollo, il VAR deve intervenire (ma può farlo soltanto) nei seguenti quattro casi specifici, tassativamente previsti dalla norma: 1) per verificare se un gol è stato segnato regolarmente; 2) per verificare se un fallo è stato commesso dentro o fuori l’area di rigore; 3) per verificare se un giocatore deve essere espulso per un fallo grave o violento; 4) per verificare se il giocatore che ha commesso un fallo è stato identificato correttamente. In questi casi, il VAR (non solo può, ma) deve intervenire per fornire all’arbitro ‘informazioni’ relativamente alla rilevazione di un fatto che potrebbe essergli sfuggito, consentendo ad esso il suo accertamento più compiuto, in modo da eventualmente porre rimedio ad un suo «errore chiaro ed evidente».

Il VAR, dunque, non può in alcun modo ‘correggere’ una decisione dell’arbitro, avendo bensì il dovere giuridico (soltanto nei 4 casi richiamati) di segnalargli la necessità di una review dell’episodio. Questo perché – stando all’espresso dettato del Protocollo – la decisione finale spetta sempre all’arbitro, dopo aver rivisto l’episodio per effetto dell’intervento del VAR. Il VAR, cioè, deve limitarsi a richiamare il direttore di gara ad una review, la decisione finale essendo di esclusiva competenza di quest’ultimo.

Pertanto, laddove il VAR illegittimamente suggerisse una correzione, l’arbitro non è affatto tenuto a seguire tale suggerimento. Il VAR, insomma, mai può ‘suggerire’ una correzione della decisione assunta dal direttore di gara, avendo soltanto il dovere giuridico – al solo scopo di fare in modo che possa prendere la decisione più accurata – di rappresentargli la necessità di una review dell’episodio, senza compiere alcuna valutazione relativamente alla sussistenza di un eventuale «errore chiaro ed evidente». L’arbitro, perciò, è tenuto a riesaminare l’episodio, la valutazione sul quale resta una sua competenza riservata.

In altre parole, ancor più chiare, non tocca al VAR stabilire se il direttore di gara abbia commesso un «errore chiaro ed evidente», questa essendo una competenza esclusiva dell’arbitro, consistente nella valutazione soggettiva del fatto, rivisto senza dubbi di accertamento. Il VAR deve fornire le immagini necessarie, ma la decisione concernente l’aver commesso un «errore chiaro ed evidente» è sempre e solo dell’arbitro. Quindi, il VAR non può (non solo imporre, ma nemmeno) suggerire al direttore di gara la sua opinione, dovendo limitarsi ad offrirgli il supporto tecnico per aiutarlo a prendere la decisione più accurata.

In definitiva, il VAR ha il dovere giuridico di intervenire, autonomamente, senza dover attendere la richiesta dell’arbitro, il quale, tuttavia, può, in via eccezionale, chiederne l’intervento ove avesse il dubbio che qualche elemento sia sfuggito alla sua percezione. Detto altrimenti, il direttore di gara, pur disponendo della facoltà di interpellare il VAR, non è titolare del relativo potere (nel senso che la video-assistenza non dipende dalla sua iniziativa). Al VAR, invece, è attribuito il potere/dovere giuridico di richiamare l’arbitro alla review tutte le volte che (nelle 4 ipotesi previste) rinviene un episodio di dubbia accertabilità. Sarà poi questi, una volta rivisto l’episodio, a decidere se, nell’accertamento del fatto, ha commesso un «errore chiaro ed evidente». Così stabilisce il dettato normativo, nel quale non v’è alcun riferimento alla «valutazione di

campo», che (secondo una opinione tanto diffusa e ripetuta in maniera tralatizia, quanto ignorante e presuntuosa) ne impedirebbe l’intervento.

Per spiegare meglio, facciamo un esempio recente: l’episodio del rigore, in Germania-Italia dell’altra domenica, per l’intervento di Schlotterbeck su Di Lorenzo. Il signor Marciniak [sì, proprio lui (considerato il miglior arbitro del mondo!), il responsabile definitivo (perché completò l’opera cominciata col vergognoso arbitraggio di Kovacs all’andata, il 12 aprile 2023) dell’uscita del Napoli dai quarti di Champions contro il Milan (19 aprile), con una scandalosa omissione del VAR, mai chiarita, su un intervento killer di Leao su Lozano, rigore solare non concesso al Napoli e ammonizione (ma non impossibile espulsione diretta) non comminata a Leao, sul risultato di parità] ha prima fischiato calcio di rigore sul campo, e poi ha cancellato la decisione dopo aver rivisto le immagini al monitor richiamato dal VAR. Sul caso abbiamo assistito, nei commenti degli esperti, alla saga delle corbellerie.

Primo: il richiamo al monitor da parte del VAR è ineccepibile. È stato affermato (fra gli altri, dai commentatori RAI Rimedio e Antinelli) che il VAR non poteva intervenire perché quella effettuata da Marciniak era una «valutazione di campo»; oppure che il VAR non poteva intervenire perché non si trattava di un «chiaro ed evidente errore», considerandosi ciò, erroneamente, quale «condizione necessaria per giustificare l’intervento del VAR». Clamorose fandonie: la «valutazione di campo» non esiste, è una invenzione, frutto della fantasiosa, ma subdola, creatività degli sgherri del sistema; e stabilire se ci sia stato un «chiaro ed evidente errore» non spetta al VAR, che deve limitarsi a segnalare la necessità di una review, per consentire un accertamento più compiuto. È competenza riservata dell’arbitro.

Secondo: la decisione di Marciniak è inspiegabilmente illegittima. Dalla review il fatto risulta accertato inopinabilmente. Il difensore tedesco non colpisce prima il pallone (almeno non evidentemente). Ma, anche se dalle immagini fosse stato dimostrato che l’avesse fatto, ciò non sarebbe servito ad escludere la sussistenza della fattispecie fallosa. Schlotterbeck travolge nitidamente Di Lorenzo e l’intervento sulle gambe di questi è qualificabile, di sicuro, a prescindere dal contatto col pallone, almeno come «negligenza».

In conclusione, il VAR non deve attendere la richiesta dell’arbitro, né lasciarsi inibire dalla considerazione di una (supposta) compiuta valutazione effettuata da questi sul campo. Deve agire autonomamente per segnalargli la necessità della review di un episodio di dubbioso accertamento. Tocca sempre, ed esclusivamente, al direttore di gara assumere la decisione finale, stabilendo se, dopo aver effettuato la review segnalata come necessaria dal VAR, la valutazione che aveva compiuto si fosse basata su un «errore chiaro ed evidente». L’episodio Theo-Billing in Napoli-Milan, allora, non avrebbe meritato l’intervento del VAR (calcio di rigore praticamente inventato da Sozza, che, dopo un primo tempo accettabile, ha dato ampia dimostrazione di rappresentare il prototipo dell’arbitro che nega il primato della regola: e ciò a prescindere dalla sua provenienza territoriale, che a quelli come me, «degni della serie D», comunque continua ad insospettire)? Ed il calcione violento in pieno volto rifilato in rovesciata da Mkhitaryan a Kristensen in Inter-Udinese no («mette in pericolo l’incolumità di un avversario» e Chiffi addirittura nemmeno estrae il giallo)? È chiaro perché ho richiamato in esordio il finale assai ‘tirato’. Non devo essere più esplicito".

Segui qui la lezione sulla Giuridicità delle regole del calcio